Tecniche di Meditazione 1

pubblicato in: AltroBlog 0
Tecniche di Meditazione 1

(A cura di Geshe Gedun Tharchin e dell’Istituto LamRim di Roma)

(parte prima)

– Prefazione –

E’ la prima volta che proponiamo una sessione di meditazione di una giornata, prendiamola come una
sorta di test per vedere come funziona e quali sono i risultati. Non aspettiamoci niente di
speciale, si tratta di avere un atteggiamento amichevole e tranquillo, di quiete e di amicizia.

Le ragioni per le quali ho proposto questa giornata di meditazione sono due: una è il fatto che ci
sono delle persone che non possono frequentare regolarmente le lezioni del corso e l’altra è che,
pur essendo assidui, abbiamo comunque poche occasioni di pratica durante il corso e quindi ho
ritenuto che fosse utile una sessione in cui si entreremo un po’ più in dettaglio sul tema delle
tecniche di meditazione. Un’intera giornata è senza dubbio molto efficace e penso che possa dare
anche un risultato più interessante rispetto a quello delle brevi sedute di meditazione che facciamo
durante le lezioni del corso.

Oggi fa un caldo abbastanza inusuale per Roma e questo forse potrà influenzare la nostra pratica,
ma può anche darsi che la nostra pratica contribuisca a far ulteriormente scaldare l’aria qui a
Roma. Durante le spiegazioni non c’è bisogno che sediate in una posizione particolare, potete sedere
comodamente per poi assumere la corretta postura al momento della meditazione ma, se qualcuno vuole
comunque sedere in una posizione meditativa, può farlo tranquillamente.

a) Il Luogo di Meditazione

Generalmente quando ci impegniamo in qualsiasi pratica di meditazione ci sono quattro elementi da
comprendere.

Uno degli elementi è la “postura di meditazione”, cioè come sedere sul cuscino di meditazione con
una postura corretta.

Prima di spiegarla è bene però fare delle considerazioni sul luogo in cui si decide di fare
meditazione. Nelle scritture vi sono delle spiegazioni dettagliate riguardo le caratteristiche che
dovrebbe avere questo luogo. Non credo sia necessario entrare troppo nei dettagli, la cosa più
importante è che sia pulito e confortevole. L’altra cosa che si richiede ai praticanti buddisti è
che nel luogo in cui si medita venga installato un altare sul quale siano presenti rappresentazioni
del Buddha, del Dharma e del Sangha, alle quali si offrono candele accese, incenso e anche cibo,
magari della frutta. L’altare, le immagini e le offerte non sono l’espressione di un atteggiamento
devozionale ma sono piuttosto l’espressione esterna di una purificazione dello spazio interiore dei
praticanti. E proprio per questa ragione possiamo affermare che pulire la sala di meditazione è come
pulire la propria casa perché quest’azione riflette la propria interiorità e aiuta a purificarla.

E’ importante anche la motivazione con la quale puliamo la nostra sala di meditazione: l’atto di
togliere la polvere dal pavimento purifica in un certo senso la nostra mente e porta dei benefici e
dei vantaggi.

Allo stesso modo l’installazione dell’altare è l’espressione della pratica della generosità: fare
offerte non è fare piacere solo al Buddha, al Dharma e al Sangha ma anche a noi stessi e a tutte le
miriadi di esseri invisibili che ci circondano. Si sente molto parlare dell’energia che ci circonda
ma se ne parla sempre in una maniera molto pratica: il tenere pulita la stanza non influenza
soltanto le persone che ci vivono ma anche tutti gli esseri invisibili che ci circondano. E’ una
questione di convivenza al fine di creare una buona energia e una buona coesistenza fra noi e le
miriadi di esseri che vivono intorno a noi. E questo crea una buona energia ed influenza
positivamente anche noi stessi.

Al giorno d’oggi assistiamo a innumerevoli catastrofi naturali e io credo che l’origine di questo
dissesto sia anche nel nostro atteggiamento iper-egoistico, di forte attaccamento a noi stessi,
senza che ci si preoccupi delle persone che ci circondano. Quindi una buona energia e una chiarezza
mentale non derivano soltanto dalla semplice pratica del pulire l’ambiente in cui viviamo e dal
mettere delle decorazioni piacevoli, sistemandole bene, ma anche dall’atteggiamento corretto che
dovrebbe essere quello di rivolgere questa azione benefica non soltanto a proprio vantaggio ma prima
di tutto a vantaggio di tutti gli esseri viventi, includendo, in un certo senso, tutta la natura.
Una sala di meditazione non deve essere necessariamente collocata all’interno di un tempio o in un
gompa, basta anche una semplice stanza o un luogo all’aperto, ad esempio sotto un albero, un posto
dove sentiamo che comunque c’è una buona energia.

Per creare le basi di una meditazione efficace occorre preparare un ambiente che sia appropriato e
questo si può fare, come abbiamo detto, anche pulendo la stanza o il luogo della meditazione,
mettendo delle decorazioni piacevoli, sempre con un’attitudine non egoistica, con un atteggiamento
altruistico. Anche la pulizia della nostra stanza è un’ottima pratica perché, sebbene sembri molto
semplice, genera una grande energia.

Questo è il segreto del Dharma: portare la pratica in qualsiasi cosa noi facciamo. In apparenza
sembra molto semplice ma, per ottenere i frutti della meditazione, è necessario cominciare da queste
piccole e semplici pratiche.

Tale frutto può nascere nella vostra stanza, nel luogo dove si vive: è un ottimo metodo per
cominciare una pratica completa. Un simile atteggiamento può portare a dei cambiamenti perché, ad un
certo punto, comprenderete che un anno fa facevate la stessa pratica del pulire la stanza con
un’attitudine mentale del tutto diversa e, quindi, potete comprendere che c’è stato veramente un
cambiamento nella vostra quotidianità.

Ci sono anche i mantra per pulire la stanza. E’ una pratica che ha insegnato il Buddha storico, il
Buddha Shakyamuni.

Esiste un aneddoto al riguardo. C’era un discepolo del Buddha, un discepolo piuttosto ottuso, con
una mente piuttosto pigra, che non riusciva a studiare, a comprendere gli insegnamenti. Allora il
Buddha gli propose di pulire la sala di meditazione. E, nell’affidargli questo compito, gli fornì
anche un mantra: due frasi da pronunciare mentre con la scopa toglieva la polvere dal pavimento:
“Tolgo la polvere, tolgo i miei ostacoli e i miei difetti mentali”. Questa azione ebbe un effetto
positivo sulla sua mente.

C’è anche un mantra più elevato – quello precedente era il mantra di base – il cui significato è:
“Questa polvere che tolgo non è semplicemente sporcizia, ma rappresenta effettivamente gli ostacoli
della mia mente”. Il monaco ebbe delle realizzazioni applicando tale semplice pratica. All’inizio il
Buddha gli aveva chiesto di pulire le scarpe degli altri monaci ma per lui era troppo difficile e,
allora, gli propose di spazzare la sala di meditazione. Questo monaco era uno dei cugini del Buddha
e quindi il Buddha lo poteva “bastonare” per bene. Seguendo l’esempio di Buddha ancora oggi, in
alcuni monasteri, ci sono dei Maestri che sono piuttosto duri con i loro discepoli, anche se questi
non sono i loro cugini. Il Buddha invece usava mezzi abili, aveva la capacità di comprendere il
carattere di ogni individuo e dava delle indicazioni e suggeriva degli accorgimenti a seconda del
carattere di ciascuno, senza mai generalizzare.

Oggi vedo che ci sono molti Maestri che prendono un metodo adottato dal Buddha e lo applicano
indiscriminatamente a tutti dicendo: “Il Buddha ha insegnato questo, quindi fate tutti così”. E’
sbagliato, perché il Buddha era estremamente accorto e intelligente e aveva la capacità di dare
indicazioni giuste ed efficaci per ciascuno, a seconda delle capacità ed attitudini individuali.
Questa era la sua peculiarità.

Penso che difficilmente ci si possa paragonare al Buddha, anche se ci sono molto persone che lo
fanno. Noi dovremmo cercare di acquisire la capacità di porci con l’atteggiamento del Buddha nel
nostro mondo moderno del XXI secolo.

Medesimo discorso riguardo la meditazione: dovremmo essere capaci di coglierne l’essenza e
trasporla nella nostra società attuale, senza perdere il senso dell’appartenenza. Vi sono degli
individui che dicono di praticare la meditazione ma lo fanno solo per distinguersi dagli altri, per
mettersi a un livello superiore e questo non è un atteggiamento da buddhista, non è vero Dharma.

Nell’insegnamento del Buddha la pratica è qualcosa di segreto e di prezioso, non è un mero strumento
da usare per metterci in mostra o per dimostrare agli altri la nostra superiorità.

Se lo si comprende, si può applicare l’essenza del Dharma a qualsiasi attività pratica e quindi
anche il semplice gesto di pulire una stanza può diventare una pratica vera a tutti gli effetti, che
può portare all’Illuminazione.

E’ difficile anche per me, che ho fatto molti studi e ancora studio molto e incontro molti
praticanti, cogliere l’essenza del Dharma ma so che, una volta colta, la si può applicare a
qualsiasi cosa noi vogliamo fare: qualsiasi cosa può divenire l’espressione del Dharma. E questa è
la Liberazione, la completa libertà, diventare completamente liberi e, qualsiasi cosa faremo, non
commetteremo alcun errore.

La mia ricerca personale a livello spirituale è proprio quella di cogliere questa essenza, di
cogliere i mezzi abili, e questa penso che sia la cosa più urgente e più necessaria nel mondo in cui
viviamo. Quindi, dobbiamo imparare a realizzare l’essenza della pratica anche mentre ci impegniamo a
pulire la stanza, a installare l’altare e a fare delle offerte. Creare un buon ambiente, un ambiente
confortevole, una buona atmosfera dipenderà dalla nostra mente e non dagli oggetti utilizzati. Tutto
questo sarà una buona base per la nostra meditazione. E questo può essere fatto in qualsiasi
ambiente in cui decidiamo di fare la nostra meditazione perché dipende più dalla nostra mente e dal
nostro atteggiamento che dall’ambiente fisico. Se vediamo le cose da questo punto di vista la nostra
stessa stanza è l’ambiente più adatto e più comodo per la meditazione e, il solo atto di sistemarla,
pulirla e mettervi delle decorazioni la renderà il luogo più adatto allo scopo.

I testi di alta pratica Vajrayana suggeriscono di visualizzare il posto dove si medita come un
Mandala e visualizzare se stessi come un deva, un essere spirituale: questo dovrebbe contribuire a
creare un’ottima base per la meditazione ma, nella mia esperienza personale, non funziona molto. Io
riesco a vedere molto bene l’ambiente intorno a me, ma visualizzare un Mandala crea molta
confusione; può essere una cosa meravigliosa immaginare questo posto come un Mandala e vedere come
divinità spirituali tutti gli altri partecipanti però è abbastanza difficile e può creare
confusione. E’ meglio dimenticarsi di queste cose e relazionarsi con la realtà e con le cose
concrete. Noi siamo esseri umani e siamo qui con i nostri problemi, le nostre confusioni. Credo sia
più realistico dedicarsi alla pratica del pulire e magari, utilizzando questo atteggiamento, potrà
accadere che i nostri problemi vadano via. In fin dei conti qui l’ambiente è pulito, c’è una buona
atmosfera, siamo tutti amici nel Dharma, non ci sono conflitti tra di noi e quindi ci sono tutte le
basi per cui questa giornata sia molto significativa.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *