TECNOLOGIA INTERIORE

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TECNOLOGIA INTERIORE

di Gregg Braden

Secondo gli antichi, gli esseri umani avrebbero avuto l’opportunità di percorrere due sentieri: il
primo è quello della tecnologia esterna, che conosciamo molto bene, per mezzo della quale costruiamo
macchine e strumenti esterni al nostro corpo fisico, forse senza renderci conto che ogni volta che
ciò avviene non facciamo altro che costruire uno specchio di una qualche funzione del nostro corpo
fisico. E il secondo?

Nella tradizione degli antichi popoli indigeni ogni volta che il respiro di un essere umano entra in
una forma terrestre si ripete il più sacro fra tutti i riti, il sacro matrimonio fra spirito e
materia.

Il valore del corpo di informazioni contenute nel presente studio Camminare fra i mondi e anche uno
dei fattori che mi hanno permesso di collegarne i dati, è costituito dall’analisi molto sintetica di
alcune antiche tradizioni che ci sono state tramandate ed anche dalla prospettiva che riconosce
l’unità di tutta la vita. Credo che noi esseri umani ci muoviamo nello spirito e siamo incapaci di
percorrere un sentiero che non sia spirituale. Perciò, a prescindere dalle nostre scelte di vita noi
percorriamo comunque il sentiero dello Spirito e quando riconosciamo l’unità della vita che ci
circonda, noi incarniamo quello spirito.

Esiste una serie di petroglifi che, si è scoperto, segnalano il solstizio e che funzionano nel
seguente modo: quando i raggi del sole colpiscono la roccia durante il solstizio si evidenzia una
figura che è stata scolpita per creare l’immagine di un pesce dalla cui bocca parte una linea retta
sulla sinistra. Col progredire del solstizio il pesce si muove lentamente lungo la linea retta. C’è
sempre stata anche un’intersezione, con un’altra linea deviata rispetto a quella retta, di cui
nessuno conosceva il significato. Di recente, per una ragione inspiegabile, mentre il pesce si
spostava lungo la linea del solstizio ha imboccato la linea deviata, che non era mai stata percorsa
prima, indicando così che qualcosa sta cambiando nell’orientamento.

Siamo qui fra le alte montagne del Nuovo Messico Settentrionale per parlare della tradizione degli
Esseni. Molte persone mi hanno chiesto: “Perché fa riferimento agli Esseni in quest’altra parte del
mondo, visto che, comunemente, si collocano nell’area del Mar Morto?” Mano a mano che vengono alla
luce nuovi fatti sugli Esseni, anche molto scioccanti per alcuni ricercatori, si scoprono sempre più
dati che avvalorano l’ipotesi che già 2500 anni fa gli Esseni, oltre che in Medio Oriente, fossero
anche qui, in America del Nord, nello Yucatan, nel Sud America, Perù, Bolivia e abbiano lasciato in
ognuno di questi luoghi i segni della loro saggezza, basata su quella che oggi va sotto il nome di
“Scienza della Compassione”.

Avremo, così, l’opportunità di risvegliare in noi il ricordo di quella che considero come la più
sofisticata tecnologia mai concessa a questo mondo, una tecnologia che vive dentro tutti noi. Quasi
tutti i testi dell’antica tradizione indicano la nostra epoca come unica, sia per il pianeta Terra,
sia per l’esperienza umana che vi si svolge. Gli antichi, coloro che vissero prima di noi, ne erano
talmente sicuri, che ci hanno lasciato interi volumi pieni di informazioni, scritti nel linguaggio
del loro tempo, per comunicarci che cosa avrebbe significato, per il nostro mondo, l’epoca odierna.

Ci hanno tramandato che ai nostri giorni sarebbe nata una generazione di persone dotate di uno
speciale potere, insito nel loro essere, che si sarebbe risvegliato in virtù della loro esperienza
di vita, relativa ai loro rapporti umani. Con il risveglio quegli esseri non sarebbero mai più stati
gli stessi. Con il risveglio neanche le loro parole e i loro corpi sarebbero stati più gli stessi.
Gli antichi erano così certi del momento in cui questo sarebbe avvenuto e del ruolo che gli esseri
umani avrebbero avuto nel cambiamento, che assegnarono persino un nome a coloro che sarebbero
vissuti in quest’epoca. Ritengo che la nostra generazione sia proprio quella che è stata prescelta
per collegare tutto ciò che è stato fino ad oggi, con tutto ciò che deve ancora venire. Abbiamo
scelto di collegare gli antichi paradigmi della luce e dell’oscurità con un nuovo paradigma che non
ha ancora un nome.

Ciò che stiamo per affrontare insieme, trascende la scienza, trascende la religione e trascende
l’antico misticismo. Si tratta di una nuova saggezza, ancora senza nome. Nel ripercorrere il
sentiero che ci svela l’unità delle antiche tradizioni che ci sono pervenute, affronteremo insieme
un percorso che ci permetterà di risvegliare in noi questo momento.

Secondo gli antichi, gli esseri umani avrebbero avuto l’opportunità di percorrere due sentieri: il
primo è quello della tecnologia esterna, che conosciamo molto bene, per mezzo della quale costruiamo
macchine e strumenti esterni al nostro corpo fisico, forse senza renderci conto che ogni volta che
ciò avviene non facciamo altro che costruire uno specchio di una qualche funzione del nostro corpo
fisico.
La prima volta che ho espresso questo concetto davanti a un gruppo di persone mi è stato chiesto:
”Cosa intende dire? Non siamo dei tostapane o dei videoregistratori!” Allora ho risposto: ”No, non
lo siamo, le componenti stesse che permettono ad un tostapane o ad un videoregistratore di essere
ciò che sono, noi le incarniamo in ogni cellula del nostro corpo.”

Ogni nostra cellula ha un potenziale elettrico pari a 1,17 volt e ne abbiamo molte nel nostro corpo.
Come attiviamo quel potenziale?
Gli antichi sostenevano che lo attiviamo e lo regoliamo attraverso le emozioni. Erano così sicuri
che la nostra generazione si sarebbe ricordata di questa tecnologia interiore che scrissero per noi
interi volumi sull’argomento, ci diedero persino un nome, ci chiamarono: coloro che camminano tra i
mondi.
Voi siete quelli che camminano tra i mondi. A chi appartiene la tecnologia che ci viene richiesto di
incarnare?

Ritengo che abbiamo raggiunto un punto cruciale nell’evoluzione della consapevolezza umana. Abbiamo
costruito macchine al di fuori del nostro corpo fisico per ricordarci chi siamo qui. Abbiamo
costruito delle macchine che dimostrano abilità e resistenza, che trasmettono e ricevono
informazioni, proprio come fa ogni cellula del nostro corpo. Secondo la prospettiva degli antichi,
iniziamo a percorrere il secondo sentiero, nel momento in cui diventiamo quella tecnologia,
costruiamo macchine per purificare l’aria e per guarire la terra, ma dentro, noi siamo quelle
macchine.

Ci viene ricordato che in quest’epoca storica la Terra subirà dei cambiamenti enormi, senza
precedenti e che i nostri corpi li rispecchieranno.
Quanti di voi sentono di essere in una fase di grandi cambiamenti in questo momento della loro vita?
Per me è così ogni giorno. Ci sono ben poche cose capaci di sorprendermi, sebbene viva in uno stato
costante di timore riverenziale mentre questo processo si realizza.

Quanti di voi percepiscono che il tempo sta scorrendo più velocemente? Avete notato che la velocità
delle vostre funzioni corporee sta aumentando? Noi esseri umani siamo cambiati. I ricercatori la
chiamano “La mutazione genetica spontanea”. Un processo che risale ad alcuni anni fa ed ora il DNA
di certi individui non ha più l’aspetto che aveva prima. Quegli individui hanno sviluppato
un’immunità fortemente accresciuta verso quelle che erano considerate malattie potenzialmente letali
come l’HIV e il cancro. Le cellule di quelle persone si moltiplicano con una velocità cento volte
maggiore di quanto non sia mai stato rilevato in precedenza. I loro corpi, che pure invecchiano nel
flusso del tempo lineare, non si deteriorano.

Perché? Cosa hanno fatto di diverso quelle persone?
I ricercatori chiedono loro: “Che integratori avete preso? Vitamine o un qualche allucinogeno
dell’Ucraina che fate fermentare in frigorifero? E loro rispondono: “Abbiamo cambiato il nostro
sistema di credenze. Credenze, pensieri, sentimenti ed emozioni.” Vedete, è molto chiaro che gli
antichi ci hanno lasciato proprio queste componenti di una tecnologia che ritengo sia accessibile.
Si tratta di uno stato di consapevolezza che oggi va sotto il nome di compassione. Quando
riflettiamo sulle sfide posteci dalla vita o sulle cose che ci hanno ferito quando guardiamo il
telegiornale e osserviamo ciò che sta accadendo nei paesi del terzo mondo, o nel cortile di casa
nostra, potremmo chiederci: “E’ possibile che le cose che ci hanno fatto soffrire così profondamente
in passato siano un meccanismo a cui noi abbiamo acconsentito? E’ possibile che le grandi sfide
posteci dai rapporti umani, dalla salute e dalla sopravvivenza non siano altro che uno strumento di
cui ci serviamo per ridefinire noi stessi, teologicamente, il momento presente?”

Mentre apprendiamo e ricordiamo nuove modalità di risposta a quelle sfide, stiamo forse ridefinendo
i nostri parametri biologici? Stiamo diventando una nuova specie?. Io credo di sì. Lo dico
apertamente. Alcuni di voi lo sanno già. Io sono un ottimista e credo senza ombra di dubbio che
qualunque sia il processo di cambiamento che si sta realizzando oggi su quello che chiamiamo il
nostro mondo e nei suoi sistemi sociale, politico, economico, militare, meteorologico e teologico,
esso costituisce un cambiamento sano e naturale.

Credo che stiamo passando attraverso un ciclo simile a quelli già vissuti in precedenza, anche se,
forse, non ce ne rendiamo conto perché la durata dei cicli è molto lunga. Credo che le sfide che la
vita ci pone sulla Terra siano proprio il tramite con cui ci viene offerta la possibilità di
ridefinire chi siamo e di diventare qualcosa di più grande di ciò che la vita sembra offrirci e, nel
fare questo, di spiccare un velocissimo balzo in avanti.

Quindi, da questa prospettiva, ci chiediamo: “E’ possibile che le sfide umane più pesanti, quelle
posteci dalla salute, dalla sopravvivenza, dai rapporti umani costituiscano dei meccanismi
attraverso cui ridefiniamo i nostri parametri biologici che avevamo già concordato in tempi remoti?”

Ritengo che proprio questa sia la sfida e nel contempo l’opportunità che ci è offerta oggi.

Abbiamo riacquistato il ricordo del ruolo svolto dai nostri corpi durante le nostre vite terrestri.
Credo che oggi restino testimonianze di quest’antica memoria in vari templi di tutto il mondo, ed
anche qui a casa nostra, a Chackle Kenyon nel Nuovo Messico, in questo speciale complesso
architettonico costruito intorno ad una serie di strutture circolari chiamate “chivas”, nelle quali
gli antichi dicevano di poter giungere a conoscere se stessi completamente e di riuscire a parlare
con altri mondi. In passato, la prospettiva della moderna tecnologia occidentale ha spesso definito
primitive queste società. Mi chiedo: “E’ possibile invece che esse fossero talmente evolute, in
termini di tecnologia interiore, da aver ben poco bisogno di una complessa tecnologia esterna?”
Forse è così.

Nel visitare luoghi come questo, ed altri luoghi in Sud America e nello Yucatan, notiamo che quasi
dappertutto gli antichi calendari, i testi ed i sistemi di tenuta del tempo della tradizione orale,
definiscono l’attuale momento storico come molto speciale.

Dicono che succederà qualcosa sulla Terra e che questo qualcosa verrà riflesso dai nostri corpi e,
mano a mano che arriveremo a comprendere di cosa si tratta, non saremo mai più gli stessi. Il nostro
mutamento ci rappresenta mentre recuperiamo il ricordo del più alto potenziale nascosto nell’essere
umano. Perciò credo che, recuperando l’eredità di queste antiche tradizioni, cioè di civiltà che
sono arrivate a conoscere se stesse completamente, ci venga offerta un’occasione formidabile per
ridefinire il significato della nostra vita, dei rapporti umani e di ogni fenomeno che accade sulla
Terra.

Da questa prospettiva, infatti, ogni cosa diventa una sfida che ci offre l’opportunità di rivedere
le nostre modalità di risposta al mondo in cui viviamo.
Nel ripercorrere le antiche tradizioni di coloro che sono venuti sulla Terra prima di noi, abbiamo
la possibilità di verificare la continuità fra le loro vite, migliaia di anni fa, e la nostra vita
oggi. Anche a prescindere da quelle antiche tradizioni, assistiamo ad eventi che accadono al di là
del nostro mondo attuale, poiché, percorrendo il sentiero della tecnologia esterna, abbiamo
costruito delle macchine, degli strumenti esterni al corpo umano, abbiamo viaggiato nelle profondità
atomiche del mondo dei quanti, abbiamo assistito al momento del concepimento all’interno di un utero
umano, abbiamo creato macchine che funzionano da surrogati delle nostre percezioni o da estensione
dei nostri sensi e che ci hanno fatto entrare in mondi da cui credevamo di essere separati, mentre
in realtà non c’è separazione perché tutte le informazioni, i dati, le cifre, indicano l’esistenza
di una forza che non può essere né creata, né distrutta, e che sentiamo l’esigenza di misurare.

Tutti i dati rimandano a noi, esseri umani, ed indicano che dentro di noi esiste una forza che gli
antichi chiamavano Spirito. Oggi il nostro compito è comprendere come quella forza sia in grado di
far muovere gli esseri umani e la storia.

Fonte: trascrizione della video/conferenza di Gregg Braden: Camminare fra i mondi per gentile
concessione di: www.stazioneceleste.supereva.it
Il primo Gregg Braden in Inglese
Awakening to Zero Point, Radio Bookstore Pr; Revised edition (September 1997)
Beyond Zero Point,Sounds True; Unabridged edition (March 1999)
Walking Between the Worlds: The Science of Compassion, Radio Bookstore Pr; 1st edition (May 1997)

da www.scienzaeconoscenza.it

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