Tempo e Ora

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Tempo e Ora

Articolo comparso su Buddhism Today, N.11, VOL. II, 2003

Sull’autore: Steve Hagen, ex ricercatore scientifico, è diventato uno studente Zen nel 1975. Mentre
continuava la sua esplorazione nei diversi campi della scienza, ha studiato con insegnanti di Dharma
in Asia, Europa e negli Stati Uniti. Oggi tiene conferenze, insegna meditazione ed è fondatore del
“Dharma Field Meditation and Learning Center” in Minnesota. È inoltre autore dei libri “Buddhism
plain and simple” e “How the world can be the way it is”.

Io, la grande Terra, e tutti gli esseri, simultaneamente raggiungiamo la Via. – Buddha
Il tempo è una illusione, sebbene una illusione persistente. – Albert Einstein

Come è stato possibile che l’Illuminazione del Buddha sia avvenuta simultaneamente con tutti gli
esseri? Questo evento non si è verificato molto tempo fà? Se si è già verificato, dove è ora? E
l’espressione tutti gli esseri non include forse noi stessi?

Nella letteratura buddhista, ci sono molti riferimenti a una sorta di atemporalità nelle cose, nelle
relazioni e negli eventi. Il filosofo buddhista Nagarjuna, vissuto nel secondo secolo d.C., in un
classico esempio, ci mostra come non possiamo avere un concetto coerente del tempo come entità. Come
dimostra nell’opera Basi della Via di Mezzo???, il tempo può essere sperimentato solo come un
insieme di relazioni interdipendenti. Il grande maestro Zen giapponese Dogen Zenji porta alla nostra
attenzione la stessa percezione nel suo saggio Essere tempo (Being time). Seng-ts’an, il terzo
Patriarca del Buddhismo Zen in Cina, termina il suo Aver fiducia nella Mente (Trusting Hearthmind)
dicendoci che “le parole falliscono, poiché la Via non è né ieri, né oggi e né domani”. E nel
classico L’unione di differenza e unità (“Merging of Difference and Unity”), il maestro Zen
Shih-t’ou inizia dicendo che “la mente è intimamente connessa tra est e ovest”. Un evento del genere
deve avvenire necessariamente al di fuori del tempo.

Ciò nonostante, noi guardiamo comunemente al mondo, e all’esperienza che ne facciamo, in modo
lineare – come se le cose fossero poste in fila, dal passato, attraverso presente, verso il futuro.
Qualcosa che succede ora crea un effetto in un momento successivo. Questo, pensiamo, è come le cose
sono e debbono essere.

Quale tra questi punti di vista è più in accordo con ciò che la scienza ci offre oggi. E quale
riflette più accuratamente come il mondo è realmente?

Alcuni fisici hanno recentemente mostrato un rinnovato interesse per un particolare modo di
concettualizzare il tempo e lo spazio, schema che è stato introdotto sin dagli anni quaranta. Un
modello di questa teoria riduce a due le tre dimensioni dello spazio, mentre il tempo viene
proiettato nella terza dimensione.

Secondo questo schema, tutto ciò che noi chiamiamo ora – cioè, la puntuale disposizione delle cose e
degli eventi – è considerato come disposto in un singolo piano. Ovviamente, questo piano – essendo
il momento presente – non sta fermo. Piuttosto, sale verso l’alto nella terza dimensione, come un
ascensore – tranne il fatto che in questo caso si sale attraverso il tempo anziché lo spazio.
All’interno di questo modello, il passato è tutto ciò che rimane sotto l’ascensore in un dato
istante; il futuro – ciò che deve ancora accadere – è ciò che si incontra quando l’ascensore sale a
raggiungerlo.

Assumendo questo modello, possiamo immaginare l’insieme di spazio-tempo come un unico blocco
tridimensionale, e ciascuna entità come un punto, o una serie di punti all’interno di esso. La vita
può essere rappresentata come la linea tracciata attraverso questo blocco mentre si sale con
l’ascensore attraverso il tempo.

Alcuni fisici vedono questo modello applicabile anche alla coscienza. Secondo il fisico-matematico,
Herman Weyl, “il mondo oggettivo semplicemente è, non accade. Solo allo sguardo della mia coscienza,
quando sale lentamente lungo la linea della vita tracciata dal mio corpo, il mondo appare come una
immagine fugace che cambia continuamente nel tempo”.

Ma perché dovremmo pensare al tempo come puro movimento? Ovviamente nello sviluppo del modello
appena esposto, e, in genere, nell’analisi dei fenomeni temporali, i fisici hanno continuato a
mantenere l’assunto, comunemente condiviso, che il tempo è ancora un movimento dal passato,
attraverso il presente, verso il futuro. Ma mantenere questa ottica presenta alcuni problemi. Per
esempio, i fisici hanno scoperto che alcuni fenomeni quantici sembrano andare ritroso nel tempo.

Nello specifico, la scienza ha dovuto tener conto di una particella chiamata positrone. Non si
tratta di una entità teorica o ipotetica, ma di una vera particella che si manifesta in molti
esperimenti quantici. Un positrone può essere considerato o come un elettrone avente carica positiva
(anche se gli elettroni hanno carica negativa) oppure come un elettrone che corre indietro nel
tempo. Come vedremo tra poco, quest’ultima spiegazione risolve molti rompicapo che hanno
disorientato i fisici per molto tempo.

La soluzione più semplice, ovviamente, sarebbe dimenticarsi di ogni apparente non-senso riguardo
entità che vanno indietro nel tempo, perchéda un punto di vista matematico tali entità possono
essere viste semplicemente come se corressero “in avanti”. Molti fisici hanno cercato di fare
proprio questo. Difatti quando hanno iniziato a concepire i positroni come elettroni in viaggio dal
futuro, attraverso il presente, verso il passato, immediatamente la loro visione complessiva
dell’universo si è molto semplificata. Per i fisici tale semplicità fornisce un forte incentivo a
prendere le cose sul serio. Inoltre, guardando le cose con questo approccio retrospettivo, hanno
recentemente scoperto che sono in grado di chiarire molti fenomeni quantici non altrimenti
spiegabili – fenomeni che li hanno lasciati sconcertati per decenni.

Ma accettare uno schema del genere ci porta a molti altri aspetti sconcertanti. Per esempio,
significa che l’universo, in modo concreto, non ha né dimensione né durata. Significa che abbiamo
l’Intera Realtà – tutto il tempo e tutto lo spazio – simultaneamente.

In altre parole non c’è nulla che sale e scende le linee tracciate dall’ascensore temporale – non i
nostri corpi, non la coscienza, né i positroni. In effetti, non esiste nessuna siffatta linea del
tempo. È una illusione, ed è il perno della nostra confusione riguardo il tempo.

Semplificando molto, i fisici stanno ipotizzando qualcosa del genere: quando un elettrone vibra
nella nostra cucina, ad esempio, esso emette un segnale che viaggia alla velocità della luce
attraverso la dimensione spazio-temporale. Quando un altro elettrone riceve quel segnale vibra in
accordo e manda un segnale di ritorno verso l’elettrone nella nostra cucina. Ciascun elettrone
ottiene questo tipo di messaggi da tutte le altre particelle presenti in ogni dove – letteralmente
da qualsiasi cosa raggiungibile attraverso lo spazio e il tempo. Come risultato di questo processo
ogni elettrone conosce la sua esatta posizione e rilevanza nell’universo.

Proviamo ad approfondire il discorso. Poniamo il caso di eccitare un elettrone di questa pagina
(chiamiamolo mittente). Esso spedisce un segnale (i.e. emette un fotone che viaggia sotto forma di
onda) alla velocità della luce nell’universo, messaggio che può andare non oltre la lunghezza di
questa pagina, oppure, raggiungere la galassia di Andromeda lontana due milioni di anni luce. Ma non
importa dove o quanto lontano vada, poiché primo o poi il fotone sarà assorbito da qualche elettrone
(che chiameremo destinatario). Questo elettrone vibra in risposta e manda un segnale di ritorno
all’elettrone mittente posto in questa pagina.

Secondo il senso comune, se il segnale và ad Andromeda, lontana due milioni di anni luce,
sembrerebbero necessari quattro milioni di anni luce prima che il segnale ritorni indietro.

Ma sembra (e molti esperimenti lo confermano), che il segnale di ritorno del destinatario sia
ricevuto dal mittente nello stesso momento in cui questo spedisce per primo il segnale. Lungi
dall’impiegare quattro milioni di anni, l’intera transazione avviene simultaneamente. Non in un
microsecondo, ma nello stesso esatto momento.

In altre parole, l’intera transazione accade ora, al di fuori del tempo. Ora invece del tempo.

Alcuni fisici spiegano questo fenomeno pensando che quando il destinatario riceve un segnale, esso
manda il suo messaggio di ritorno indietro nel tempo. E poiché il segnale impiega la stessa quantità
di tempo ad andare in un verso e tornare indietro, l’affare si conclude nello stesso istante in cui
inizia. Gli scienziati hanno dati sperimentali che supportano tale ipotesi, che essi chiamano
l’interpretazione transazionale della meccanica quantistica.

Inoltre, se osserviamo la transazione dal punto di vista del segnale stesso, nessun tempo scorre
durante il viaggio di “quattro milioni di anni”. Einstein ci ha mostrato che se potessimo portare
noi stessi a raggiungere la velocità della luce (a differenza dei fotoni, noi abbiamo una massa,
quindi non siamo veramente in grado di farlo, ma facciamo un salto ipotetico per un momento), il
tempo rallenterebbe man mano che la nostra velocità aumenta (sebbene, questo non verrebbe da noi
percepito) – finché, alla fine, alla velocità della luce, il tempo fermerebbe il suo scorrere del
tutto. Agli occhi di qualcuno che viaggia alla velocità della luce, tutto lo spazio attraversato –
ogni centimetro o anno luce – sembrerebbe passare in un solo istante, non importa quanto sia lungo
il viaggio. Così, dal punto di osservazione di un fotone in viaggio verso Andromeda, il viaggio non
ha durata alcuna. In altre parole, per il fotone, Andromeda è proprio qui, in quanto non occorre
alcun tempo per andare lì. E il fatto che il messaggio sia qui e lì contemporaneamente, rende il lì
indistinguibile dal qui.

Questa affermazione vale per ogni coppia di luoghi nell’universo che possiamo prendere in
considerazione.

In altre parole, l’universo non sembra avere intrinsecamente alcuna dimensione o alcun limite di
tempo.

Per la nostra mente ordinaria, l’universo appare immenso più di quanto la nostra immaginazione possa
comprendere, è antico aldilà di ogni calcolo. Ma per un essere illuminato, non ha senso tentare di
qualificare (o quantificare) una Realtà oggettiva in quest’ottica.

Come afferma Huang Po, un grande maestro zen cinese, “È senza inizio, non nata, e indistruttibile.
Non può essere compresa in termini di nuovo e vecchio. Non è né corta né lunga, né grande né
piccola, in quanto trascende ogni limite, misura, nome, segno o confronto”.

L’universo – visto dagli occhi di un risvegliato – non ha una dimensione o datazione inerente. Tutto
è compreso nel qui e ora.

Tuttavia, all’interno di questo qui e ora, che non ha estensione o durata, noi sembriamo avere una
dimensione e un tempo. In che modo, quindi, il tempo e lo spazio possono effettivamente
manifestarsi?

Essi appaiono in quanto risultante della coscienza.

È solo nella nostra costruzione mentale dell’universo – la nostra visione concettuale di esso – che
noi ci troviamo di fronte a qualcosa di così vasto e durevole. Tuttavia, nella nostra reale
esperienza – i.e. ciò che realmente percepiamo, anziché ciò che concepiamo – quello che abbiamo
sempre avuto è solo il qui e ora.

La nostra esperienza è sempre nel presente. Non possiamo letteralmente esistere nel passato e nel
futuro – esistiamo solo nell’infinitesimo momento aldilà del tempo, che noi chiamiamo ora. In realtà
possiamo solo ricordare il passato e immaginarci il futuro, ma entrambe queste attività
necessariamente avvengono ora. E dove potrebbero mai verificarsi se non qui? Qui siamo in grado di
concepire un lì, ma in realtà non siamo in grado di andare lì. Ovunque noi pensiamo di andare, in
realtà non possiamo mai abbandonare il qui.

Ciò che sperimentiamo come estensione e durata – tempo e spazio – è il risultato del modo in cui la
nostra mente opera. La coscienza li produce. In effetti, questo è ciò che la coscienza in realtà è.
La coscienza è la divisione di ciò che altrimenti sarebbe sperimentato come il Tutto trascendente lo
spazio e il tempo, in tempo e spazio – cioè nella distinzione tra il qui e il lì, tra il prima e
l’ora.

Sono le diverse costruzioni mentali che manteniamo, e a cui teniamo, che appaiono come tempo e
spazio, estensione e durata. Queste – e tutto il mondo materiale – deriva dalla coscienza, che
scodella i concetti di tempo e di spazio dall’oceano che è aldilà del tempo e dello spazio.

Per la mente risvegliata, tuttavia, ciò che è Reale è il Tutto che comprende ogni cosa, aldilà dei
limiti di estensione e di tempo. L’essere illuminato vede che questo Tutto non ha alcuna dimensione
separata dalla Mente.

www.buddhism.it/teaching/science/timeAndNow.htm

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