TERAPIE NATURALI 7
da “Enciclopedia olistica”
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
MEDICINA TERMALE E IDROLOGIA
Termalismo e pellegrinaggio in Giappone con gli Yamabushi
I giapponesi sono molto legati alle loro montagne: hanno inventato training ascetici e prove di
coraggio per trasformare la scalata in una scuola di vita e in unautoterapia del corpo e
dell’anima. A proporci queste cure sono gli Yamabushi, i monaci che appartengono all’ordine
Shugendo. La via “Do” di quelli che con esercizi ascetici “Shu” ricercano poteri soprannaturali
“Gen”. Per assorbire i “Kami” – le energie sacre della natura – i devoti si spingono “ai confini del
mondo”, in alta montagna dove la meditazione non é disturbata neanche dalla neve che accarezza il
corpo nudo dell’asceta.
Non si conquistano vette. Si entrerà in montagna come in un tempio. Con la sensibilità di un amante,
fondendosi con il bosco, l’acqua tei torrenti e le roccie calde dei vulcani. Prima di salire in cima
ai monti sacri si faranno diete salutiste e il “mizugori”, una doccia gelata sotto le cascate.
Pratica tonificante che purifica il corpo e accende la mente. Poi si farà un gran falo’, il
“gomagi”, con tavolette di legno profumato decorate con ideogrammi augurali. Si sale di notte per
essere in vetta all’alba e assistere così al sorgere del sole. “Goraiko” é chiamata l’adorazione del
sole nascente:una meditazione che é anche una danza o uno yoga respiratorio per cibarsi del “prana”
– gli effluvi – della montagna e del calore del sole.
Poi saliremo in cima a un monte sacro – Ontake, Yudono, Gassan in compagnia di uno yamabushi. Qui é
ancora viva la “via della montagna” con i rituali sciamanici e le pratiche di medicina tradizionale
“Kampoyaku” dei contadini montanari giapponesi.
Poi inizieremo il nostro viaggio nel Tohoku – il nord Honshu, terre povere e lontane che conservano
una natura in gran parte intatta, per “curarci” nelle acque calde e profumate degli “Onsen” – le
terme giapponesi.Raggiungeremo con un facile trekking il lago Tazewako e i sei piccoli onsen di
Nyuto nascosti in una valle selvaggia al confine con l’altipiano e parco nazionale dell’Hachimantai.
Il villaggio termale di Kuroyu sembra un museo all’aperto d’arte e di architettura contadina. Le
acque minerali di questo onsen curano i reumatismi, i disturbi dell’alta pressione e rivitalizzano
l’organismo. Con i fanghi temali “Yubatake” si fanno bagni e impacchi curativi. Poi raggiungeremo le
terme di Sukayu, scoperte trecento anni fa da cacciatori che osservavano gli animali feriti curarsi
in quest’acqua calda e minerale.
Le acque di Sukayu hanno una temperatura di 55° e sono ricche di calcio, cloro e zolfo. Vengono
usate per le cure dei disturbi gastrointestinali e per le lunghe terapie di riabilitazione. L’ampio
salone dei bagni é chiamato “Sennin Buro” o sala dei mille può accogliere un centinaio di
bagnanti.In questa sperduta stazione termale si conserva l’antico costume giapponese delle sale da
bagno miste “Konyuku”. Faremo allora il bagno in compagnia di uomini e donne, vecchi e bambini. I
giapponesi, esteti e cultori delle bellezze della natura, preferiscono bagnarsi all’aperto. Potremmo
con loro gustare il piacere di un bel bagno caldo e rilassante in piscine naturali nei boschi e ai
piedi dei monti sacri.
L’ “Arte del Viaggio” organizza incontri per illustrare i principi generali della medicina
tradizionale giapponese e per dibattere su modi nuovi, “dolci” e transculturali di viaggiare nel
mondo.
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Giappone selvaggio. La “via” della montagna dei Gyoja e degli Yamabushi, gli asceti delle Alpi
giapponesi.
di Italo Bertolasi
Come trasformare la scalata in un trip d’autoguarigione e in una performance d’arte
C’é un Giappone segreto e selvaggio che pochi conoscono fatto di deserti d’alta montagna e di
foreste dove ho incontrato uomini straodinari: econauti, artisti e sciamani, convinti che quei monti
blu siano un Eden alpestre, un campo di energie vitale e un Buddhafield. Mi hanno insegnato che la
vita all’aria libera é una medicina e una preghiera per far emergere una coscienza ecologica
nell’uomo d’oggi ammalato di civiltà e per avvicinarci ai “Kami” – le energie sacre e misteriose
della Vita. Montanari con visi belli e rugosi che assomigliano a rocce, alberi e nuvole. Tra di loro
ci sono monaci che hanno scelto di “lasciare il mondo polveroso” per rieducarsi nella purezza
dell’alta montagna. In Giappone li chiamano.”Shukke”: i senza casa. E ogni estate accompagnano folle
di pellegrini in cima ai vulcani perché “monti e fiumi manifestano la via degli antichi Buddha” e
perché ” la mente studia la Via correndo a piedi nudi”.
Nella visione esoterica giapponese i vulcani e le vette sono depositi di “polveri” cosmiche e
energie vitali e dimora dei “Kami”, gli dei. Tra questi Fudo Myo, protettore degli asceti e dei
vagabondi e Re della saggezza inamovibile e Kannon, una dea madre e una madonna compassionevole. La
montagna é un maestro spirituale e un Budda perché “pratica sempre dovunque si trovi “. Tra le vette
l’uomo può intuire la sua fragilità che é anche la sua bellezza. In Giappone lo spazio selvaggio
intorno ai villaggi e alle riasaie é chiamato “satoyama”. Chi vive lontano dai suoi villaggi e nel
“satoyama” non può che diventare un “yamaotoko”, cioè un selvaggio di nessun valore. Più in alto c’è
l’ “Okuyama”, la terra purissima dei “monti blu”.
L’uomo di valore – il santo e il saggio – dopo una dolorosa iniziazione alla vita selvaggia
riacquista la libertà di un “cane randagio”, la purezza dei fiori di ciliegio e la forza del fuoco e
può così salire sul monte sacro.
Yamabushi sono chiamati i monaci e gli asceti che appartengono all’ordine Shugendo dove si mischiano
liturgie e training buddisti, scintoisti e sciamanici e dove si venera Yama no Kami, l’energia sacra
della montagna. Hanno corpi magri, forti e elastici modellati dalla meteorologia e dagli esercizi
ascetici, un vero fitness spirituale. In pieno inverno gli Yamabushi si tuffano sotto i getti
ghiacciati delle cascate, questa pratica si chiama “mizugori”. Fanno bagni di vento e di foresta
meditando nudi nell’asana del loto e ritirandosi nel buio delle “yamagoya”, le grotte rifugio d’alta
montagna.
Per tre volte ho seguito gli yamabushi nell’ascensione del monte Ontake. Alto tremila metri e al
centro di un mandala di roccie chiamato “Alpi giapponesi” l’Ontake é un vulcano attivo
venerato come reggia dei Kami. Ai piedi di roccie antropomorfe chiamate “Iwakura”, troni delle
divinità, si radunano yamabushi, gomiso, ovvero ascete donne, e ancora i guaritori “maeza” e
“nakaza”. Stimolati da canti e dal suono di litofoni e cimbali entrano in uno stato di trance
visionario chiamato “Kamigakari”. Allora diventano “Kami kuci”, bocca delle divinità e sciamani.
Per anni ho frequentato gli Yamabushi. Ho “studiato” studiando quel loro strano modo d’andare in
montagna: un camminare elegante e sensuale che assomiglia a una danza, senza sforzi o idee di
conquista. Lo yamabushi penetra nel ventre caldo e materno della pietra, come un amante, e lo
feconda con le sue “preghiere” che mimano i movimenti della fecondazione, della gestazione e della
nascita. Abbraccia roccie tonde e cariche di “Qi” – energia. Si rannicchia come un feto nelle
grotte-ventre buie e silenziose. Striscia in uteri di roccia per rinascere alla luce come un
neonato. In altre preghiere spettacolari yamabushi e pellegrini corrono sopra un tappeto di braci
ardenti, detti “hiwatari”. Altri salgono scale con i pioli fatti di lame di spada – katana watari –
o ancora respirano incensi urticanti – namban ibushi.
Il monte sacro si sale di notte. Ma prima si accende un grande falò, da loro chamato “saito goma”,
dove assieme a dolci di riso, frutta e saké si bruciano simbolicamente anche i propri “peccati”. Si
sale al buio guidati dai “nakaza”, gli asceti-sciamano, che ogni tanto cadono in trance. Allora i
Kami del monte Ontake, Daijin, Toriten e Marishiten, entrano in loro e i nakaza possono predire il
futuro e curare i malati trascinati lassù proprio per essere miracolati. All’alba si é in vetta per
ammirare e “mangiare” il sole nascente. L’adorazione del sole è chiamata “goraiko” ed é un “Qi Gong”
energetico che dà il piacere di un amplesso.
L’Ominesan, un’altro monte sacro, è il picco più alto della penisola di “Kii”, la terra degli
alberi, esplorata la prima volta dal leggendario asceta En-no-Ozunu. Chi compie il “Shu gyo”, ovvero
il pellegrinaggio all’ Omine, si dovrà purificare con la dieta vegetariana “Shojin ryori”: zuppe di
miso e tofu conditi di funghi e erbe medicinali. E deve essere un maschio. Le donne ancor oggi non
possono salire l’Omine come è scritto a chiari ideogrammi sulle roccie all’inizio dei sentieri. Un
antico anatema dettato dalla paura dell’ “impuro” sangue mestruale, della sessualità e della magia
femminile ? O dall’ invidia e dalla misoginia monacale ?
Chi sale la prima volta deve sottoporsi a due riti iniziatici: strisciare in una crepa umida che è
la vulva di pietra del monte madre, “utsubo”, per poi uscire e simbolicamente rinascere alla luce. E
all’orrido di “Nishi no nozoki” farsi legare con una fune per penzolare nel vuoto a testa in giù.
Tra questi monti ho conosciuto i monaci “Gyoya” della setta buddista Tendai. Quando salgono in
montagna indossano un cappello a forma di loto detto “higasa” che è un’opera d’arte, la tunica
bianca e una mantella di carta cerata per la pioggia. Hanno con sé il pugnale “Goma no ken” per fare
“hara kiri”, il suicidio rituale, come era imposto una volta a chi non completava il pellegrinaggio
o a chi infrangeva i voti. I Gyoya hanno inventato una meditazione, “Kaibogyo”, fatta di lunghi
viaggi a piedi intorno ai monti sacri. Un’arte del camminare: si marcia armonizzando i passi con la
respirazione e con la preghiera. Allora spariscono fatiche, pensieri e preoccupazioni e si “entra”
nella natura. Si può allora procedere a occhi chiusi come si usasse un pilota automatico. La scalata
assomiglia allora a una “psiconavigazione” e alla corsa “Lung-gom-pa” dei monaci tibetani che
attraversano con gli occhi sbarrati e in trance chilometri d’ altopiano.
“Byakutai Gyoja” o buddha maratoneti sono chiamati i monaci che per cento giorni d’estate salgono in
cima al monte Hiei. E “Ajari” – “buddha viventi” – gli asceti che completano un pellegrinaggio
maratona di mille giorni. La regola dei Gyoya é di salire e scendere per lo stesso sentiero: si
parte all’ alba, ci si ferma per consumare uno spuntino di riso e omeboshi, e si ritorna a casa, al
tempio, al calare del sole. Si cammina incuranti del maltempo e della stanchezza. Dopo settecento
giorni di marcie ascetiche si fanno nove giorni di astinenza: niente cibo e niente sonno e alla fine
l’asceta può bere una tazza di “Ho-no-yu”, un drink energetico ricavato dalla corteccia macerata
della magnolia obovata, detta “hinoki”. Poi può riprendere a mangiare e la sua marcia per gli ultimi
trecento giorni. Dopo mille giorni di viaggio l’asceta maratoneta é riconosciuto “buddha dei
boschi”. Un santo ecologo che saprà riconoscere la natura illuminata delle piante: per lui alberi e
montagne sono diventati Buddha e maestri.
Il lago vulcanico e i monti della penisola di Shimokita sono chiamati “Osore” – terre dei morti e
della paura. Quando arriva l’estate col suo caldo afoso e le sue piogge monsoniche in tutto il
Giappone si celebra l’ ” Obon “, la festa dei morti. E centinaia di giapponesi si mettono in viaggio
per incontrare le “Itako”, sciamane cieche e intermediarie con le anime dei morti. Il luogo
é bello e spettrale: piccoli ruscelli colorati scaricano le loro acqua calde e termali in un lago
lunare. Un alveo, secco e pietroso, é chiamato “Sainokawara”: qui le mamme che hanno abortito
ammucchiano dolci, girandole e altri regali per gli spiriti infelici dei bimbi mai nati. Più in là
c’é la “spiaggia del paradiso” dove si costruiscono piramidine di pietra per onorare gli avi. Le
Itako con i loro lunghi rosari che fanno roteare nelle mani cadono in trance e diventano “bocca dei
morti”.Vicino al lago c’é il tempio buddista Entsuji e due vasconi d’acqua calda taumaturgica.
Le acque di Osore sono medicinali: curano ulcere e infezioni alla pelle, malattie veneree e dolori
reumatici ma si credon miracolose per i misteriosi mali dell’anima. Percio’ queste acque sono
chiamate onorevolmente “Oyu”, acque sacre, e le terme di Osore “Onsen spirituali”.
Nel “Sutra delle montagne” il monaco Dogen ci insegna che: “Le montagne blu camminano sempre. Una
montagna pratica sempre, dovunque si trovi. In questo momento monti e i fiumi manifestano la Via
degli antichi Buddha.”.
Gli Yamabushi che praticano la “Via della montagna” salgono in alto per perdersi nella vastità del
mondo metafora di Dio. All’inizio, ci insegnano, si seguiranno sentieri ma solo per finalmente
trovare sentieri che non si potranno più seguire. Dove c’é la natura selvaggia. C’é un andare ma non
una meta. C’é solamente lo spazio infinito.
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La sauna finlandese
Di Italo Bertolasi
La sauna è un cocktail di caldo e di freddo: si alternano bagni di vapore bollente a docce gelate.
Il corpo reagisce a questo shock termico tonificandosi e energetizzandosi. E’ un allenamento ideale
per rinforzare il sitema di termoregolazione, che ci difende dai raffreddamenti, e il sistema
immunitario. E una sorta di ginnastica per i capillari che si contraggono e si dilatano stimolando
l’attività cardiaca. Il corpo reagisce anche con una “ipertermia”, una febbre terapeutica che
scompare dopo un po’ di riposo. La sauna è un rito igienista e anche una cura di bellezza: infatti
la pelle diventa rosea, liscia ed elastica, col sudore si eliminano tossine e liquidi che
ristagnano. Alla fine si può sottoporsi ad un massaggio linfodrenante, o a trattamenti di “peeling”
e di “biolifting”, per stimolare gli strati profondi della cute.
In Finlandia c’è una sauna ogni tre abitanti e in tutto il paese se ne contano un milione e mezzo.
Il bagno tradizionale si fa in una casetta di legno in riva a un lago e con il pavimento in terra
battuta. In un angolo della sauna c’è la “kiuas”, la stufa alimentata a legna e coperta di pietre
che irradiano calore. La temperatura ideale è dai 70° ai 90° che scende a 40° – 50° quando si
bagnano le pietre e nella stanza si diffonde il “loyly” – il vapore.
Alla antica “savusaunna”, dove al vapore si mischiava il profumo e il fumo di betulla bruciata, oggi
si preferisce un pratico box-sauna che si adatti ai minispazi del bagno domestico. Ma i vecchi
finlandesi ci ricordano che una volta la sauna era un “tempio del sudore” dove le donne partorivano,
dove ci si curava da ogni male e dove i saggi del villaggio, tutti nudi, si radunavano in concilio.
Oggi il bagno di vapore è una pratica di fitness nella natura per rigenerarsi e tonificarsi con i
quattro elementi. Dopo la sauna i finlandesi amano fare un bagno d’aria rinfrescante, una vigorosa
nuotata e una corsa in mountain-bike tra verdi foreste di betulle.
Effetti della sauna.
Sudore: si opera una pulizia profonda. La temperatura della pelle raggiunge i 40° e dopo due o tre
“passaggi” in sauna si perde mezzo litro di sudore, ma c’è chi ne perde anche un litro. Il corpo
intero si ripulisce: dai pori e dalle ghiandole sudorifere si espellono tossine.
Circolazione e respirazione: si tonifica la circolazione e si fortifica il cuore. Migliora la
capacità respiratoria, rendendo il respiro diventa più lento e profondo, così ci si ossigena a
dovere.
Sistema endocrino: si attiva la produzione di ormoni e di endorfine che ci danno sensazioni
piacevoli di relax. Nelle donne si alleviano i crampi e i dolori della sindrome premestruale. Il
sistema neuromuscolare si rilassa mentre si rinforza il sistema immunitario.
Relax: il silenzio, il semibuio e il tepore della sauna ci fanno regredire e rilassare a dovere.
Ottimo rimedio per combattere lo stress quotidiano, per ricaricarci e sentirci bene. Diminuisce l
ansia e laggressività e aumenta l’ armonia e il benessere generale.
Sauna di bellezza.
La bellezza è anche star bene con sé stessi: una sauna alla settimana aiuta il corpo a snellirsi e
rigenerarsi, diventando di conseguenza più ottimisti, e sicuri di sé. Con la sauna si rinforzano i
capillari e si attiva la circolazione, si rimedia così al ristagno di liquidi e alle infiammazioni
che causano la cellulite, un problema non solo estetico che affligge soprattutto le donne. La pelle
si ripulisce da batteri e secrezioni sebacee, rendendo più facile il trattamento con creme e olii
idratanti che le restituiscono elasticità e freschezza. Per la cura cosmetica del corpo si può usare
l’olio di jojoba, di aloe e quello di sesamo.Una particolare attenzione va riservata ai capelli:
prima della sauna le ragazze finlandesi li ungono proteggendoli con cuffie da bagno. Dopo la sauna è
salutare un buon massaggio per una piacevole distensione fisica e mentale: sfioramenti e leggere
pressioni che rilassano le zone tese e dolenti e che tonificano le parti tese. Nel massaggio la
pelle è ammorbidita con olii essenziali (lavanda, rosa, sandalo).
Le 10 regole d’oro di una buona sauna.
1)Non aver fretta. Concedersi una “vacanza” di tre ore: ci si isola dal chiasso e dai ritmi
stressanti della città.
2) Ci si deve sentire in buona salute, una visita medica è d’obbligo per chi è malato o in
convalescenza.
3)Non fare la sauna completamente a digiuno o subito dopo i pasti.
4)Una temperatura tra 70° e 90° è più che sufficiente. Il calore della sauna va somministrato in
maniera razionale, unoverdose può essere nociva.
5)Non entrare in sauna infreddoliti. Il corpo va “acclimatato”.
6)Nella sauna non stare troppo in piedi. Quando si è supini e ci si rialza, farlo molto lentamente
per evitare capogiri.
7)Non far chiasso ricordando che per i finlandesi la sauna è un tempio. Oltre al tepore si potrà
così gustare anche il silenzio.
8)Alternare bagni caldi e freddi senza esagerare con nuotate prolungate o docce scozzesi troppo
violente.
9)Durante la sauna non bere alcolici o bevande stimolanti – tè e caffè. Meglio tisane – fiori di
tiglio e di sambuco – e succhi di frutta.10)In sauna si entra nudi come Adamo ed Eva. Ogni indumento
provoca una innaturale traspirazione con ristagni di calore. Niente oggetti di metallo – anelli e
orologi lenti a contatto. 11)In Finlandia uomo e donna fanno il bagno separati e l’unica eccezione
è la sauna famigliare. In altri paesi “emancipati” invece la sauna è mista. Nei paesi scandinavi
fare il bagno con gli amici è considerata una cosa normale. Nella sauna si deve rispettare un
galateo di modestia ricordandoci che non si è in un locale “a luci rosse” e che ogni ambiguità è
“out”.
Sauna e psiche.
In Finlandia il bagno di vapore è un rito: il venerdì pomeriggio ci si ritira nella casa di
campagna. In tutta calma si fa una passeggiata nei boschi per raccogliere i “vitha” – i ramoscelli
di betulla – che si usano come frustini da bagno per stimolare la circolazione. Si taglia la legna
da bruciare nella stufa della sauna. Niente di peggio che arrivare trafilati dall’ufficio e buttarsi
in tutta fretta nel vapore bollente. Il rito del bagno inizia con una pulizia generale: nelle saune
finlandesi c’è una “mamma” bagnina che ci insapona e ci striglia a dovere.
Nella sauna ci si toglie la “maschera”. Ci si spoglia, si ridiventa tutti uguali. Il silenzio –
niente radio, giornali e telefonini – crea un’aria di sacralità. Al piacere del caldo si accompagna
quello del vapore provocato dall’acqua sulle pietre roventi: si scatena un “orgasmo caldo” e
rivitalizzante.Per stimolare la pelle ci si frusta con ramoscelli di betulla o di ginepro ricchi di
olii essenziali. E’ un rito salutista e una purificazione che allontana le negatività. Poi si fa un
frizzante bagno di neve per rinascere come nuove creature.
La sauna, buia e umida, e’ il tempio del relax: nel caldo tepore si regredisce e ci si sente al
sicuro come bimbi nel ventre materno.C’è chi prova allucinazioni sensoriali: luci colorate, strani
suoni. Nella sauna tutto si confonde e diventa misterioso: al vapore si mischia il profumo di
betulla bruciata – un incenso che agisce sulla mente e sulle emozioni.
La nudità e il benessere creano una specie di complicità e di fratellanza tra “compagni di bagno”.
Silenzio, buio e caldo umido stimolano un bisogno profondo di ascoltare anima e corpo, un bisogno
d’amare. Anche se gli sbalzi di calore non eccitano più di tanto il desiderio sessuale tutto il
corpo si erotizza e alla fine di una sauna si è al massimo della bellezza e della vitalità.Ci si
sente più sensibili e più “calde”. Si ha voglia di essere corteggiate e di fare all’amore. E’ per
questo che i sessuologi scandinavi sostengono che la sauna può curare il mal d’amore e la
consigliano a chi ha poco “sex appeal” – fascino – e alle coppie in crisi.
La sauna ideale.
La sauna finlandese è costruita interamente in legno – si preferisce l’abete di Svezia o il più
economico abete del Canada. Per le panche e gli arredi interni si usa il legno morbido di frassino e
di betulla. Il legno è un cattivo conduttore di calore che non si riscalda alle alte temperature
della sauna. L’abete non si deforma, non si impregna d’umidità e per molti anni profuma di resina e
di bosco.
Il locale della sauna finlandese ha un’altezza media di due metri e mezzo e una larghezza di almeno
due metri per potersi distendere. Le panche sono larghe mezzo metro.La sauna tradizionale finlandese
è una casetta costruita tra gli alberi e in riva a un lago che può accogliere 4 – 5 persone (una
famiglia). I pavimenti sono “antisdrucciolo” e tutti gli arredi non hanno spigoli taglienti.
La circolazione dell’aria è assicurata da due aperture: una finestrella o una cappa fumaria e la
porta d’ingresso che si deve aprire facilmente verso l’esterno.
la stufa della sauna “Kiuas” una volta era a legna, oggi invece è alimentata a elettricità o a gas
ed è regolata da un termostato.
Sulla cima della stufa si riscaldano pietre di origine vulcanica che sono più resistenti al
calore.Per isolare la sauna si usano materiali non tossici e di origine naturale: sughero, lana di
roccia.
Accessori da sauna.
Una tinozza di legno per immergersi con tutto il corpo. Un mastello e bacinelle per sciacquarsi e
fare pediluvi. Un secchiello e un mestolo per bagnare le pietre roventi e produrre il “loyly” – il
vapore bollente. Un segnatempo: un orologio speciale anticalore o una simpatica clessidra.Un
termometro e un igrometro.Una bilancia.Un poggiatesta di legno ed un lettino per la fase di riposo.
Nelle saune finlandesi ci si massaggia con un frustino di betulla.Noi useremo una salvietta di lino
rugosa o una spazzola a manico lungo lunga con setole morbide per massagiarci la schiena.
Asciugamani di lino o cotone, accapatoio e plaid di lana per la fase di riposo.Una cuffia per
capelli. Zoccoli di legno. Saponi “morbidi”. Termos con tisane calde e altre bevande reidratanti.
Juhani Perasalo parla della sauna
Il dottor Juhani Perasalo è membro della Società Finlandese della Sauna e direttore del “National
Student Health Care Institute”(YTHS) di Helsinki.
” Per noi finlandesi la sauna è una specie d’ospedale casalingo e il bagno di vapore una vera
medicina. Si fa il bagno per pulirsi ma anche per mantenersi in salute e curarsi. La sauna ci ha
irrobustito nei secoli e ci ha permesso di vivere in uno dei climi più freddi della terra. La salute
e il benessere degli scandinavi dipende in gran parte dall’abitudine della sauna che per noi è un
“tempio del sudore”. Molte magie curative sono legate al bagno di vapore e all’uso del “vihta” – il
frustino di betulla per massaggiare il corpo. Ancor oggi si crede nel potere magico del frustino
fatto con i ramoscelli staccati da nove betulle diverse. Per energetizzarsi a dovere ci si dovrà
“frustare” dalla testa ai piedi. C’è chi è convinto che strigliando il viso col vitha si scacciano i
demoni e le preocupazioni, chi curava coi rametti di betulla l’impotenza e faceva ritornare la
lattazione. Le nostre nonne partorivano nelle saune aiutate con bagni caldi e massaggi e
stimolazioni coi frustini di betulla. Dopo il parto la sauna era riservata alla mamma e al bebè. Il
suo primo bagnetto era celebrato con una grande festa e si credeva che il bimbo ereditasse il
carattere della levatrice. Di notte la sauna era tabù ed era usata da sciamani e guaritrici.Per le
loro magie curative si bruciava il legno speciale delle betulle colpite dai fulmini.La sauna è prima
di tutto una chiesa dove ci si cura se la si rispetta come un vero spazio sacro. L’efficacia della
sauna è oggi dimostrata dalla ricerca scientifica: il sudore ripulisce la pelle dalla flora
batterica e dal sebo, stimola il metabolismo, la rigenerazione dei tessuti e la circolazione
sanguigna. In Finlandia c’è un proverbio che afferma: “se alcool e sauna non guariscono il male è
senza rimedio”. Per la donna d’oggi la sauna è un “beauty center” speciale che promuove la bellezza.
Al vapore che riattiva la microcircolazione si aggiunge il beneficio dei massaggi e delle cure
estetiche. Da noi si son sempre usati impacchi di foglie di betulla per cancellare rughe e brufoli
inestetici.C’è anche chi è convinta che per abbellirsi si dovrà fare la sauna in giorni speciali e
chi, per conquistare una pelle bella bianca e luminosa, si strofina il viso nove volte col
latticello.”
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