Tesla e l’energia del vuoto

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Tesla e l’energia del vuoto

Scienza e Fisica

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Pur non avendo lasciato traccia di lavori tecnici con cui presentare modelli fisici autoconsistenti
in materia di etere, Nikola Tesla si era lasciato andare a delle speculazioni il cui scopo era
quello di tentare di spiegare in maniera non-quantitativa, o per lo meno di ipotizzare in prima
battuta, quello che invece era apparso empiricamente nel corso delle sue esperimentazioni con i suoi
trasmettitori e relative bobine.

Massimo Teodorani – 15/10/2020

Tratto da Tesla, lampo di genio di Massimo Teodorani, Macro Edizioni.

La premessa sopra, fa pensare che Tesla avesse intuito, a livello molto profondo, l’esistenza di
un’altra energia in grado di sovrapporsi alla emissione di normali campi elettromagnetici.

Questa era la ragione per la quale lui denominava questa energia usando la definizione esotica di
“onde di Tesla” o “energia radiante”, e per la quale lui era convinto di riuscire a trasmetterla
ovunque nel mondo in maniera illimitata. L’emissione di potenza elettrica tramite il suo
trasmettitore era dunque solo un mezzo per realizzare un fine: l’estrazione di energia dall’etere.

Gli accademici del suo tempo e soprattutto gli “scienziati canonici” del nostro tempo che hanno
effettuato un’analisi a posteriori dell’operato di Tesla sviluppando una serie di calcoli sulla
effettiva capacità del sistema di Tesla di trasmettere potenza elettrica senza fili, senza
effettuare nemmeno un esperimento comparativo ma solo con calcoli a tavolino, hanno dedotto o
creduto di dedurre che il sistema di trasmissione di Tesla non avrebbe mai potuto funzionare:
energie troppo basse, dispersioni elevate, scarsa efficienza e impossibile realizzabilità. Questo il
loro laconico responso. Non si può negare il fatto che i loro calcoli fossero corretti in sé.

Il problema è che i calcoli di questi “revisori” del lavoro di Tesla sono stati fatti solo ed
esclusivamente sulla base dei concetti della fisica classica che in sostanza si fondano ancora sulle
equazioni di Maxwell del campo elettromagnetico, ma senza tenere conto di un fattore chiave non
ancora contemplato. In tal modo, quand’anche essi dovessero progettare un esperimento simile a
quelli effettuati da Tesla lo farebbero in maniera del tutto parziale e cieca, ovvero evitando di
finalizzare l’esperimento alla rilevazione dell’anomalia.

Ma era proprio quella anomalia a interessare Tesla, perché con grande spirito di osservazione aveva
avuto modo di osservarla nel corso dei suoi esperimenti.

Gli esperimenti di Nikola Tesla non erano mirati a provare una teoria o a confutarne un’altra, ma
erano mirati solo ed esclusivamente ad auscultare in maniera totale e disinteressata le forze della
natura. Fu proprio la sua umiltà nei confronti delle leggi del cosmo che lo pose di fronte a
possibilità inimmaginabili. Purtroppo la totale assenza di un modello matematico basato sui suoi,
invece, più che concreti esperimenti, hanno reso le sue affermazioni in merito all’energia libera
scaturita dall’etere altamente opinabili da parte dei benpensanti della fisica tradizionalista.

Anche volendo evitare le equazioni di Maxwell sull’elettromagnetismo classico, e utilizzando invece
le equazioni di campo di Einstein, le asserzioni di Tesla non possono essere che confutate in base
alla presunta accertata non-esistenza dell’etere. Per “etere” i fisici del tempo intendevano quel
mezzo, di cui poi confutarono recisamente l’esistenza, attraverso il quale vibrerebbero le onde di
un campo elettromagnetico. Ma l’etere che intendeva Tesla non aveva a che fare con il campo
elettromagnetico bensì con le particelle virtuali del vuoto quantistico.

Tratto da Tesla, lampo di genio di Massimo Teodorani, Macro Edizioni.

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La storia e le scoperte di un geniale scienziato

Massimo Teodorani

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