Tesla: lo scienziato contro 2
– Parte seconda –
– La Guerra per l’Etere
Lasciando perdere la cronaca della macchina senza combustibile, vi sarete probabilmente chiesti che cosa sia questo etere. Se credete di saperlo mi permetto umilmente d’interrompervi. È vero che oggi si usa la parola etere per riferirci all’atmosfera terrestre entro cui viaggiano le onde radio dei nostri dispositivi, le nostre chiamate e tutti i segnali che inviamo ai satelliti, ma questo non è l’etere che intendeva Tesla. Per lui l’etere era la sorgente delle onde sonore elettriche, o elettricità radiante, che secondo i suoi studi coincidono anche con i raggi cosmici (neutrini) che giungono continuamente sulla terra. Questo movimento longitudinale è quindi un moto del medium stesso, un medium universale, sottostante la materia, che è all’origine anche di quello di Einstein, lo spazio-tempo. Origine sia in senso storico che in senso fisico.
Questo etere è stato chiamato in molti modi, che purtroppo non sono stati ancora unificati.
La confusione è molteplice anche per via della sua natura a strati e non solo interattiva ma anche creatrice della materia. Le onde longitudinali ad esempio vengono chiamate anche onde scalari. In verità un’onda scalare non può esistere per la stessa natura della definizione scalare. Ciò che può essere scalare è invece il campo, le cui fluttuazioni interne sono dette appunto onde longitudinali. Questa differenza è importante ed è stata compresa solo ultimamente. Nell’aprile del 2005, David S. Alexander ha presentato ai suoi colleghi della NASA una conferenza imponente in cui si presentano i progressi negli sviluppi delle tecnologie astrofisiche, propulsive ed energetiche dovuti alla recente espansione istituzionale degli orizzonti scientifici. Finalmente alla NASA viene analizzata tutta la scienza rimasta a lungo in sordina, studiata da fisici come Nikola Tesla, Konstantin Meyl e altri.[8] Alexander stesso continua a chiamarle Onde Scalari, nonostante la sua esposizione comprenda una vasta spiegazione teorica, quindi matematica, empirica e storica del fenomeno delle onde elettriche longitudinali.[9]
http://www.altrogiornale.org/wp-content/uploads/2015/11/Fig.-2-Onde-hertziane-e-onde-non-hertziane.jpg Fig. 2 Onde hertziane e onde non-hertziane. [10]
Tesla in principio ricavò la conoscenza dell’etere dal suo amore per la lettura e per lo studio, trattandosi in verità di un sapere tramandato nei secoli attraverso gli scritti di tutte le culture. In quella classica occidentale, la quintessenza di Aristotele e di Cartesio, aether (αἰθήρ) in greco, da cui prese nome anche Aither divinità dell’aria dei cieli superiori che solo gli dei respirano, ma anche Avir (אויר) in ebraico, l’etere celestiale, il Prana vedico (प्राण), il Ki cinese (氣). Tutte facce della stessa medaglia, che mantiene caratteristiche sempre molto simili a sé stessa, profondamente incastonata nei popoli del pianeta, nelle loro religioni e in seguito anche nelle scienze occidentali. Da Galileo, che concepiva la Luna come avvolta in un etere diverso dall’aria, fino a Leibniz, che nel 1671 nella sua Hypothesis physica nova -Theoria motus concreti si dilungò sull’etere, sul suo movimento a vortice e sull’interazione gravitazionale con l’acqua e con il pianeta in generale. Isaac Newton attaccò molto questa teoria, contrapponendosi alle precedenti teorie sulla gravità e sulla luce, affermando tra l’altro che quest’ultima fosse composta da particelle..
Nel 1678 però Christian Huygens fu costretto a formulare di nuovo una teoria ondulatoria della propagazione luminifera per poter spiegare alcuni fenomeni ottici come la riflessione, la rifrazione e la birifrangenza in alcuni cristalli. In questa teoria le onde si propagavano sulla terra e nel cosmo intero attraverso l’etere, che però era diventato ora un mezzo unicamente necessario alla propagazione della luce nel vuoto.
Saltando in avanti fino all’Ottocento, James Clerk Maxwell, come abbiamo già visto completò una teoria che comprendeva elettricità, luce e magnetismo, nel primo grande atto di unificazione della scienza moderna. Nella trattazione delle sue equazioni originali Maxwell identificò due tipi di onde, che chiamò elettromagnetiche. Una trasversale, staccata dal mezzo di propagazione, l’altra longitudinale, intrinseca al mezzo. Le onde longitudinali vengono chiamate anche onde piane, cioè onde meccaniche come il suono per l’aria, in cui è il materiale del mezzo stesso a spostarsi nella direzione di propagazione.
Se l’etere fosse stato il mezzo in cui si propagano le onde elettromagnetiche, sarebbero dovute esistere anche un tipo di onde di natura longitudinale.
«Il campo elettromagnetico è quella parte di spazio che ospita e circonda i corpi che sono in una condizione elettrica o magnetica. Esso può essere riempito di ogni tipo di materia o possiamo tentare di svuotarlo di materia pesante (come è il caso nei tubi di Geissler e altri così detti ‘vuoti’). C’è sempre in essi tuttavia ancora sufficiente materia da ricevere e trasmettere le vibrazioni luminose e termiche ed è proprio in quanto non viene alterata in modo sensibile la trasmissione di quelle radiazioni se si sostituiscono corpi trasparenti di densità misurabile in luogo del ‘vuoto’, che siamo costretti ad ammettere che le oscillazioni sono proprie di una ‘sostanza eterea’ (e non di materiale pesante) la cui presenza modifica puramente in un qualche modo il movimento dell’‘etere’. Abbiamo perciò, dai fenomeni luminosi e termici, qualche motivo di credere che esista un ‘mezzo etereo’ che riempie lo spazio, permea i corpi ed è capace di mettere in moto e di trasmettere quel moto da un punto all’altro e di comunicarlo alla materia pesante tanto da riscaldarla e influenzarla in vari modi.»[11]
Non essendoci stato nessuno che ne avesse trovato evidenza reale nel 1865 Maxwell mise questa idea nel cassetto, dove rimase per molti decenni. Sfortunatamente, dopo le verifiche di Hertz delle onde trasversali, le Equazioni di Maxwell vennero stravolte da Oliver Heaviside e altri, togliendo la componente scalare dei quaternioni, che prevedevano le onde longitudinali, riducendole a più “semplici” calcoli vettoriali. Tesla sbarcò invece nel Nuovo Mondo con un’idea intatta dell’etere, integrata nelle sue profonde conoscenze di ingegneria elettrica. Al contrario di quel che pensano in molti però egli non fu affatto l’unico ad occuparsi di etere. Anzi fu l’unico che si ostinò a farlo da solo, a modo suo, isolato dagli altri che invece si confrontavano continuamente sui rispettivi progressi, epistolarmente o tramite convivi scientifici nelle principali città europee. Lorentz, Einstein, Cartan, Poincaré, Penrose e anche molti scienziati quantistici affrontarono il problema dell’etere per tutta la loro vita, e altri continuano a farlo oggi.
Tesla in definitiva fu l’unico che venne interrotto accidentalmente.
– Un esperimento cruciale
Nel 1888 Albert Abraham Michelson e Edward Morley avevano effettuato un esperimento di rilevazione della luce per verificare definitivamente l’esistenza dell’etere tramite l’influenza del così detto “vento d’etere” (onde longitudinali) sulla sua velocità di propagazione. La misurazione -effettuata con una fonte di luce e alcuni specchi direzionati alcuni a favore, altri contro la rotazione terrestre- si era conclusa senza alcuna evidenza della presenza del medium e del suo “vento”. Dopo che Max Plank ebbe sconvolto la fisica col suo nuovo concetto di quantizzazione discreta delle interazione energetiche, Albert Einstein nel 1905 pubblicò “sull’elettrodinamica dei corpi in movimento”, in cui pose le basi della Relatività ristretta, e la sua analisi sull’effetto fotoelettrico, che gli valse il Nobel e gli assicurò credibilità assoluta, togliendo di mezzo le onde e inaugurando il secolo del fotone. In concomitanza con le trasformazioni di Lorentz riviste da Poincaré, il fisico tedesco dichiarò seccamente che per la sua nuova teoria non c’era bisogno di nessun etere.
È curioso che il fisico olandese Hendrik Lorentz, nonostante le sue famose “trasformazioni” si accordassero con la relatività dei corpi in movimento della teoria di Einstein, notò che esse andavano altrettanto in armonia con le equazioni di Maxwell. Egli difatti, come anche il fisico matematco Jules Henri Poincarè, rimase d’accordo con l’assunto dell’etere.[12] Gli scienziati di tutto il mondo invece, con occhi e lenti puntate su questa faccenda, presero per buona la postulazione di Einstein. Questo episodio è del tutto cruciale nella storia della fisica moderna. Egli stesso ben quattordici anni dopo si trovò costretto a ritirare la sua affermazione: «Sarebbe stato più corretto se nelle mie prime pubblicazioni mi fossi limitato a sottolineare l’impossibilità di misurare la velocità dell’etere, invece di sostenere soprattutto la sua non esistenza. Ora comprendo che con la parola etere non s’intende nient’altro che la necessità di rappresentare lo spazio come portatore di proprietà fisiche.»[13]
Eppure oggi il concetto di medium è confuso e incompreso e nominare l’etere pare obsoleto e antiscientifico. Michelson decise di ripetere l’esperimento nel 1924, questa volta con H.G. Gale, misurando l’effetto della rotazione diurna della Terra sulla velocità della luce. Le frange d’interferenza questa volta evidenziarono l’influenza della rotazione della Terra sulla velocità apparente della luce, confermando perciò sia la relatività che l’etere in un colpo solo.
«È quindi permesso assumere un mezzo colmante nello spazio se ci si riferisce al campo elettromagnetico e quindi anche alla materia. Non è permesso tuttavia attribuire a questo mezzo uno stato di movimento in ogni punto in analogia con la materia ponderabile. Questo etere non può essere concepito come consistente di particelle.»[14]
http://www.altrogiornale.org/wp-content/uploads/2015/11/fig-3.jpg Fig. 3 Esperimento di Michelson Morely, con i due scienziati al centro.
Nella relatività generale, postulando il cronotopo che oggi conosciamo come spazio-tempo, la geometria quadrimensionale in cui spazio, tempo e campo gravitazionale diventano un cosa unica, Albert si rese conto che un medium con delle caratteristiche precise doveva per forza esistere. D’altronde ciò che pensava Einstein sulla non particellarità del medium è vera solo a metà. Le sue relazioni con la materia erano ancora poco chiare, soprattutto dopo la nascita del concetto planckiano di particelle come “quanto” di energia e dopo la definizione dell’entità “quasi-particella”. Oggi infatti si parla di eventuali quantizzazioni dello spaziotempo e addirittura di quantizzazioni dell’etere.[15] [8] Advanced Energetics for Aeronautical Applications: Volume II, David S. Alexander, MSE Technology, Applications, Inc., Butte, Montana, Aprile 2005, nasa.gov/centers armstrong [9] nasa.gov/archive
[10] jmag0904.what-are-scalar-waves
[11] James C. Maxwell, cit. in Tre Aspetti della Scienza- Faraday, Maxwell, Tesla. Carlo Vitali. pp. 72-73. [12] wikiwand.com
[13] Einstein, da una lettera a Lorentz. 1919. Cit. in L. Kostro, Einstein e l’etere, p. 12, Dedalo edizioni, 2001.
[14] Albert Einstein, Grundgedanken und Methoden der Relativitätstheorie in ihrer Entwicklung dargestellt, § 13, 1920. [15] sota.quantumaetherdynamics.org; 16pi2.com; peswiki.com
visto su altrogiornale.org
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