Test estremo contro stress e solitudine

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Test estremo contro stress e solitudine

Marte anti-stress

di Matteo Orsucci

Prendete un gruppo di astronauti, rinchiudeteli in un simulatore per missioni spaziali e tarate il
navigatore intergalattico sull’uscita “Marte”. Vabbè, fin qui nulla di strano. Tale gruppo di
astronauti in isolamento c’è già, in quel di Mosca, e uno studio congiunto tra Cnr di Pisa,
l’altrettanto pisana Scuola Superiore Sant’Anna, il Centro Extreme, servirà a stabilire quale
connessione c’è tra le persone sane soggette allo stress di un viaggetto seppure virtuale su Marte e
l’insorgenza di malattie legate all’asse cervello-cuore-polmoni.

Si parte da un dato specifico: il corpo umano in situazioni di stress produce sostanze che servono a
riequilibrare lo scompenso. «Catecolamine e cortisolo, per esempio – spiega a Libero il dottor
Angelo Gemignani del dipartimento di Fisiologia clinica del Cnr – che vengono rilasciate in circolo
davanti a situazioni di stress. È il modo con cui l’organismo combatte l’emergenza, ristabilisce la
normalità insomma. Ma se lo stress aumenta nel tempo, o meglio si diluisce in un arco temporale
prolungato, come può essere una missione spaziale, beh gli effetti sull’organismo possono essere
seri e le condizioni sintomatologiche e sindromiche che si innestano su questo possono avere
ripercussioni serie».

Gli scienziati hanno osservato che negli atleti estremi, anche’essi sottoposti a gravi situazioni di
stress, la condizione sintomatologica più frequente è un’alterazione del sonno. «L’insonnia o la
polisonnia – prosegue Gemignani – sono solo due delle spie che devono attrarre l’attenzione». Il
dottor Antonio L’Abbate, direttore del Centro Extreme, fa notare peraltro che «tali campanelli
d’allarme se trascurati per lungo tempo, e quindi non curati, possono ingenerare a loro volta
disturbi più o meno lievi a carico di specifici organi bersaglio tra cui lo stomaco, il cuore con
aritmie più o meno serie, il cervello, l’apparato respiratorio e il sistema immunitario che invece
tende a deprimersi».

E uno arrivato fin qui potrebbe anche dire: beh, saranno problemi degli astronauti, insomma mica
tutti il week end lo passiamo, chessò, sugli anelli di Saturno… L’interesse della ricerca – al di là
delle battute – sta però da un’altra parte: capire come tali condizioni prepatologiche insorgono per
far sì di intervenire in tempo.

Del resto, confermano gli scienziati, lo stress quello è e altro dato di fatto è quello che viviamo
in una società stressogena, che porta di per sé ad avere piccole o grandi frustrazioni quotidiane.

«Ecco – dice il dottor Gemignani – quella che per il sentimento comune è una lieve depressione e che
in realtà è uno stato apatico magari, o una piccola frustrazione, sono precedute spesso da disturbi
del sonno come quelli registrati in chi con le condizioni di stress estremo ci ha a che fare per
sport o lavoro, vedi atleti e astronauti. Per questo li vogliamo studiare. Alcune onde
dell’elettroencefalogramma notturno mostrano alterazioni che sono specifiche. Un’insonnia che da
transitoria diventa cronica può portare ansia, depressione, malattie che sono di tutta la
popolazione. C’è un 2,5% di possibilità in più di sviluppare una forma depressiva se si soffre di
disordini del sonno. Noi studiamo soggetti sani per curare i malati».

Insomma, gli astronauti guariranno le frustrazioni da casalinghe disperate di ciascuno… «Beh, se
vogliamo metterla così – chiude Gemignani – possiamo pure dirlo: usiamo gli astronauti per curare le
casalinghe disperate».

Casalinghe? Come astronauti

www.regione.toscana.it/

Un test estremo contro stress e solitudine

Sei astronauti isolati dal mondo esterno per più di tre mesi potrebbero fornire una soluzione per
combattere lo stress cui, tra l’altro, sono sottoposte le casalinghe, spesso sole in casa per molte
ore, e chi svolge lavori in condizioni estreme come i pompieri. Così i ricercatori del pisano Centro
Extreme, team multidisciplinare composto da ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna,
dell’Università e dell’istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa sintetizzano lo studio Ares,
finanziato dalla Regione Toscana, nell’ambito del progetto Mars 500, che fornirà risposte
all’avanguardia sugli effetti dello stress sull’asse cuore-cervello-polmoni.

Rientrati dalla Russia dopo la serie di esperimenti su questo gruppo di volontari isolati per cento
giorni all’interno di una navicella spaziale in grado di simulare il viaggio dalla Terra verso il
Pianeta Rosso, i ricercatori sono ora impegnati nello studio dei risultati. «Il confinamento forzato
negli angusti spazi del simulatore marziano – spiega Angelo Gemignani, ricercatore del dipartimento
di fisiologia e biochimica del Cnr – ha generato risposte fisiche e psicologiche differenti negli
astronauti messi alla prova. Il monitoraggio di tali risposte consentirà di saperne di più circa la
reazione psicofisica dell’organismo umano allo stress generato da condizioni estreme e, soprattutto,
di valutare possibili applicazioni terapeutiche su vasta scala». Tali soluzioni avranno ricadute
positive non solo sugli equipaggi delle missioni spaziali ma anche, più in generale, su tutta la
popolazione.

«Il nostro obiettivo – afferma Antonio L’Abbate, professore ordinario alla Scuola Superiore
Sant’Anna e direttore del Centro Extreme – è quello di riconoscere e studiare i soggetti vulnerabili
durante le performance estreme, per arrivare in ultima analisi a mettere a punto delle misure
correttive».
La Regione Toscana guarda con interesse a questo progetto che «riunisce i migliori ricercatori nelle
diverse discipline, facendoli cooperare per raggiungere un obiettivo che li collega a una più grande
iniziativa condotta a livello internazionale, ossia la missione Mars 500», come spiega Eugenio
Baronti, assessore all’università e alla ricerca della Regione Toscana.

Aggiudicatosi il primo posto nella selezione avviata dall’Agenzia spaziale italiana, il progetto
pisano studia le modifiche dell’onda cerebrale Sleep Slow Oscillation dovute allo stress. Tale onda
sostiene tutte le altre nella fase più profonda del sonno, garantendo il benessere.
«Il Centro Extreme – precisano Gemignani e L’Abbate – sta dimostrando che su alcuni atleti, dopo una
performance che fa salire lo stress, la Sleep Slow Oscillation diminuisce o scompare, alterando le
proprietà ristoratrici del sonno. Solo il ripristino di quest’onda permette di recuperare il
benessere».

Autore: Silvia Alonzo

www.libero-news.it/articles/view/542726

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