Testimonianze scientifiche sulla Meditazione
Testi ed immagini compilati e supervisionati da Marco Stefanelli
Durante la meditazione il soggetto raggiunge uno stato di rilassamento molto profondo, questo è rilevabile attraverso registrazioni delle attività fisiologiche e cerebrali. In questo stato avvengono una serie di modificazioni: la diminuzione del consumo di O2, dell’eliminazione di CO2, del ritmo e della gettata cardiaca insieme al ritmo e volume della respirazione, una notevole diminuzione del lattato ematico e della resistenza cutanea e le modificazioni dell’ EEG con coerenza totale alpha sia intra che inter emisferica e coerenza delle onde theta. Questi indici suggeriscono l’esistenza di uno stato di coscienza diverso da quelli normalmente conosciuti come veglia, sonno e sogno.
La sincronizzazione dei due emisferi e la presenza di onde theta sono due caratteristiche peculiari della meditazione: il primo aspetto indica che c’è una forte sinergia tra gli emisferi destro e sinistro e che i neuroni stanno lavorando in maniera sincronica; il secondo, tipico del sonno, sembra teoricamente incompatibile con la veglia del soggetto meditante. Gli studi svolti suggeriscono che la pratica meditativa sembra provocare una risposta integrata, o riflesso, che è mediata dal sistema nervoso centrale.
Alcuni psicologi dell’Università di Washington affermano di avere prove attendibili che la meditazione incrementa il funzionamento dell’emisfero cerebrale destro. Gli effetti sembrano anche essere cumulativi. I meditatori più esperti ottengono risultati migliori sia dei meditatori principianti che del gruppo di controllo.
“Per quanto ne sappiamo, questo è il primo studio sperimentale che connette la meditazione con l’emisfero non dominante” – hanno detto Robert Pagano e Lynn Frumkin dell’università di Washington – “La dimostrazione di questa connessione è coerente con l’aumento delle ricerche empiriche che associano l’emisfero destro alle tecniche di espansione della consapevolezza”. “E’ importante notare,” dicono i ricercatori, “che i dati risultati dai non meditatori e dai meditatori inesperti… rientrano nei parametri normali. Sono i dati dei meditatori esperti che risultano al di sopra della media e che hanno prodotto differenze significative”.
Ricerche scientifiche sulla meditazione a distanza con sincronizzazione elettroencefalografica collettiva hanno provato scientificamente la sincronizzazione tra i cervelli di due gruppi di persone in meditazione a più di 200 Km.
Affascinanti, rigorosi e innovativi sono stati alcuni esperimenti sul cervello compiuti alcuni anni fa dal medico e ricercatore italiano Federico Nitamo Montecucco e dai suoi collaboratori. Con uno strumento chiamato “Brain Olotester”, da lui inventato insieme a William Giroldini, è possibile monitorare simultaneamente le onde cerebrali beta, alpha, theta e delta ed è anche possibile verificare in modalità sincrona come si rapportano tra loro le attività degli emisferi destro e sinistro del cervello. Uno speciale software è in grado di analizzare il livello di coerenza emisferica. Dagli esperimenti risultò che nello stato di veglia le persone avevano un basso livello di coerenza, cioè i miliardi di neuroni producono onde elettromagnetiche non coerenti tra loro. Queste onde, dice Montecucco, si comportano un po’ come dei musicisti che fanno le prove con i loro relativi strumenti mentre si cimentano su un brano del loro spartito. Questo genera una cacofonia diffusa, fino a che non entra il direttore d’orchestra che catalizza l’attenzione e inizia a sincronizzare i tempi e i ritmi dell’intera orchestra. Gli ordini del direttore trasformano la cacofonia in armonia. Il livello di coerenza raggiunto in stati particolari come quello di meditazione è simile a quello dell’opera del direttore d’orchestra. Ma Nitamo Montecucco si è voluto spingere oltre, cercando di verificare se questa coerenza e sincronizzazione si potesse raggiungere con più persone nello stesso momento. Uno storico esperimento scientifico sulla sincronizzazione tra le onde elettroencefalografiche cerebrali di due gruppi di meditatori a più di 200 chilometri di distanza fu infatti sviluppato e condotto dal Dott. Nitamo Montecucco dell’Istituto Cyber Ricerche Olistiche del Villaggio Globale di Bagni di Lucca, in collaborazione con il Club di Budapest, e con il supporto tecnico scientifico del Dr. William Giroldini e del Dr. Alessandro Marraccini.
L’esperimento – svolto in concomitanza con la Giornata della Meditazione/Preghiera Globale della Pace del 20 Maggio 2007, a cui hanno partecipato circa un milione di persone in 54 Paesi del mondo – è stato condotto con due elettroencefalografi computerizzati “Brain Olotester 412” sincronizzati tra loro al centesimo di secondo tramite dispositivi satellitari. I risultati hanno evidenziato una correlazione statistica altamente significativa tra i due gruppi, con una sincronizzazione media dello 0,64%, e con picchi massimi del 5,4%! Tali risultati rappresentano un risultato eclatante, al di sopra di ogni previsione scientifica, visto che la sincronizzazione statistica attesa sarebbe pari allo 0 %. Questi risultati testimoniano scientificamente l’esistenza di una profonda comunicazione neurofisiologica “non locale” tra individui, la possibilità che le persone possano connettersi a distanza grazie alla meditazione. L’esperimento dimostrerebbe l’esistenza di una “coscienza planetaria” che nella Giornata della Meditazione/Preghiera Globale della Pace connetteva 1.000.000 di persone tra loro superando i confini fisici, di razza, di cultura e di religione. Queste ricerche sono l’ultimo risultato di una ricerca, iniziata diciotto anni fa dal Dott. Nitamo Montecucco, sulla coerenza-sincronizzazione cerebrale, che ha portato importanti risultati nella comprensione dei meccanismi neuropsichici e psicosomatici delle malattie e della loro possibile guarigione. Queste ricerche hanno provato che esiste una comunicazione (elettromagnetica e anche non-locale) tra le aree del cervello e gli emisferi di una stessa persona, tra i cervelli di due persone vicine (madre-figlio, medico-paziente, amanti, ecc.), tra i cervelli di persone in meditazione a distanza.
Cervelli di due persone legate da un qualche vincolo di amore o amicizia hanno mostrato un elevatissimo livello di coerenza. Quest’ultima ricerca ha concluso un ciclo di sperimentazioni che portano a rivedere completamente le basi delle neuroscienze applicate alla medicina psicosomatica e all’evoluzione umana sul nostro pianeta.
Robert Keith Wallace fu il primo scienziato americano ad intraprendere l’indagine scientifica dello stato di coscienza nella pratica della cosiddetta “Meditazione Trascendentale” o “MT”. La sua tesi di Ph.D., sostenuta nel 1970 alla scuola di Medicina dell’Università della California a Los Angeles, sugli effetti fisiologici della MT, costituisce una pietra miliare. In seguito, alla scuola di Medicina di Harvard, assieme a Herbert Benson, cardiologo e professore aggiunto di medicina, egli proseguì le sue indagini sulla potenziale applicazione della MT al campo della salute. Fu scelta la Meditazione Trascendentale come tecnica orientale di meditazione perché era praticata da molti americani che costituivano un gruppo abbastanza eterogeneo facilmente raggiungibile e che avevano appreso la tecnica in maniera omogenea. Inoltre, a differenza dei meditatori indiani e giapponesi, precedentemente osservati, coloro che praticavano la Meditazione Trascendentale erano esenti da speciali osservanze religiose, dietetiche o ritualistiche che potevano in parte essere delle variabili in sede di studio.
Bujatti e Riederer (1976) riportano un eccezionale aumento del metabolita della serotonina 5-HIAA durante la meditazione ed osservavano che la serotonina era “l’ormone dell’appagamento e del riposo”. Gli stessi ricercatori riportano un aumento nella serotonina nell’urina durante l’agopuntura.
Davidson e Schwartz (1984) hanno fatti studi su diversi tipi di meditazione ed hanno concluso che forme di meditazione Zen che richiedono che la persona osservi il respiro o reciti un mantra in sincronia con il respiro sono particolarmente efficaci perché attenuano simultaneamente l’ansia cognitiva e quella somatica.
Delmonte e Kenny (1987) considerano la meditazione come un complemento alla psicoterapia e ritengono che la meditazione possa ridurre i sintomi dell’ansia, dell’insonnia, dell’uso di droghe, migliorando anche l’autorealizzazione delle persone. Kuntz e altri (1985) presentano una struttura di integrazione di meditazione e psicoterapia mettendo in evidenza i vantaggi sinergetici della combinazione delle due pratiche.
Presso la facoltà di Medicina dell’Università di California, San Francisco, il prof. Dean Ornish ha sviluppato una cura sperimentale con pazienti affetti da gravi disfunzioni cardiache, senza intervento chirurgico e senza medicamenti ma con uno stile di vita più sano, che comprende una dieta particolare, sostegno psicologico di gruppo e soprattutto pratiche di meditazione. La cura ha dato eccellenti risultati. Dato che le malattie di cuore uccidono più persone di tutte le altre cause di morte insieme, il lavoro del prof. Dean Ornish ha ricevuto forti riconoscimenti in tutto il mondo. Il programma di Ornish “Apri il tuo cuore” è il primo esperimento terapeutico che unisce modificazione dello stile di vita, dieta, esercizio, appoggio psicologico e meditazione come soluzione alle più gravi disfunzioni cardiache: mai prima una ricerca controllata aveva dimostrato che il blocco delle arterie e altri disturbi cardiaci potevano regredire senza medicine né chirurgia.
Nell’ottobre 1990 sulla rivista tedesca Capital è uscito il resoconto di un convegno con la presenza di 597 fra dirigenti aziendali, politici ed economisti, che riporta anche l’intervento di Gerd Genken, consulente aziendale che ha sintetizzato alcune delle proposizioni del convegno che riportiamo: “La futura gestione aziendale non ha bisogno di nuove strategie ma di una coscienza migliore nell’individuo. La coscienza individuale sarà uno dei più forti fattori di successo perché aggiunge qualificazione alle strategie. Se la coscienza individuale è ristretta e sbagliata anche le migliori strategie falliscono. Ma se si vuole cambiare la propria coscienza occorre una sorta di grimaldello che apra la porta alle dinamiche interiori. Uno di questi strumenti è senz’altro la meditazione. La meditazione è la tecnica in grado di far vedere la propria mente e individuare la coscienza interiore. La meditazione diventerà negli anni ’90 di diretta competenza dei dirigenti aziendali che vogliano qualificarsi per una gestione valida ed espansa dei problemi da affrontare nel mondo del lavoro”.
Come sapere se si sta realmente meditando? La psicologa Patricia Carrington Ph.D., esperta in gestione dello stress e meditazione, risponde con un’altra domanda paradossale: Come sapere se si sta sognando? La Carrington osserva che la passività apparente della meditazione non è affatto apatia, tuttavia frapporre alla meditazione il giudizio impedisce l’evolversi del processo… ‘meglio godersi il momento con la massima consapevolezza e il massimo rispetto per se stessi’ è il suo consiglio per chi medita… permettere a ricordi e desideri di galleggiare. ‘Quando il passato e il futuro si uniscono in una piacevole sensazione di tranquillità, ecco, allora state meditando’. Chi inizia a meditare trova di solito difficile ‘non fare nulla’ perché è al di fuori dell’etica moderna legata alla produttività.. occorre tempo e pazienza.
Jon Kabat-Zinn Ph.D., fondatore della Stress Reduction Clinique all’Università del Massachusetts, Medical Center in Worchester, nel suo recente libro ‘Full Catastrophe living’ (Vivere in piena catastrofe) descrive così gli inizi della meditazione: “E’ come incontrare un vecchio amico dopo tanti anni. All’inizio c’è un po’ di imbarazzo, non si sa bene chi si ha di fronte. Ma poi questo imbarazzo se ne va e il risultato è uno stato di benessere che ricarica molto più di un buon sonno. Dopo circa 20 minuti di meditazione, il consumo di ossigeno diminuisce di circa il 17%, cosa che normalmente avviene dopo otto ore di sonno”.
A livello terapeutico la meditazione aiuta a liberarsi dall’insonnia, dall’ansia cronica, dall’irritabilità, dalle tensioni muscolari, cura il mal di testa, la mancanza di fiducia in sé stessi e i blocchi alla creatività. Ricerche mediche hanno evidenziato che la meditazione può curare certi casi di sterilità, specialmente nelle donne in età più avanzata. Il cardiologo Herbert Benson di Harvard, attribuisce questi effetti benefici a quella che chiama ‘la risposta di rilassamento’ insita nella meditazione che si contrappone agli effetti dannosi della risposta allo stress ‘lotta o fuggi’. Ma soprattutto, la meditazione rende consapevoli di quanto siamo dediti all’incessante attività mentale, insegnandoci che i pensieri possono essere semplicemente osservati, che non sono la realtà o la nostra identità, ci possiamo liberare dalla tirannia della mente. E la chiarezza e l’equilibrio mentale che ne conseguono ci accompagnano poi nelle nostre attività quotidiane. In un’epoca in cui molti di noi si giudicano da quello che fanno, da quanto guadagnano e da dove vivono, la meditazione è un modo molto pratico per prendere contatto con ciò che siamo veramente.
Nel suo libro “Psicologia del ciclo della vita”, il prof. Ferrini descrive la meditazione e i flussi psichici:
“Osservando e meditando su di un oggetto possiamo entrare in contatto con il suo flusso psichico; se invece non vi poniamo attenzione, neppure lo percepiamo. L’attenzione, figlia prediletta dell’intelligenza, è un fenomeno straordinario, una sorta di laser psichico che, posandosi su qualcosa, ne illumina e ne evidenzia qualità recondite. All’attenzione segue la concentrazione, successiva alla concentrazione è la meditazione, dalla meditazione si può avere accesso al samadhi, che significa entrare in intimo contatto con qualcosa. Pensate quale specificità di linguaggio hanno messo a punto millenni or sono i saggi che hanno descritto i fenomeni della percezione: dharana (concentrazione), dhyana (meditazione), samadhi (assorbimento).
Cosa significa concentrarsi? Il centro, anche nella geometria euclidea, è un punto. La mente deve diventare quel punto per ottenere dharana.
Dhyana è il flusso ininterrotto di citta (l’insieme della coscienza) verso l’oggetto di contemplazione. In precedenza la mente può sfuggire spesso al controllo ed essere riportata indietro, ma nello stadio di dhyana la distrazione è pressoché annullata e la mente si focalizza senza interruzioni su di un unico punto, per un certo periodo di tempo. Gli oggetti rilasciano il loro contenuto psichico e il soggetto meditante riesce a coglierli nella loro natura più intima (samadhi). La meditazione è un mezzo potentissimo di approfondimento della conoscenza. In questa fase si ha dunque una realizzazione dell’oggetto sul quale si medita. A seconda di ciò su cui poniamo attenzione, abbiamo differenti tipi di contatto: alcuni straordinariamente appaganti, che fanno scaturire una gioia intensa e ci aiutano a scoprire l’inconscio superiore, che nulla ha a che fare con quello patologico, oggetto di studio di una certa psicologia e delle sue terapie.
Ogni oggetto stimola l’apparato sensoriale, costituito dai cinque organi d’azione, pancakarma indriya (panca cinque, karma azione, indriya sensi): bocca, mani, piedi, ano e organi genitali.
L’oggetto, attraverso onde energetiche, stimola gli organi dei sensi, che funzionano come trasduttori primari. Il trasduttore ha il compito di trasformare quell’energia (pratyaya) da una certa frequenza in un’altra trasmessa, attraverso i fasci nervosi, fino alle aree specializzate della corteccia cerebrale, che recepiscono ed elaborano le immagini mentali.
A partire dal momento in cui stimola il trasduttore o karma indriya, il pratyaya diviene vritti e produce una modificazione del campo mentale, responsabile della continua agitazione del soggetto. La percezione sensoriale genera quindi le vritti. A questo punto si può cominciare a capire il meccanismo che precede i disturbi della personalità.
Gli organi di senso (orecchie, pelle, occhi, lingua, naso) in quanto tali, hanno base organica, le facoltà sensoriali (panca jnana indriya: udito, tatto, vista, gusto e olfatto) ovviamente no: esse appartengono alla struttura psichica, la quale governa il sistema nervoso con i suoi neuroni e le complesse sinapsi, che possono dirsi strumenti di facoltà superiori, organi mentali. Esse necessitano di un substrato organico per essere operative ma talvolta, anche avendone a disposizione uno perfettamente sano, la loro funzione viene comunque meno, come nel caso di cecità o sordità isteriche.
Le facoltà sensoriali e gli organi di senso, già di per sé strumenti di altissima tecnologia, sono sofisticate ma operano solo in presenza dell’atman. Non è tanto l’occhio che vede, né tutta la struttura nervosa tesa alla traduzione dell’esperienza visiva, né il nervo ottico con il suo collegamento alla parte posteriore del cervello, né la psiche che presiede l’intera operazione percettiva-cognitiva, bensì l’atman. La conferma è che quando essa fuoriesce dal corpo, tutto l’apparato cessa di operare”.
approfondimento su http://www.amadeux.net/sublimen/
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