The Divine Cosmos: capitolo 7.3

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The Divine Cosmos: capitolo 7.3

di David Wilcock

7.10 – COLLEGAMENTO TRA IL SISTEMA SOLARE E LA NUOVA FISICA QUANTICA

Un’altra scoperta chiave che connette il Sistema Solare al nostro modello quantico è stata
pubblicata da Richard Hoagland e The Enterprise Mission, ispirata dal lavoro pionieristico del
Tenente Colonnello Tom Bearden. Nel capitolo 12 del nostro precedente lavoro, abbiamo visto le
anomalie dei pianeti, e trattato alcuni esempi dove si è visto che i pianeti nello spettro
dell’infrarosso hanno un grado di calore significativamente più alto di quanto non siano in grado di
ricevere dal Sole. Sono stati proposti molti modelli diversi nella scienza ufficiale sulla
provenienza di questo calore, e Bearden, Hoagland e altri hanno presentato la prova che regola
questi modelli. Nella prossima figura vediamo la soluzione di Bearden, Hoagland e altri a questo
rebus: cioè che la quantità di calore che ogni pianeta irradia nello spazio è direttamente correlato
a quanto movimento avviene in e attorno ad esso.

Figura 7.9 – Relazioni in tutto il Sistema Solare tra emissioni di calore e momento angolare.

Questo modello ha mandato in confusione molti dei partecipanti che ne discutevano sul tavolo della
discussione di The Enterprise Mission. La chiave sta nel fatto che la quantità di momento angolare
che viene calcolato include il corpo più i satelliti. La Terra ruota sul proprio asse, rivoluziona
intorno al Sole e ha anche la Luna in orbita. Perciò, la figura di poco più di 1016 per la terra
sull’asse in basso del grafico è il totale combinato di tutti i momenti in questo sistema. I momenti
angolari specifici di Urano, Nettuno Saturno e Giove sono anch’essi funzione della quantità totale
di movimento che avviene nel pianeta stesso e in tutte le sue lune.

Dal grafico risulta chiaro che c’è una relazione molto sottile tra l’ammontare dei momenti intorno
ad un oggetto e la sua emissione di calore totale. Inoltre, con i dati che possediamo ora, è chiaro
che il Sole sembra non prendere posto lungo questa stessa linea. Questa discrepanza suggerisce che
ci deve essere almeno un pianeta in più nel Sistema Solare che non abbiamo ancora trovato. Una volta
che tutti gli oggetti nel nostro Sistema Solare saranno conosciuti e inclusi nel conto, si prevede
che anche il Sole si allinei perfettamente con questa linea.

Quindi che relazione ha, questo, con la fisica quantica? In realtà è piuttosto semplice. Maggiore è
l’energia eterica che scorre in un oggetto o gruppo di oggetti, maggiore sarà il momento angolare
del sistema. Questa relazione di energia può essere misurata direttamente dall’ammontare di energia
luminosa (luminosità) che emana dall’oggetto, sia nello spettro visibile sia in quello infrarosso.
Tale relazione sarebbe impossibile se i pianeti fossero realmente separati tra loro da spazio
“vuoto”. Comunque, in questo modello, noto come l’Ipotesi di Schuster, più un pianeta o una stella
si muove attraverso l’etere, più etere raccoglie al suo interno.

Nel nostro modello quantico abbiamo l’effetto di Biefield-Brown che mostra come la carica negativa
delle nuvole elettroniche fluisce nel nucleo caricato positivamente. Ad un livello molto minuscolo,
questo nucleo atomico è in realtà una forma di plasma luminoso, proprio come vediamo
nell’esperimento sulla sonoluminescenza, nel plasma termico emanato dalla Terra o nel Sole stesso.
L’ammontare di energia luminosa nel nucleo atomico è funzione diretta di quanto etere vi si muove
all’interno; e possiamo misurare la quantità di etere che entra nel nucleo come una funzione del
momento angolare. Quindi questa relazione tra sole e pianeti mostra che l’emissione totale di
energia del Sole è in relazione diretta con la quantità di movimento di pianeti, lune, comete e
altra materia circostante. Questo movimento rappresenta quanto A1 e A2, le forme principali di
energia eterica, scorre all’interno dell’oggetto.

7.11 – PROVA INDIPENDENTE ESTERNA AL NOSTRO SISTEMA SOLARE

Se questo modello eterico del Sistema Solare fosse effettivamente vero, specialmente se si guarda al
preciso fenomeno della Risonanza Stoneking, allora, per poter essere valido, dovrebbe esistere una
configurazione molto simile in tutti gli altri sistemi planetari. Come abbiamo riportato in The
Shift of Ages, si è visto che il primissimo sistema extra-planetario con più di due pianeti che
l’umanità ha trovato ha esattamente le stesse caratteristiche del nostro Sistema Solare. Gli
astrofisici israeliani T. Mazeh e I. Goldman hanno osservato che la pulsar B1257+12 ha almeno tre
pianeti che vi orbitano intorno che hanno gli stessi rapporti di grandezza relativi gli uni con gli
altri di Mercurio, Venere e Terra. Questa storia è stata dimenticata molto velocemente, ma non prima
di essere riportata da John Gribbin sul The Guardian di Londra, in Inghilterra:

LA SCOPERTA DI UN SISTEMA PLANETARIO RIVELA SOMIGLIANZE IMPRESSIONANTI

Di John Gribbin

LONDRA, dal The Guardian: La scoperta di tre pianeti in orbita intorno ad una pulsar nota come PSR
B1257+12 ha rivelato un sistema con proprietà che corrispondono in modo praticamente esatto a quelli
del Sistema Solare Interno, composto da Mercurio, Venere e Terra. Le similarità sono così
impressionanti che sembra che ci possa essere una legge di natura che assicura che i pianeti abbiano
sempre determinate orbite e determinate dimensioni; e questo alimenta il concetto di un significato
di una relazione matematica [legge di Bode] che regola le orbite dei pianeti nel nostro Sistema
Solare, cosa che molti astronomi hanno bollato come mera numerologia.

PSR B1257+12 è una stella a neutroni in rapida rotazione, contenente poca materia in più del nostro
Sole, compressa in una sfera di soli 10 km circa. Poiché la stella gira, produce un tremolante
raggio di rumore radio, come il raggio di un faro, che produce pulsazioni ad intervalli regolari di
rumore radio rilevabile dalla Terra…

I tre pianeti non possono essere osservati direttamente, ma si rivelano dal modo con cui essi
modificano il periodo delle pulsazioni della pulsar quando mentre vi orbitano intorno. Ci sono
informazioni sufficienti rivelate dalle variazioni nelle pulsazioni per mostrare che i tre pianeti
hanno masse precisamente uguali a 2,98 volte la Terra, 3,4 volte la Terra e 1,5% della Terra. E sono
posizionati, rispettivamente, a distanze dalla pulsar equivalenti al 47% della distanza della Terra
dal Sole, 36% della distanza della Terra dal Sole, e 19% della distanza della Terra dal Sole.

Il rapporto di queste distanze tra i tre pianeti osservati, [1:0,77:0,4] è estremamente vicino al
rapporto tra le distanze di Terra, Venere e Mercurio, che è 1:0,72:0,39.

E le masse dei tre pianeti interni Sistema Solare sono una massa della Terra, 82% della massa della
Terra, e 5,5% della massa della Terra. In ogni caso, i due pianeti più esterni con esattamente la
stessa massa hanno un compagno interno con una massa molto minore…

L’indicazione è che esiste un meccanismo universale per la formazione dei pianeti intorno alle
stelle. Se funziona per sistemi così diversi come una pulsar e il nostro Sole, è possibile che
funzioni per tutte le stelle e che “Sistemi Solari” molto simili al nostro possano essere la regola,
piuttosto che un’eccezione, per tutte le stelle della Via Lattea. Ristampa da Astro Net.

Così, come ha detto Gribbin, è facile prevedere che infine si scoprirà che tutti i sistemi
multi-planetari che verranno scoperti avranno caratteristiche simili, dal momento che questo è
quanto è stato osservato in B1257+12 nel nostro primo vero tentativo. I sottostanti meccanismi di
formazione dei pianeti saranno gli stessi, indipendentemente da dove guardiamo. Non dimentichiamo
anche che poiché B1257+12 è una stella a neutroni, è esattamente 34560 alla terza potenza più densa
della densità media dell’Universo.

7.12 – OSCILLAZIONI RITMICHE DI ALFA CENTAURI A E R SCUTI

Ricordiamo dalla prima parte di questo capitolo che si è determinato che il Sole ha una pulsazione
di esattamente cinque minuti di durata. Un altro fatto interessante è che si è misurato che Alfa
Centauri, la brillante stella più vicina al nostro Sistema Solare, ha una pulsazione di superficie
di esattamente sette minuti di durata. Questo è stato scoperto da F. Bouchy e F. Carrier
all’European Southern Observatory (ESO), usando lo spettrografo Coralie. Questa è la prima volta che
siamo stati in grado di rilevare tali pulsazioni su una stella vicina, ed ancora perfettamente in
linea con il secondo armonico. Come indicava l’articolo della BBC News del Luglio 2001,

ammonta ad una “insiprazione-espirazione” della stella, 875.000 km (544.000 miglia) di raggio, di
soli 40 metri (131 piedi).

Scoprire che anche la prima pulsazione extra-solare è un numero esatto di minuti di lunghezza è
molto eccitante. Il modello dell’ “Oscillatore Centrale” suggerisce anche che in certe stelle
concorrano simultaneamente schemi multipli di vibrazione/pulsazione. E’ stato osservato nel Sole,
con le varie pulsazioni armoniche da 5 a 160 minuti di lunghezza, ed ora è stata notata non solo in
Alfa Centauri A ma anche con le variazioni di brillantezza della stella R Scuti. Il prossimo
estratto da Physics News dice che R Scuti mostra schemi “caotici”, o frattali, di oscillazione,
suggerendo che due o più schemi vibrazionali differenti avvengano nello stesso tempo. Qui dovremmo
ricordare che il termine “caos” è sinonimo di “ordine nascosto” nel linguaggio della Teoria del
Caos:

newton.ex.ac.uk/aip/physnews.215.html#2

STELLA PULSANTE CAOTICA: Osservazioni dettagliate della stella R Scuti mostrano che le sue emissioni
di luce fluttuanti concordano con la definizione matematica di caos (J. Robert Buchler e al.,
Physical Review Letters, 6 Febbraio 1995). Secondo Zoltan Kollath dell’Università della Florida
questa è la prima prova evidente di emissioni caotiche di una stella. Lui e i suoi colleghi hanno
assemblato i dati raccolti in 15 anni da numerosi astronomi. Essi deducono dalla curva della luce
della stella (emissione come funzione del tempo) la nozione che la complessa varietà della
pulsazione possa risultare dalla sovrapposizione di non meno di due differenti schemi vibrazionale
della stella. (Science News, 18 Febbraio 1995)

Appare molto probabile che le prossime osservazioni di questa natura continuerà a rivelare ancora ed
ancora l’importanza del secondo come unità di tempo della pulsazione.

7.13 – PROVA DEL SECONDO COME “QUANTO DI TEMPO” UNIVERSALE

E ora, con le appropriate informazioni addizionali al loro posto, torniamo per il nostro discorso
alla prova che l’unità di tempo che noi chiamiamo il secondo è davvero uno standard universale della
vibrazione. Prima di tutti sappiamo che il nostro sistema di
24-ore-al-giorno/60minuti-all’ora/60secondi-al-minuto di misurazione del tempo proviene dai Sumeri.
Il lavoro di Zecharia Sitchin, Lloyd Pye e altri ha portato ad un’estesa consapevolezza dell’aiuto
extra-terrestre fornito all’antica cultura Sumera dagli Annunaki o Nefilim, che sono noti come
“Coloro che dal Cielo in Terra Giunsero”. In entrambi i nostri precedenti lavori abbiamo visto che
semplicemente accade che come unità di tempo il secondo unifica tutti i movimenti del Cosmo. I tre
punti chiave sono:

La Costante di Nineveh è stata trovata sulle tavole di argilla Sumere e decodificate
dall’astrofisico della NASA Maurice Chatelain, che si occupava di giganteschi calcoli orbitali per
le missioni Apollo. La Costante di Nineveh mostra che tutte le orbite planetarie sono perfette
suddivisioni di un ciclo principale. Questo ciclo è espresso come un valore in secondi di
esattamente sette volte 70 moltiplicato per 60, o (70×60)7. Ogni corpo conosciuto nel Sistema Solare
ha un numero perfetto di cicli orbitali entro questo numero fondamentale, preciso fino al secondo.
Una semplice analogia per ogni pianeta potrebbe essere come dodici uova riempiano perfettamente un
cartone per uova; un certo numero di ciascuno dei cicli arbitrali planetari concorderà perfettamente
con la Costante di Nineveh, senza neanche un secondo di avanzo. Per esempio, Plutone ha 25.000 cicli
nella Costante di Nineveh e la cometa di Halley ha 81.000 cicli. A Costante di Nineveh è in
lunghezza molto vicina ai 6,2 milioni di anni. La Costante di Nineveh è anche una sub-armonica di
numeri ancora più grandi registrati nei codici Maya.

La Costante di Wilcock interconnette armonicamente tutte le orbite di tutti gli oggetti nell’intera
Galassia esattamente nello stesso modo in cui la Costante di Nineveh unifica il Sistema Solare.
Questo numero è esattamente nove volte 0,7 moltiplicato per 60, o (0,7×60)9. Questo numero forma una
figura esatta, in secondi, del vero tempo che impiega la Galassia per completare un giro sul suo
asse, che cala di poco sotto al comunemente citato valore di 225 milioni di anni fino a quasi
esattamente 223,5 milioni di anni. Inoltre, la Costante di Wilcock è esattamente 36 volte la
Costante di Nineveh. E’ altamente probabile che ulteriori scoperte confermeranno che questa Costante
Galattica è il ciclo fondamentale per tutti i sistemi planetari; queste scoperte saranno fatte con
la tecnologia dei viaggi spaziali a velocità super-luce che è già disponibile, e le cui basi
teoretiche sono state già fornite nel volume precedente.

La Costante Universale è stata osservata per la prima volta nel lavoro del dott. Henry B. Myers, le
cui analisi matematiche dettagliate suggeriscono che l’Intera Sfera dell’Universo compie solo un
giro completo durante il suo intero ciclo di vita. I calcoli di Myers, integrando la conoscenza
scientifica con quella degli antichi Hindu Vedici, ci mostra che il vero ciclo teoretico di vita
dell’Universo è estremamente vicino a essere 120 volte la costante di Wilcock, o circa 26 miliardi
820 milioni di anni. Myers stima che attualmente siamo circa a metà strada di questo ciclo. Il
lavoro di Myers dimostra anche che gli antichi astronomi Vedici erano altrettanto consapevoli di
questo ciclo.

Non c’è assolutamente nessuna possibilità che qualcuna di queste costanti possa essere “casuale”,
data la loro precisione; sono una funzione diretta della perfetta vibrazione del secondo proveniente
“battito” del Grande Sole Centrale. Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che tutte queste
costanti fondamentali sono semplici funzioni armoniche di 6 e 7 (ad es. 70 o 0,7 e 60) che vibrano
l’una verso l’altra, utilizzando il secondo come il loro intervallo base di tempo. Vedremo
l’importanza del secondo quando studieremo anche le vibrazioni della musica, che saranno esplorate
più avanti. Il dott. O. Crane ha concluso che la velocità più alta per l’Oscillatore Centrale
dell’Universo è di 1023 cicli al secondo, al fine di poterne tenere conto nelle nostre osservazioni
del regno quantico. Come dice Crane:

Dalla frequenza di 1023 Hz nasce la lunghezza elementare di 10-13 cm, e nello stesso modo abbiamo il
periodo di tempo elementare di 10-23 secondi.

Quello Crane apparentemente non vede è che le pulsazioni devono effettivamente essere una
suddivisione armonica esatta del secondo.

7.14 – PROVA DELLE VARIAZIONI “LOCALI”

Una delle previsioni che si possono fare con questo modello è che quando una densità superiore di
energia viene introdotta in un sistema a vortice sferico, come il nostro Sistema Solare in questo
caso, ci aspetteremmo che il sistema assorba questa energia e sottostia ad alcuni cambiamenti
veramente fondamentali. Nell’introduzione abbiamo brevemente alluso ad alcuni cambiamenti che
stavamo osservando nel nostro Sistema Solare, ma nel prossimo capitolo li chiariremo in dettaglio,
insieme ad ulteriori insiemi di prove per suggerire che questi cambiamenti devono essere causati dal
nostro spostamento in una area di superiore densità energetica della Galassia.

RIFERIMENTI:

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1978. Translated by Orest Berlings.

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3. Deen, Glen. The Physics of an Episodic Quantized Redshift. March 26, 2001. URL:
home1.gte.net/res00bfl/Redshift_Physics.htm

4. Hardy, Geoffrey. Genesis Continuous. URL: www.crash.ihug.co.nz/~hardy/gconsyn.html

5. Kimball, S.N. The Symmetric Theory: An Alternative to Big-Bang Cosmology. 1997. URL:
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members.macconnect.com/users/s/stargate/LaViolette/Disinformation.shtml

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12. Stenger, Richard. Is black hole theory full of hot air? (2002) CNN.com/SPACE, January 22, 2002.
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13. Stoneking, J.B. Stoneking Resonance. (1999) URL:
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16. Wesson, Paul S. Fundamental Unsolved Problems in Physics and Astrophysics. (2000) Prepared for
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18. Wilcock, David. The Shift of the Ages. (2000) URL: ascension2000.com/Shift-of-the-Ages/

19. Wilcock, David. Convergence III. (2001) URL: ascension2000.com/ConvergenceIII/

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Originale in inglese:
www.divinecosmos.com/index.php?option=com_content&task=view&id=101&Itemid=36

Tradotto da Mauro Carfi e Andrea Calabrese per Stazione Celeste www.stazioneceleste.it

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