Thich Nhat Hanh, il Gandhi del Vietnam
(di Isabella Bresci)
“La vita è l’arte di portare felicità a noi stessi e agli altri”: un
buddismo laico, fortemente impegnato nel sociale, dove l’obiettivo è
l’illuminazione collettiva. Solo così si potrà un giorno arrivare alla pace.
Poeta e attivista per la pace, ha operato fin dalla sua giovinezza affinché
il buddhismo portasse pace, riconciliazione e fratellanza nella società.
Thich Nhat Hanh, detto Thay, nato in Vietnam nel 1926, è monaco da più di
cinquant’anni nella tradizione Zen Rinzai, che risale al III secolo dopo
Cristo.
Il suo è un buddhismo per laici, che esce dai monasteri per venire incontro
alla gente che soffre. Ai tempi della terribile guerra in Vietnam con
incredibile coraggio continuò, con i suoi operatori sociali, a dare aiuto
alla popolazione non allineandosi con nessuno dei due partiti che
combattevano, i comunisti o gli anticomunisti filo-americani.
Martin Luther King, lo candidò al Nobel nel 1967, e dopo averlo conosciuto
si schierò per la prima volta pubblicamente contro la guerra in Vietnam.
Due anni dopo, già costretto all’esilio, diede vita alla Delegazione di Pace
Buddhista, che partecipò alle trattative di pace di Parigi, e dal 1982 vive
in Francia, nella comunità buddista da lui fondata, il Plum Village, il
‘villaggio dei pruni’, a cento kilometri da Bordeaux.
La consapevolezza dell’interdipendenza di tutte le cose e di tutti gli
esseri è il perno dell’etica buddista e l’anima dell’insegnamento che Thich
Nhat Hanh presenta al mondo contemporaneo.
Se vogliamo la pace dobbiamo costruirla prima dentro di noi e questo può
solo avvenire responsabilizzandoci e rispettando alcuni impegni che ci
aiutano a rimuovere alcune delle cause più frequenti della nostra e altrui
sofferenza.
La meditazione Vipassana praticata con il monaco vietnamita è più dolce di
quella tradizionale, è facilitata da visualizzazioni guidate e integrata
dalla ‘meditazione camminata’. La meta dell’illuminazione, cioè del
‘risveglio’ del Buddha che è dentro di noi, non è fine a se stessa, ma è un
mezzo per diventare un ‘Bhodisattva’, un essere che aiuta gli altri a fare
lo stesso e così facendo riduce il carico di sofferenza del pianeta.
La pratica della meditazione buddhista, con Thich Nhat Hanh, diventa quindi
non un invito a intraprendere un diverso percorso spirituale ma, al
contrario, un aiuto per tornare ognuno alle proprie radici spirituali,
riconoscendo che alla base di tutte le tradizioni ci sono gli stessi
fondamentali insegnamenti.
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