Ti senti depresso? ascolta Chopin

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Ti senti depresso? ascolta Chopin

data pubblicazione: 22/12/2003

Che la musica abbia effetti benefici sul nostro stato d’animo è innegabile, ma che riesca persino a
curare stati depressivi può sembrare un sogno irrealizzabile.

A suo modo è un’idea rivoluzionaria: basta pillole e pillolette per chiunque soffra di stati
depressivi, si sente incatenato dal lavoro, chiuso da legami affettivi opprimenti e schiacciato dai
ritmi frenetici della società moderna.

Sembra che la musicoterapia si in grado di fare ciò, di sostituirsi all’utilizzo di farmaci nella
cura di stati ansiolitico-depressivi.

Prendiamo come esempio quello della sindrome ansioso-depressiva reattiva allo stato restrittivo, un
fenomeno psichico che provoca nei giovani detenuti agitazione, insonnia, crisi di pianto, tristezza,
inappetenza, svogliatezza e somatizzazione*.

Attraverso la terapia musicale si potrebbe porre rimedio a una forma depressiva molto grave, e
proprio in questa direzione è stata condotta una ricerca dal dottor Biagio Modica, sanitario
dell’Istituto penale per minorenni di Treviso.

I tre giovani che hanno deciso di sottoporsi al trattamento della durata di due mesi, dovevano
ascoltare una serie di melodie per circa 45 minuti, due volte al giorno, cinque giorni alla
settimana. New age e musica classica hanno gradualmente sostituito benzodiazepinici** e altri
antidepressivi.

I risultati non si sono fatti attendere. «Dopo due settimane di musicoterapia, i giovani si
presentavano più tranquilli, con una ridotta sintomatologia ansiosa e senza somatizzazioni varie,
come dolori addominali», racconta il dottor Modica.

Il miglioramento clinico è stato accompagnato da un netto miglioramento sul piano comportamentale
nel rapporto con gli educatori e nell’impegno scolastico.

«È auspicabile che questa forma di cura olistica e bioenergetica trovi sempre più ampia applicazione
clinica: nel nostro istituto, infatti, sono già in programma ulteriori lavori terapeutici con
l’utilizzo della musicoterapia e della cromoterapia per favorire, nei giovani detenuti, maggiore
tranquillità emozionale e relazionale che si traduce in perfetta salute fisica e mentale.

Se una simile terapia funziona in simili situazioni caratterizzate da alto livello di stress non può
fallire in una situazione, sicuramente grave, ma curabile con più facilità come una normale
depressione o uno stato acuto di ansia.
Al primo posto della hit parade c’è Chopin, Sanihelp.it consiglia l’opera 9 numero 2.

di Alessandro Andreazza

*somatizzazione

conversione di tensioni psichiche in sintomi fisici, per i quali non è possibile dimostrare
alterazioni organiche. I sintomi più frequenti consistono in tremori, sudorazione, nausea,
vertigini, senso di nodo alla gola, cefalea, palpitazioni, senso di oppressione e di costrizione
toracica, sensazione di soffocamento, vomito, bruciori gastrici. Spesso questi disturbi diventano
così intensi da costringere l’individuo a recarsi dal medico curante. È importante che vengano
individuati i fenomeni alla base di tali disturbi senza limitarsi ad accertare la presenza dei
sintomi riferiti e l’assenza della malattia organica. Il trattamento delle somatizzazioni prevede
interventi che, soli o in associazione, riducano la reazione d’ansia a livello sia fisico, sia
psichico. Questi interventi consistono in tecniche di rilassamento, interventi psicoterapici e
terapia farmacologica (benzodiazepine**).

**benzodiazepìnici

gruppo di farmaci appartenente alla classe degli psicolettici (composti che inducono depressione del
sistema nervoso centrale e sedazione). I benzodiazepìnici sono caratterizzati da diverse azioni
farmacologiche: ansiolitica, ipnotica, miorilassante e anticonvulsivante. Nel trattamento degli
stati di ansia e dei disturbi del sonno su base ansiosa sono preferiti ad altri farmaci (per
esempio, i barbiturici) per la maggiore efficacia e la relativa sicurezza e tollerabilità. Sono
invece meno efficaci nel trattamento dell’ansia psicotica e per questo sono classificati come
tranquillanti minori, in contrapposizione ai tranquillanti maggiori (fenotiazine e butirrofenoni).

Azione dei benzodiazepinici

Numerosi dati indicano quale principale meccanismo di azione dei benzodiazepìnici un potenziamento o
facilitazione della trasmissione neuronale mediata dal GABA (acido aminobutirrico). Tale
neuromediatore inibisce la liberazione di altri neurotrasmettitori (noradrenalina, serotonina,
dopamina ecc.). La via di somministrazione più impiegata è quella orale; la via endovenosa è
riservata a trattamenti di emergenza, al trattamento dello stato epilettico o all’anestesiologia. Si
possono distinguere composti a vita plasmatica medio-lunga (per esempio, clordiazepossido,
clorazepato, flurazepam, diazepam) e breve (per esempio, bromazepam, lorazepam, oxazepam,
triazolam). Malattie epatiche, età, fumo, assunzione di altri farmaci e fattori genetici possono
interferire con il metabolismo e l’eliminazione. I benzodiazepìnici riducono i livelli di ansia in
tutte le sue varie forme e manifestazioni, soprattutto dell’ansia neurotica. Alcuni composti
(nitrazepam, flurazepam, flunitrazepam) facilitano il sonno e sono indicati nei casi in cui esso è
interrotto più volte nella notte o quando è difficile l’addormentamento. Anche se gli effetti
collaterali sono modesti (astenia, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, talvolta effetti
paradossi come agitazione e insonnia), l’uso continuativo non dovrebbe superare le 6-8 settimane.
Infatti in questi casi la sospensione brusca può causare reazioni o crisi di astinenza (disturbi del
sonno, ansia, irritabilità, sudorazione profusa, nausea, dolori muscolari). Le principali
controindicazioni e precauzioni riguardano la gravidanza e l’allattamento, le malattie epatiche e la
miastenia grave. Pertanto l’uso dei benzodiazepìnici deve essere attento e sotto controllo medico.

www.sanihelp.it/dir/medcomp/scheda.php?ID=1310

Approfondimento sul sito www.sublimen.com

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