Timidezza e cervello

pubblicato in: AltroBlog 0

Timidezza e cervello

di: Johann Rossi Mason – Ecplanet.net

Il cervello di timidi e socievoli lavora in modo diverso.

La timidezza è un dato del carattere oppure è un modo di reagire appreso? Per comprendere meglio il
meccanismo che sottende alla timidezza un gruppo di ricercatori ha effettuato uno studio che ha
rianalizzato il comportamento di alcuni ragazzi e lo ha verificato 20 anni dopo. Il cervello dei
timidi e delle persone reagisce in modo differente quando incontra una faccia nuova, uno
sconosciuto. E sembra che queste differenze affondino le proprie radici nell’infanzia. In pratica
quando un adulto ha a che fare con una persona nuova, evoca le risposte neuronali che aveva avuto da
bambino, che rappresentano una vera e propria ‘firma’ nei circuiti cerebrali. Il meccanismo si
esplica a livello dell’amigdala, la regione del cervello coinvolta in molteplici funzioni tra cui
l’elaborazione delle emozioni e dei meccanismi di sopravvivenza.

Al Massachusett General Hospital di Charleston il dottor Carl Schwartz ha mostrato alcune foto di
sconosciuti a giovani adulti divisi in due gruppi distinti: quelli che avevano un passato di bambini
timidi e quelli invece che sin da piccoli si erano dimostrati socievoli e aperti alle novità.
Ebbene, il gruppo dei timidi ha mostrato una maggiore attività dell’amigdala e la sorpresa dei
ricercatori è stata riscontrare che le differenze individuali nella risposta alle situazioni nuove
si è mantenuta sino a 20 anni dopo. Se i precedenti studi sulla timidezza erano focalizzati sui
bambini questo è il primo esperimento di follow up, ossia il primo studio in cui le tesi iniziali
sono state verificate a distanza di un certo numero di anni con tecniche di brain imaging, una sorta
di controllo.

Fattori ambientali come genitori superprotettivi o fatti accidentali moderano il temperamento con
cui le persone nascono – spiega Schwartz – “con questa ricerca speriamo di individuare il complesso
rapporto tra genetica e ambiente in momenti cruciali dello sviluppo infantile per capire meglio
anche il rapporto esistente tra ansia infantile e possibili disturbi psichiatrici successivi. Questo
non significa che essere bambini riservati porti necessariamente a diventare adulti timidi, diciamo
che lo stile cognitivo di base può essere rafforzato in un senso o nell’altro con le esperienze.
Certo, esiste una interferenza molto forte, ma non un rapporto inevitabile causa-effetto.” Ciò anche
grazie alla plasticità neuronale, ossia alla straordinaria capacità del cervello di modellare se
stesso a seconda delle esperienze.

Istituzione scientifica citata nell’articolo:
Massachusett General Hospital

Johann Rossi Mason
E-mail: jobres@ecplanet.com
Sito personale: Comuni-CARE

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *