TIPI PSICOLOGICI E BUDDHISMO 2
di Vincenzo Tallarico
Seconda parte
LABORATORIO DELLE SCIENZE INTERIORI
L’argomento di questo articolo riguarda la psicologia dei tipi secondo la psicologia analitica,
fondata dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung. IL tema è stato trattato dall’autore in un
seminario tenuto all’ ILTK. La prima parte è stata pubblicata sul numero 3/1991 di Siddhi.
Esaminerò ora i quattro diversi tipi di introverso, iniziando dal tipo di pensiero.
1. L’occupazione principale dell'”introverso con funzione principale pensiero e funzione inferiore
sentimento estroverso” non consiste tanto nel cercare di mettere in ordine gli oggetti esterni,
quanto di interessarsi alle idee che convergono sul soggetto. Questo tipo è incurante dei fatti e si
concentra sui presupposti e sulle motivazioni di un’azione. Per lui è necessario eliminare la
confusione mentale prima di agire e l’interesse sta nella ricerca dell’origine dei propri pensieri;
una volta scopertala, però, li abbandona, senza tentare nulla per renderli produttivi o
comunicabili. E’ alieno alla pubblicità e, alle attività pratiche e parte dal presupposto che se il
suo pensiero è giusto deve automaticamente esserlo per gli altri ed essi devono rendere omaggio alla
sua saggezza. Di solito non fa nulla per accaparrarsi i favori di una persona importante, e quando
ci prova risulta palesemente goffo. Il suo pensiero è tenace e poco influenzabile dagli altri, a
causa della sua introversione che considera il rapporto con l’oggetto come cosa secondaria e non
quindi una valutazione obiettiva della sua opera. In genere nel comunicare i suoi pensieri va
incontro a grosse difficoltà poiché, anche se gli è chiara la loro intima struttura, ha incapacità
ad inserirli nella realtà.
La sua funzione inferiore è quella del sentimento estroverso, per cui viene ad essere rimosso quel
sentimento forte e leale che percepisce la calda presenza degli altri, comune invece al tipo con
funzione superiore di sentimento estroverso.
2. Il tipo con “funzione principale sentimento introverso e funzione secondaria pensiero estroverso”
è soprattutto determinato dal fatto soggettivo. Questo tipo è fondamentalmente sottoposto a
presupposti soggettivi e si occupa solo secondariamente dell’oggetto. Il suo sentimento si manifesta
in modo poco appariscente e in una forma che può venir interpretata erroneamente. La profondità di
questa forma di sentimento può essere solo intravista vagamente, ma non colta con chiarezza. Essa
rende un individuo silenzioso e difficilmente accessibile, giacché di fronte alla brutalità
dell’oggetto si ritrae, per riempire di sé gli intimi recessi del soggetto. Per difendersi, tale
tipo emette giudizi affettivi di carattere negativo oppure ostenta una grande indifferenza;
esteriormente ha un contegno riservato ed equilibrato, una notevole calma, un simpatico
atteggiamento di non interferenza che lo porta ad astenersi dal volere influenzare, e meno ancora
persuadere, gli altri, ma a ben guardare, in genere questo tipo esercita nell’ambiente una segreta
influenza positiva, stabilendo parametri ai quali gli altri si conformano, più o meno
consapevolmente. Lo fanno silenziosamente, perché sono troppo introversi per esprimersi oltre lo
stretto necessario, ciò nondimeno la loro influenza è molto penetrante. Spesso sono questi tipi a
costituire la forza etica di un gruppo: lo fanno senza irritare gli altri con prediche, ma
comportandosi secondo sistemi di valori talmente corretti da attuare segretamente un condizionamento
positivo delle persone intorno a loro.
Quando decidono di servirsi del loro pensiero estroverso in modo creativo, essi incontrano la solita
difficoltà degli estroversi: si lasciano stimolare all’eccesso da troppo materiale, troppe
informazioni e troppi fatti, così che il loro pensiero inferiore estroverso talora si perde in una
palude di dettagli. Il pensiero estroverso inferiore è caratterizzato dalla stessa tendenza negativa
a diventare tirannico, rigido e intollerante (quindi non adattato all’oggetto), tipica di tutte le
funzioni inferiori.
3. Il tipo di “sensazione introversa con funzione inferiore intuizione estroversa” viene descritto
dalla Von Franz (v. Tipologia Psicologica, pag.53, ed. RED) come “una pellicola fotografica
ultrasensibile”, in quanto ha la capacità di essere consapevole in maniera molto precisa di ogni
singolo dettaglio.
Per es. entrando in una stanza noterà il modo di sedersi o stare in piedi delle persone, le
espressioni dei volti, i vestiti, ecc., ma mentre il tipo di sensazione estroverso è determinato
dall’intensità dell’azione dell’oggetto, l’introverso si orienta in base all’intensità della
componente sensoriale soggettiva messa in azione dallo stimolo esterno, non sussitendo però un
rapporto di proporzionalità fra l’oggetto e la sensazione, la reazione allo stimolo potrà risultare
eccessiva o nulla.
Visto dall’esterno questo tipo sembra uno sciocco, lento nella reazione, ma invece a livello
intrapsichico, le reazioni interiori procedono rapidamente. Un esempio di questo tipo è dato nel
libro “La scoperta della lentezza” (Garzanti) dello scrittore tedesco Sten Nadolny. Vi si parla
della vita dì John Franklin (1786-1847), a dieci anni beffeggiato da tutti i suoi compagni di
scuola, che lo consideravano alla stregua di uno scemo del villaggio a causa della sua lentezza, che
addirittura lo faceva restare immobile di fronte a una palla lanciatagli dai compagni. Si sarebbe
detto un handicappato, eppure John accumulò tali e tanti particolari nella memoria e costruì dentro
di sé, anche se lentissimamente, una sicurezza così incrollabile, che a quattordici anni iniziò
un’inarrestabile ascesa che lo vedrà ufficiale di marina in spedizioni artiche ed esploratore del
leggendario passaggio a nord-ovest.
La sua intuizione è simile a quella del tipo con intuizione introversa inferiore, ma viene
attivizzata dagli eventi esterni.
4. Il tipo “intuitivo introverso con sensazione estroversa” può essere o il mistico sognatore e
veggente o l’uomo fantasioso, l’artista. Di norma egli focalizza il suo interesse esclusivamente
sulla percezione e, in quanto artista creatore, nell’attività rivolta a plasmarla. L’uomo fantasioso
si limita invece alla contemplazione e si fa egli stesso plasmare, o determinare da essa.
L’approfondimento dell’intuizíone produce un’incredibile allontanamento dell’individuo dalla realtà
tangibile, cosicché se egli produce una sua versione di un avvenimento, essa non sarà completamente
affidabile a causa proprio dell’inferiorità della sua funzione di sensazione.
A conclusione di questo articolo, mi sembra interessante ipotizzare la possibilità di
un’applicazione della teoria junghiana dei tipi, con le dovute raccomandazioni di elasticità, alle
diverse personalità dei praticanti di Dharma.
A mio parere i problemi maggiori di una comunità, e quindi anche una comunità di Dharma, derivano
dal non comprendere le specificità di ogni membro, le sue particolari motivazioni, le diverse
maniere di rapportarsi alla realtà. Come abbiamo visto, ognuno si rapporta al proprio ambiente
attraverso la sua tipologia, nella convinzione che la sua esperienza sia generalizzabile; allora
nascono incomprensioni fra un modo di praticare estrovertito, più orientato verso il sociale, ed uno
più introverso, rivolto all’osservazione dei propri moti interiori.
Gli antidoti ai conflitti che possono nascere tra un praticante con un tipo di atteggiamento
estroverso e uno introverso, sono presenti nel mahayana stesso, dove si insiste sullo sviluppo di
una corretta motivazione altruistica (che attivizza l’estroversione), prima delle pratiche di
visualizzazione (che favoriscono l’atteggiamento introverso). Chi riesce a integrare le due
dimensioni interiori avrà una maggiore comprensione e tolleranza verso l’altro, anche se
tipologicamente diverso.
Se per il tipo di sensazione sarà facile inserirsi nel contesto organizzativo di un centro di
Dharma, il tipo di pensiero sarà portato a credere che l’unico modo di raggiungere l’Illuminazione
sia quello di studiare, mentre il tipo di sentimento sarà esclusivamente interessato alle relazioni
sociali e alla devozione verso i maestri e il tipo intuitivo dedicherà la propria energia
principalmente alla meditazione.
Fortunatamente la vastità degli Insegnamenti buddhisti offre la possibilità di esprimere e
armonizzare tutte le diverse funzioni psicologiche e se il praficante comprenderà la necessità di
lavorare con ognuna di esse, potrà integrare la meditazione con lo studio della saggezza, lo
sviluppo del buon cuore con lo yoga dell’azione.
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