Tumore, acidita’ e inibitori di pompa protonica
Scritto da: Stefano Fais
Cancro: le cure alternative
18/02/2018
Tumore, acidità e inibitori di pompa protonica
Un fenomeno di grande importanza nella terapia dei tumori è la capacità delle cellule tumorali di
resistere allazione di una grande varietà di agenti anticancerogeni, e lacidità tumorale,
specialmente nei tumori solidi, ha un ruolo chiave. Il meccanismo secondo cui lacidità tumorale
riduce leffetto dei farmaci antitumorali (che sono fondamentalmente tutti dei terribili veleni
cellulari) è basato sul fatto che la maggior parte di questi composti sono basi deboli
(chimicamente parlando). Quindi se si trovano in un ambiente ricco di H+, cioè acido, vengono
immediatamente protonati e neutralizzati allesterno delle cellule tumorali: in poche parole i
farmaci vengono bloccati nellambiente extracellulare e non entrano nella cellula tumorale. Anche le
poche molecole che riescono a entrare, probabilmente mediante una sorta di effetto auto tamponante,
sono inglobate dalle vescicole intracellulari acide, che le neutralizzano e/o le eliminano mediante rilascio extracellulare di tali vescicole.
Il nostro gruppo è stato il primo al mondo a lavorare sullipotesi che una inibizione delle pompe
protoniche potesse sia migliorare leffetto delle terapie esistenti, sia di per sé avere un effetto
anti-tumorale. Abbiamo quindi inizialmente dimostrato che inibitori di pompa protonica comunemente
in uso nel mondo come potenti anti-acidi (PPI) erano in grado di rendere le cellule cancerogene e i
tumori sensibili allazione dei chemioterapici, anche a dosi sub-ottimali. I dati pre-clinici hanno
portato al coordinamento di una serie di studi clinici in pazienti con diversi tipi di cancro e con
risultati veramente incoraggianti. Inoltre tali dati sono stati supportati da studi clinici in animali da compagnia affetti con tumori spontanei.
Comunque, lipotesi più stimolante e originale era quella di privare, tramite utilizzo di PPI, le
cellule cancerogene delle condizioni per loro essenziali alla sopravvivenza. Questo allo scopo di
indurre una sorta di suicidio nelle cellule mediante lacidificazione intracellulare e la
conseguente attivazione di enzimi litici, in grado di indurre una rapida e inesorabile morte
cellulare. Gli esperimenti condotti in questa direzione hanno tutti mostrato che i PPI (farmaci come
omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, già usati per le gastriti), sono estremamente
tossici per diverse cellule tumorali umane. I dati da noi ottenuti sono in grande accordo con quanto
dimostrato da altri colleghi che utilizzano molecole in grado di inibire altri scambiatori di
protoni e ioni come le anidrasi carboniche (1), i symporter come NHE1 (2), e i trasportatori delle monocarbossilasi (3).
Note
(1) Un enzima presente nei globuli rossi del sangue, l’anidrasi carbonica, aiuta nella conversione dell’anidride carbonica ad acido carbonico e ioni bicarbonato.
(2) Un symporter è una proteina integrale della membrana che è coinvolta nel trasporto di molti tipi
differenti di molecole attraverso la membrana cellulare. Il simporter lavora nella membrana
plasmatica e le molecole vengono trasportate contemporaneamente attraverso la membrana cellulare ed
è quindi un tipo di cotransportatore. NHE-1 è noto anche come scambiatore di sodio / idrogeno 1.
(3) Si tratta di proteine che catalizzano la diffusione del lattato attraverso le membrane cellulari.
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