“Un canto infinito”, intervista a Beatrice Bruteau

pubblicato in: AltroBlog 0

“Un canto infinito”, intervista a Beatrice Bruteau

di Amy Edelstein e Ellen Daly

Sono cinquanta anni che Beatrice Bruteau ha aperto una particolarissima via
attraverso il mondo della scienza, della filosofia, della matematica, della
teoria evolutiva, del misticismo. Diventata praticante cattolica, si ispira
a Teilhard de Chardin e ad Aurobindo creando un’originale sintesi tra
l’approccio
scientifico e quello spirituale.

Il campo della spiritualità evolutiva non è precisamente sovrappopolato.
Anche se negli ultimi anni è aumentato l’interesse sui legami tra
l’evoluzione
e l’illuminazione, sono ancora pochissime le persone che hanno indagato sia
le verità eterne dello spirito sia il mondo perennemente mutevole della
natura. Ecco perché lo scorso autunno abbiamo provato una vera emozione
nello scoprire l’opera di Beatrice Bruteau.

Sono ormai cinquanta anni che Beatrice Bruteau ha aperto una
particolarissima via attraverso il mondo della scienza, della filosofia,
della matematica, della teoria evolutiva, del misticismo, dell’oriente e
dell’occidente. “Tutto è cominciato”, ci ha spiegato una sera dal suo
ufficio nella Carolina del nord, “quando ho trovato un libro su Ramakrishna
nella Carnegie Public Library di Pittsburgh”. La Bruteau stava lavorando per
il master combinato di secondo livello in matematica, filosofia e religione.

“Mi sedevo sul grande ponte di pietra nera dietro la scuola e lasciavo
dondolare le gambe all’infuori, avvinta dalla filosofia di Ramakrishna. Essa
mi parlava”. Un amico gli raccontò della missione di Ramakrishna a New York
City, e subito dopo la fine del master, Bruteau si trasferì a Manhattan,
accanto alla Missione. Cominciò a studiare il Vedanta e intanto conseguiva
un dottorato in filosofia alla Fordham University.

“Gli anni ’50”, ricorda Beatrice Bruteau, “furono un’epoca magica per New
York. Ho incontrato fratello David Steindl-Rast, che aveva appena cominciato
a studiare con Tai Shimano Roshi; rabbi Gelberman, che era in contatto con
l’ashram
di swami Muktananda in India; swami Satchidananda e molti altri. Amavo il
Vedanta, e amavo i mistici cristiani, che ho cominciato a leggere
contemporaneamente. E sai cosa mi hanno detto nella classe alla Missione?
Che il cattolicesimo era il Vedanta in veste europea”.

Diventata praticante cattolica, Beatrice Bruteau ha creato un’originale
sintesi tra l’approccio scientifico e quello spirituale: ella ricerca il
mistico nel materiale e la grande creatività di Dio nello svolgimento
temporale del cosmo. Ciò che la contraddistingue è il fatto di aver studiato
a fondo sia l’opera di Teilhard de Chardin sia quella di Sri Aurobindo (i
grandi pionieri novecenteschi della spiritualità evolutiva), sui quali ha
scritto diversi libri.

Come Teilhard de Chardin, Bruteau crede che siamo a una congiuntura della
storia in cui, per la prima volta, l’evoluzione non sarà tanto fisica quanto
noetica; ovvero, avverrà una trasformazione o mutazione della
consapevolezza. E gli esseri umani hanno un ruolo fondamentale. Per fare il
prossimo passo nella scala dell’evoluzione, dice Bruteau, dobbiamo davvero
diventare partecipanti consapevoli del processo evolutivo. È a questa
“Grande Opzione” che lei ci invita, a questo grande momento del destino
umano, in cui l’universo “progredirà creando unità di livello più elevato o
ricadrà nell’omogeneità dispersa della massima entropia. Tutto dipende”,
scrive Bruteau, “da cosa scegliamo di fare”.

Ella vive attualmente nella piccola comunità di Pfafftown, nella Carolina
del Nord. Cura l’edizione del trimestrale “American Vedantist”, sovrintende
a due ordini cristiani contemplativi e lavora per quello che sarà il suo
tredicesimo libro. All’età di settantadue anni, la sua energia creativa
sembra inesauribile; all’università parlava come se avessimo avuto tutto il
tempo dell’universo per conoscerci reciprocamente, riflettere sull’umana
avventura e lasciare che il grande mistero dell’evoluzione si manifestasse a
poco a poco.

——————-

– Intervista –

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Ci proponiamo di indagare l’evoluzione spirituale e la relazione tra
illuminazione ed evoluzione. Tu sei una pioniera della spiritualità
evolutiva, e il fine del tuo lavoro è introdurre un’ottica evolutiva nella
vita contemplativa cristiana. Nel tuo libro, God’s Ecstasy, hai scritto:
“L’evoluzione
fa parte della vita religiosa. La creatività si inserisce nel mondo
naturale. E il Divino è il principio creatore”. Puoi spiegare cosa vuoi
dire?

– Beatrice Bruteau:

In profondità dentro di noi c’è un’aspirazione mistica, una brama
dell’assoluto,
e quindi abbiamo bisogno di vedere tutto il mondo in tale contesto. Per fare
questo al giorno d’oggi, ci occorre una nuova teologia del cosmo, radicata
nella migliore scienza dei giorni nostri. Sarà una teologia nella quale Dio
sarà presente esattamente in tutte le dinamiche e i modelli dell’ordine
creato. Una teologia dell’evoluzione deve considerare Dio profondamente
immerso nel processo evolutivo del mondo. Dio sta creando il mondo
attraverso l’evoluzione. E il processo evolutivo, a sua volta, è considerato
diretto verso Dio. Quindi, vedi, Dio si sta auto-esprimendo e
auto-strutturando nell’evoluzione.

Tutte le meravigliose creature che vediamo sono nate da pochi e semplici
principi, oltre che da una manciata di particelle elementari. La creatività
all’origine del mondo è intrinseca a quest’ultimo, in quanto è la sua stessa
essenza. E in tale mondo auto-creantesi c’è la qualità più simile a Dio, la
consapevolezza, che si sta sviluppando gradualmente.

La complessità cosmica ha sostenuto lo sviluppo della consapevolezza, e ora
possiamo sapere, comprendere e contemplare questo bellissimo e meraviglioso
universo. Sempre più le creature sanno cosa stanno facendo, apprezzano il
loro ambiente e scelgono le loro azioni. Venendo agli esseri umani, la
consapevolezza sa di essere consapevole. Cerchiamo di capire da dove viene
la consapevolezza, come funziona, in che modo possiamo manipolarla. Al
livello umano, la consapevolezza sta cercando di creare nuove forme di
consapevolezza. Abbiamo sviluppato pratiche e assunto droghe capaci di
alterare la coscienza. Ora stiamo persino producendo macchine capaci di fare
cose che ritenevamo esclusiva del cervello. Pertanto, la consapevolezza si
sta evolvendo oltre se stessa.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Puoi spiegare che cos’è esattamente il movimento o processo evolutivo?

– Beatrice Bruteau:

L’evoluzione è il mutamento collegato del mondo. Nella natura esiste una
spinta fondamentale verso la crescita, l’espansione e il rinnovamento.
Potremmo persino affermare che il significato stesso dell’essere vivi è
diventare costantemente nuovi. Ciò accade a piccola scala in ogni forma
biologica che conosciamo, e a scala più vasta nell’universo come un tutto.
C’è
almeno un filone di pensiero, nel mondo contemporaneo, che considera il
cosmo un vasto, dinamico essere in evoluzione, che attraversa una serie di
stadi in cui le sue forme e relazioni interne assumono schemi sempre nuovi.
Alcuni teorici dell’evoluzione sostengono che a ogni stadio dello sviluppo
la complessità degli schemi aumenta. Per cui, l’evoluzione è il passaggio da
forme di organizzazione semplici ad altre più complesse; questo provoca un
aumento di consapevolezza, cioè la sensazione dell’unità nell’entità
organizzata.

Ebbene, di solito si pensa che questo processo sia diviso in piccoli passi,
ma talvolta accade il “Grande Passo”. Quest’ultimo si verifica quando
l’organizzazione
cosmica passa a un altro livello di complessità, unendo elementi del livello
precedente. Il gesuita e paleontologo francese Teilhard de Chardin le
chiamava “unioni creative”: esse portano alla luce qualcosa che non è mai
esistito prima. L’Essere Nuovo affiora dalle connessioni e le interazioni
delle unità componenti, e costituisce un nuovo livello di unione e
integrazione.

– Unione Creativa –

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Puoi dire qualcos’altro sull’idea di Teilhard di una progressione evolutiva
verso stadi sempre maggiori di unità?

– Beatrice Bruteau:

Come ho detto, secondo la concezione di Teilhard tutta l’evoluzione si è
svolta attraverso una serie di unioni creative. Esseri più complessi e
consapevoli si formano attraverso l’unione di elementi meno complessi e
consapevoli. Le particelle subatomiche si uniscono per formare atomi, gli
atomi si uniscono per formare molecole, le molecole si uniscono per formare
cellule e le cellule si uniscono per formare organismi. A ognuno di questi
livelli si verifica l’unione di elementi meno complessi e consapevoli per
creare qualcosa di nuovo, più complesso e consapevole. Poiché nel passato
vediamo questo schema ripetersi continuamente, Teilhard lo ritiene
generalizzabile e proiettabile nel futuro, verso un’altra unione creativa
della quale noi saremo gli elementi componenti.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Come si sono formate queste “unioni creative”?

– Beatrice Bruteau:

Secondo Teilhard, ogni volta che esse accadono c’è uno scambio di “energia
caratteristica” tra gli elementi componenti. Per esempio, l’energia
caratteristica degli atomi è quella elettrica. È attraverso la condivisione
di questa energia che gli atomi si trasformano in molecole. Gli atomi sono
capaci di creare connessioni tra loro, e quindi di interagire formando
l’unione.
Dunque, affinché gli esseri umani si uniscano formando la prossima unione
creativa (secondo lo stesso modello seguito prima di noi dagli atomi, le
molecole e le cellule), dobbiamo condividere le nostre energie
caratteristiche.

È la condivisione di energia che forma il legame. L’energia caratteristica,
al livello che abbiamo raggiunto adesso, è l’energia umana. E cos’è
l’energia
umana? Non è solo l’energia fisica, chimica o biologica. È l’energia del
pensiero (o della conoscenza) e dell’amore (o della volontà). Quella che
dobbiamo utilizzare per la nuova unione è questa nostra energia intima. In
altre parole, ci viene chiesto di donare noi stessi in quanto persone per
creare un Nuovo Essere di livello superiore. Il dubbio, tuttavia, è se gli
esseri umani riusciranno davvero a creare il livello successivo
dell’evoluzione
cosmica.

Quindi, a questo punto l’evoluzione è in una situazione senza precedenti:
gli elementi componenti, nel nostro caso, sono agenti liberi. La nostra
unione non sarà automatica, provocata da una mera affinità naturale. Poiché
ognuno di noi è libero, possiamo scegliere se fare parte o meno di questa
unione proposta. In tal modo l’unione, il Nuovo Essere, il passo successivo
dell’evoluzione, avverrà solo con il nostro libero consenso, perché lo
scambio stesso di energia che forma il legame dell’organizzazione cosmica di
nuovo livello consiste di azioni volontarie. Ecco perché Teilhard afferma
che l’intera «impresa» cosmica ora dipende dalle nostre decisioni: noi siamo
l’evoluzione.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Quindi, gli esseri umani occupano una posizione molto particolare, e abbiamo
una grossa responsabilità sulle nostre spalle. Si potrebbe dire che
l’evoluzione
sta attraversando un momento cruciale.

– Beatrice Bruteau:

Sì, è così. E per apprezzare fino in fondo l’importanza del ruolo umano,
consideriamo il modo in cui gli elementi di un dato livello
dell’organizzazione
cosmica formano l’unità all’origine di un nuovo tipo di interezza nel mondo.
Non esiste l’intervento di una forza esterna; si tratta di una potenzialità
intrinseca agli elementi componenti. Essi agiscono in virtù della loro
capacità caratteristica. Ogni livello dell’essere cosmico ha una data
attitudine a comunicare e unirsi con gli altri elementi del suo livello per
formare qualcosa di più grande. Questo è lo schema che si ripete nel corso
dell’evoluzione.

E da qui, dunque, possiamo capire il ruolo dell’uomo nel prossimo stadio
dell’evoluzione cosmica. Gli esseri umani possono comunicare in modo molto
migliore degli atomi. Se lo schema si ripete al nostro livello, dobbiamo
esercitare quella capacità per formare un nuovo tipo di Essere, un Essere
nato dalla nostra unione volontaria per fare ciò che da soli ci è
impossibile.

– La scelta umana –

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Anche tutti i maggiori pensatori evolutivi hanno sostenuto che il libero
arbitrio, l’esercizio intelligente della libera volontà o della volizione, è
ciò che distingue gli esseri umani dalle altre creature. Puoi dire qualcosa
di più sull’importanza del libero arbitrio?

– Beatrice Bruteau:

Vedi, finora l’evoluzione è avvenuta attraverso il caso e la selezione
naturale. L’animale individuale non sceglie la propria evoluzione. Invece,
l’essere
umano individuale può farlo; attraverso la nostra comune volontà possiamo
creare qualcosa che prima non esisteva. Se dobbiamo creare questo mutamento
per favorire la nascita di un Nuove Essere, dovremo ri-dirigere le nostre
correnti di energia. E ci vorrà energia anche solo per creare questa
opzione. Vedi, le nostre correnti di energia sono egocentriche: nascono
dall’ego,
prendono ciò che va bene a esso e tornano indietro. Tale modello di energia
non può formare un’unione creativa, perché cerca di assimilare tutti gli
altri esseri all’essere dell’ego. Ecco perché è importante compiere un
grande sforzo per realizzare il Sé Autentico, altrimenti continueremo
all’infinito
a sfruttare e dominare, atteggiamenti che stanno distruggendo il mondo.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

È per questo che nel tuo libro affermi che l’auto-realizzazione, o
illuminazione, è “il fondamento dell’evoluzione”? Vuoi dire che affinché
l’evoluzione
compia il prossimo passo, dobbiamo trascendere le nostre motivazioni
egoiche, quegli impulsi che fondamentalmente ci tengono separati gli uni
dagli altri?

– Beatrice Bruteau:

Sì. L’autorealizzazione è la condizione per formare la prossima unione
creativa, in quanto dobbiamo portare l’energia umana caratteristica a un
punto in cui possiamo condividerla intenzionalmente. Per formare un
autentico Essere Nuovo, per compiere un altro Grande Passo nell’evoluzione,
dobbiamo unire le energie più profonde e importanti della consapevolezza.
Attualmente, nella maggior parte di noi, tale profondità è nascosta.
Tuttavia, sentiamo che è lì in attesa di essere portata alla luce, e quindi
facciamo varie pratiche spirituali nella speranza di diventare pienamente
consapevoli della nostra realtà profonda.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Cosa intendi con “realtà profonda”?

– Beatrice Bruteau:

La realtà profonda è quel luogo al centro del nostro essere in cui facciamo
esperienza della nostra esistenza in modo illimitato. Il sé profondo non è
definito né descritto da alcuna qualità del nostro corpo o della nostra
personalità, dal nostro passato o dalle posizioni sociali, dal nostro lavoro
o dalla nostra religione. Questo è piuttosto difficile da comprendere.
Pensiamo a noi stessi, ci presentiamo agli altri e crediamo che questi
ultimi ci vedano sulla base di tali qualità. Nella meditazione e nelle
pratiche associate tentiamo di concentrarci sulla percezione della nostra
esistenza, senza identificarci con queste caratteristiche. Nella misura in
cui ci abituiamo a questo, possiamo comportarci spontaneamente in modo
nuovo.

Puoi vedere da ciò in che modo la nostra energia viene influenzata. Quando
ci definiamo sulla base delle nostre qualità, dobbiamo rivolgere la nostra
energia alla protezione di esse e al tentativo di acquisirne di più
preziose: più bellezza, personalità, ricchezza, potere, status sociale. Ma
se ci liberiamo da tali identità, tutta quell’energia diventa disponibile
per irradiare benevolenza sugli altri. Abbiamo compreso di essere il Sé che
afferma Io sono, senza un predicato seguente; cioè, né io sono questo né io
ho questa qualità. Solo io sono, illimitato e assoluto.

E la cosa interessante è che non appena fai esperienza di te stesso in
questo modo, ti ritrovi subito a dire a tutto il mondo: “Lascia che sia!”.
Sembra che la natura di io sono sia dire “Lascia che sia”. Questo è l’amore
che viene chiamato agape. L’agape è l’amore che ricerca l’essere, il
ben-essere, l’essere sempre più pieno dell’amato. È un amore che non è una
reazione all’amato, ma una prima azione, un’azione che comincia in te, che
sorge dal centro del tuo essere in virtù della sua natura. Questa energia
d’amore
è inesauribile. Non va messa da parte, ripartita o usata economicamente. È
abbondante, copiosa ed enorme. È un’attività, un’energia in efflusso
dinamico. È sempre in moto e si sta sempre irradiando, come una stella.
Scorre da noi in tutti i modi possibili. Il Sé Autentico in noi sta sempre
irradiando questa bontà volontaria.

– Un nuovo essere –

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

A volte hai definito l’agape o l’«amore creativo» come un movimento volto al
futuro o, potremmo dire, evolutivo. Il suo scopo sarebbe, come hai detto,
“portare alla luce qualcosa di nuovo”.

– Beatrice Bruteau:

È una volontà di essere. Si tratta dell’energia assoluta di Dio, se vogliamo
chiamarla così. Questa volontà di condividere l’essere è agape. Ed è
centrale, è originale, è la Fonte. Quando la scopri, capisci che tu sei
quello, quello è il tuo sé più vero. Questo è ciò che accade alle persone
quando sperimentano quella che viene chiamata l’Auto-realizzazione. Ed è
un’energia
senza limiti. Il Sé centrale o Autentico che è la verità del nostro essere è
in contatto con la Fonte Divina di tutta la realtà. Naturalmente, esso è
teso verso il futuro. Il suo scopo è che ci sia più essere, perché la sua
natura è il dono dell’essere. Il sé autentico si dona a ogni essere.
Donarsi, espandersi e irradiarsi è il suo piacere. È la nostra
partecipazione alla “gloria di Dio” che “colma il mondo intero”.

È così che noi – facendo la nostra pratica spirituale, arrivando
all’Auto-realizzazione,
all’illuminazione – rendiamo possibile il gradino successivo dell’evoluzione
umana, cioè dell’evoluzione cosmica, cioè dell’Auto-manifestazione di Dio.
La Bontà nascosta in noi esce alla scoperto e si mostra per ciò che è,
esultando nella verità dell’Essere.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Parlando del prossimo stadio evolutivo, sottolinei l’importanza della
comunità collettiva o umana. Perché la natura e la formazione di questo
collettivo sono tanto importanti?

– Beatrice Bruteau:

Perché il collettivo è un’operazione integrativa. Vedi, il collettivo è il
mezzo attraverso cui l’unicità si forma dalla diversità, proteggendo e
trascendendo allo stesso tempo quest’ultima. È una specie di gioco della
cavallina, attraverso cui l’evoluzione progredisce. Quindi, una molecola è
una sorta di comunità; una cellula è una sorta di comunità. Le molecole sono
comunità di atomi, le cellule sono comunità di molecole e così via. Ebbene,
noi stiamo seguendo questo stesso schema evolutivo, cioè unirsi per creare.
La nuova comunità umana sarà una sorta di entità, di Essere, allo stesso
modo in cui l’organismo è un collettivo di molecole e la molecola è un
collettivo di atomi. Se riusciamo a far sì che gli uomini condividano la
loro caratteristica energia umana (cioè l’agape, la conoscenza, l’altruismo,
la creatività, l’inventività e ogni sorta di altra energia tipicamente
umana), tale scambio di energie ci unirà in una comunità. E quando l’intera
comunità sperimenta e pratica questo tipo di amore, le energie incrociantisi
formano una rete, e quest’ultima è il Nuovo Essere che può fare ciò che è
impossibile ai suoi singoli individui componenti.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Nei tuoi scritti parli del ruolo dell’integrazione e della differenziazione,
due elementi centrali della teoria evolutiva sia scientifica sia spirituale.
Abbiamo parlato abbastanza del processo dell’integrazione; ora potresti dire
qualcosa sul ruolo e il valore della differenziazione nella creazione di
questo nuovo ordine, o di ciò che hai appena chiamato “Nuovo Essere”?

– Beatrice Bruteau:

Sì. La diversità è assolutamente essenziale per l’unità dell’essere
composto. Maggiori sono le diversità, meglio è; più grande la varietà delle
relazioni e delle interazioni tra le entità componenti, più complessa sarà
l’unità
risultante. Pensa a un quadro con cinquanta diverse sfumature di colore, e a
uno con solo tre. Oppure a un’orchestra con cinquanta strumenti diversi
invece di uno solo: i vari suonatori interagiscono tra loro, accrescendo la
ricchezza e la bellezza dell’insieme. Ogni volta che l’evoluzione cosmica
compie un altro Grande Passo, le differenze all’interno del Nuovo Essere e
nelle interazioni tra il nuovo insieme e gli altri nuovi insiemi sono molto
maggiori. È come aggiungere un’altra dimensione: quanto volume in più c’è in
uno spazio, piuttosto che in una superficie!
Nondualismo complesso

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Molte tradizioni orientali sostengono che il vertice del potenziale umano è
la realizzazione della nondualità. L’unione di cui stai parlando è forse
simile a questa definizione dell’illuminazione?

– Beatrice Bruteau:

Sì, ma è un nondualismo che non si riduce a un monismo. Vale a dire, le
nostre energie personali non si fondono né si cancellano in un tutto amorfo.
Non c’è una sensazione oceanica di venire inghiottiti in un grande Tutto. È
vero il contrario: soggettivamente, la sensazione è di un’intensificazione
dell’individualità, dell’auto-consapevolezza o dell’auto-realizzazione.
Forse potremmo chiamarla nondualismo complesso.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Pensi che alcune filosofie nondualiste potrebbero essere antitetiche a una
prospettiva evolutiva? Per esempio, la tradizionale definizione orientale di
illuminazione è la cessazione finale, o la fine di ogni divenire. Qual è la
relazione tra l’illuminazione, così come è tradizionalmente concepita, e la
tua concezione del risveglio spirituale come base di un progresso evolutivo
verso gradi di integrazione sempre più elevata?

– Beatrice Bruteau:

La risposta a questa domanda mette insieme due cose di cui ho parlato.
Quando scopri che l’io sono è il centro del tuo sé, questa è la parte della
cessazione. Ma una volta fatta questa scoperta, ti rendi conto che essa è
finalizzata al divenire; e questa è la parte evolutiva.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly: Quindi, la definizione tradizionale di
illuminazione come fine del divenire può essere in realtà un ostacolo alla
realizzazione del nostro potenziale evolutivo?

– Beatrice Bruteau:

Se pensiamo davvero che questo sia lo scopo finale e che non ci sia nulla al
di là, potrebbe essere così.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Molti insegnanti spirituali la pensano così. Sentiamo spesso dire che quando
ti risvegli, comprendi che questo mondo è solo un’illusione e che quindi
nulla in esso ha importanza!

– Beatrice Bruteau:

Oh sì, lo so. Ma se ti risvegli davvero, l’esperienza stessa dovrebbe farti
capire che questa non è la fine. Credo che fu il saggio e filosofo indiano
Sri Aurobindo a dire che Shankara descrisse solo mezza verità. Il vedanta
tradizionale sostiene che questo mondo è in realtà Brahman, o l’Assoluto, ma
sembra Maya, o l’illusione. Ebbene, Aurobindo sentiva che Shankara si era
fermato a metà strada perché non aveva approfondito questo aspetto, dicendo:
“Ciò che Brahman sta facendo è manifestarsi in quanto mondo. E ciò vuol dire
che il mondo è santo e va incoraggiato a manifestarsi ulteriormente”. Ciò
che abbiamo di fronte è l’attività creativa di Brahman. Questo è l’Assoluto,
e l’Assoluto si manifesta in termini di relatività. Il relativo e
l’Assoluto,
l’Infinito e il finito sono entrambi reali. Sei una miniatura della stessa
struttura. Il Sé profondo in te è l’Assoluto, l’Infinito, l’Eterno, il
Divino che si sta manifestando nel particolare essere umano da te
personificato nel momento presente. Quindi, direi che esistono due poli: un
polo mistico, che è ciò a cui ci invita Shankara, e un polo creativo, che è
questo intero processo evolutivo.

– Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Quindi, diresti che un punto di vista che riconoscesse solo la validità
dell’Essere
e non del divenire sarebbe incompleto?
Beatrice Bruteau: Direi che un nondualismo che alla fine rifiuta o evita
l’intera
sfera della manifestazione priva il processo del suo valore intrinseco. Il
nondualimo complesso ci chiede di non rifiutare la fase manifesta per
perfezionare quella immanifesta. Piuttosto, la posizione cercata è riposare
nell’Immanifesto ed esprimersi nel Manifesto, non alternativamente, ma
simultaneamente e per mutua implicazione.

L’Immanifesto, essendo la natura dell’agape, irradia necessariamente
l’Essere,
esprimendosi quindi come Manifesto. E il Manifesto, comprendendo che la sua
natura profonda è essere l’espressione dell’Immanifesto, fa esperienza di se
stesso in quanto Tale. L’evoluzione della nostra consapevolezza è
finalizzata a questa complessa Auto-realizzazione e illuminazione. Le nostre
pratiche spirituali servono per condurci a tale realizzazione.

– Ciò Che Sta Succedendo –

Amy Edelstein ed Ellen Daly:

Vedi un punto di arrivo (o, come avrebbe detto Teilhard, “un punto omega”)
alla fine della traiettoria dell’evoluzione?

– Beatrice Bruteau:

Tendo a restare con l’idea di un universo in espansione; non ho un omega.
Non penso che esista un punto finale di arrivo; credo che ci troviamo di
fronte a un canto infinito. Noi non intoniamo una canzone per arrivare alla
fine; l’Auto-espressione divina non sta cercando di completarsi.
Sovrapponiamo questa idea perché generalmente facciamo le cose con un
obiettivo definito, ma qui abbiamo a che fare con l’infinito, che non ha uno
scopo finito o limitato. Il punto è cercare di esprimere l’Infinito
attraverso i vari strumenti della finitudine. Direi che la vita raggiunge il
suo scopo (diventa ciò che deve diventare, si realizza) proprio non
arrivando mai a una fine. Se mai arrivasse a una fine cui non seguisse
alcuna novità, non ci sarebbe più vita; sarebbe la morte.

Quindi, vedi, è molto importante partecipare a questo, perché questo è Ciò
Che Sta Succedendo. Questa è la realtà. All’inizio rispondiamo a essa a
livello individuale, perché è lì che stiamo attualmente sperimentando noi
stessi. E tutti dobbiamo farlo, perché tutti esistiamo e nessuno può essere
lasciato fuori. Ognuno è assolutamente necessario e infinitamente prezioso.
Poiché il processo della formazione del prossimo Grande Passo
dell’evoluzione
(che è la manifestazione dell’Infinito) richiede che costruiamo
volontariamente, consciamente e intenzionalmente quelle interazioni che
costituiscono gli scambi di energia alla base del Nuovo Essere, tutti
abbiamo l’onore e la responsabilità di vivere e creare l’espressione di Dio
in quanto mondo.

Ogni piccolo particolare è importante, perché tutto è reale e fa parte del
quadro. Nulla è un’eccezione, niente è marginale. Ogni cosa fa la sua
differenza, e nessuno è mai fuori dal Dio-processo. Ma accade solo ciò che
vogliamo noi; niente ci costringe. Noi siamo i promotori. Quindi, non vi
sarà progresso a meno che noi non progrediamo. Ecco perché siamo tutti così
importanti. Non possiamo aspettare che cambi il mondo, che mutino i tempi e
noi con essi, che arrivi la rivoluzione portandoci nel suo nuovo corso. Le
forze evolutive della natura non ci spingeranno più, nel loro modo confuso,
verso il prossimo punto critico, in un nuovo stato dell’Essere. Da ora in
poi, se avremo un futuro, dobbiamo creare quel futuro da noi. Noi stessi
siamo il futuro e la rivoluzione.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *