Un ricordo tira l’altro, ecco come

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Un ricordo tira l’altro, ecco come

27 luglio 2016

Gli eventi che si verificano a breve distanza di tempo uno dall’altro sono codificati dallo stesso
gruppo di neuroni dell’amigdala grazie allo stato di particolare eccitabilità in cui rimangono per
alcune ore i neuroni stimolati dal primo evento. Di conseguenza, uno stimolo che richiama il primo
ricordo richiama anche il secondo. Se l’intervallo è superiore invece si formano memorie codificate
da gruppi distinti di neuroni (red)

da lescienze.it

I meccanismi che permettono alla memoria di creare collegamenti fra i ricordi di eventi diversi sono
stati identificati da un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto, in Canada, che li
illustrano in un articolo su “Science”. In particolare, Sheena A. Josselyn e colleghi hanno scoperto
che se due eventi avvengono a breve distanza di tempo l’uno dall’altro, la loro memoria è conservata
da gruppi di neuroni notevolmente sovrapposti.

Ricerche precedenti hanno mostrato che le tracce dei ricordi – o engrammi – sono codificate da
gruppi di neuroni in varie strutture cerebrali, fra le quali spiccano l’amigdala e l’ippocampo.
L’amigdala in particolare ha un ruolo centrale nell’immagazzinamento di ricordi emotivamente
importanti.

I ricercatori si sono chiesti in che modo l’amigdala “sceglie” fra le sue diverse decine di migliaia
di neuroni quelli destinati a codificare un ricordo particolare e come stabilisce una relazione fra
un ricordo e un altro.

In una serie di esperimenti su topi, Josselyn e colleghi hanno scoperto che dopo la codifica di una
memoria in un engramma, le cellule che lo compongono rimangono attive per un paio d’ore prima che i
loro livelli di eccitabilità inizino a calare. Grazie a questo stato di particolare sensibilità, se
in una finestra temporale di circa sei ore si verifica un secondo evento, il suo ricordo viene
codificato dagli stessi neuroni che avevano codificato il primo.

Se un evento notevole avviene dopo sei ore, invece viene mobilitata un’altra popolazione di
neuroni: i due engrammi non sono quindi collegati e gli eventi sono ricordati come del tutto
separati.

In una successiva serie di esperimenti, i ricercatori hanno sfruttato le tecniche di optogenetica –
che permettono di attivare o disattivare selettivamente specifici gruppi di neuroni grazie a un
impulso luminoso trasmesso attraverso una fibra ottica impiantata nel cervello – per tentare di
collegare o separare artificialmente due ricordi formatisi dopo un lasso di tempo lungo oppure
breve.

Hanno così scoperto che stimolando i neuroni del primo engramma in concomitanza di un secondo evento
verificatosi oltre 24 ore dopo, una situazione che richiama uno di essi richiamava anche l’altro,
dimostrando che la fusione dei ricordi era riuscita.

Ma se si cerca invece di separare i ricordi di due eventi avvenuti entro 6 ore, la seconda memoria
viene compromessa, e anche questo – scrivono gli autori – suggerisce che le due memorie siano
intrinsecamente connesse.

Il controllo dell’attività neuronale nell’amigdala ha inoltre indicato che quando si forma un
engramma, i neuroni coinvolti inviano dei messaggi che inibiscono l’attivazione dei neuroni
circostanti.

science.sciencemag.org/cgi/doi/10.1126/science.aaf0594

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