Una ricompensa per l’effetto placebo

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Una ricompensa per l’effetto placebo

05 luglio 2016

La stimolazione delle aree cerebrali della ricompensa potenzia l’efficienza della risposta
immunitaria alle infezioni, grazie alla mediazione del sistema nervoso simpatico. Questa scoperta
inizia a chiarire i meccanismi fisiologici alla base dell’effetto placebo(red)

da lescienze.it

Stimoli gratificanti e aspettative positive attivano una specifica area dei centri cerebrali della
ricompensa che a loro volta influiscono sulle difese immunitarie dell’organismo, potenziandole. A
dimostrare questo stretto legame fra sistema nervoso e sistema immunitario sono stati ricercatori
del Technion Israel Institute of Technology ad Haifa, che in un articolo pubblicato su “Nature
Medicine” illustrano come hanno incrementato la risposta immunitaria di topi che avevano
un’infezione da Escherichia coli.

Se confermata, la scoperta potrebbe fornire la base biologica che finora mancava alla spiegazione
dell’effetto placebo. In questo effetto un paziente può sperimentare miglioramenti di condizioni
patologiche legati ad aspettative positive verso l’assunzione di una sostanza che, in realtà, non ha
alcuna attività dal punto di vista farmacologico.

Asya Rolls, Shai Shen-Orr e colleghi hanno creato una linea di topi geneticamente modificati in modo
da poter attivare a comando i neuroni dopaminergici di un’area chiave del sistema della ricompensa
nel cervello dei roditori, la cosiddetta area ventrale tegmentale (VTA). In seguito, il giorno prima
di infettare i topi con un ceppo patogeno di E. coli, gli scienziati hanno attivato i neuroni della
VTA delle cavie.

Nei giorni successivi all’infezione, Rolls, Shen-Orr e colleghi hanno osservato che le capacità di
reazione del sistema immunitario di questi topi era aumentata (sia sul breve sia sul lungo termine)
rispetto a quella di topi di un gruppo di controllo.

L’aumento della dopamina rilasciata dai neuroni della VTA non può tuttavia spiegare direttamente
l’azione sul sistema immunitario. Questa molecola infatti non è in grado di superare la barriera
ematoencefalica che isola il cervello dal resto dell’organismo.

Per questo Rolls, Shen-Orr e colleghi si sono concentrati sul sistema che connette il cervello con
il corpo, cioè il cosiddetto sistema nervoso autonomo, e in particolare sulla sua parte costituita
dal sistema simpatico. Responsabile dei cambiamenti fisiologici come la frequenza cardiaca e la
pressione sanguigna che avvengono a fronte di una situazione di pericolo, il sistema simpatico
innerva anche gli organi preposti alla produzione delle cellule immunitarie.

I ricercatori hanno scoperto che se si inattiva il sistema nervoso simpatico, gli effetti positivi
della stimolazione della VTA cessano di manifestarsi.

Ora Rolls, Shen-Orr e colleghi vogliono verificare se lo stesso meccanismo entra in azione nel caso
di aggressione di patogeni diversi da quelli batterici. E vogliono anche capire se stimoli
gratificanti naturali, come il cibo o l’attività sessuale, possono influire sui livelli di difesa
dell’organismo.

nature.com/articles/doi:10.1038/nm.4133

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