UNA TERZA PORTA NELLA PIRAMIDE

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UNA TERZA PORTA NELLA PIRAMIDE

National Geographic News

23 Settembre 2002

Il piccolo Robot avanza lentamente nel condotto; a fatica supera un dislivello e continua fino ad
arrivare davanti alla porta che ora presenta un foro centrale fra le due maniglie. L’occhio della
piccola telecamera installata sul robot penetra nel foro e dopo un attimo di buio rivela un’altra
lastra poco distante. Sono visibili i segni dello scalpello, non è rifinita, si presume per questo
si tratti del dietro della pietra. Una seconda porta. Il mistero s’infittisce. Gli egizi erano
precisi nei lavori, forse dalla parte opposta vi possono essere altre due maniglie. Niente è stato
rinvenuto di tutto quello che si era ipotizzato.

Una delle maniglie si è rotta durante i lavori e il pezzetto è lì, a terra, pronto per essere
raccolto e analizzato. Esiste la possibilità di esaminare il reperto e stabilirne la datazione con
le relative conseguenze e la composizione; verificare se insieme al rame vi sia anche del ferro. Ciò
che gli egizi chiamavano il “Bja”, “il metallo caduto dal cielo”. Infatti il ferro era associato col
cielo, forse per la sua origine meteoritica, facilmente distinguibile per l’ammontare del nichel
contenuto in esso.
Ma qui entrano in giuoco altre cose. Qualcuno potrebbe temere la verità e opporsi ad eseguire le
analisi, soprattutto rivelarne gli esiti.

Si pensa subito al metodo da adottare per proseguire l’esplorazione del condotto. Si presentano
molte problematiche da risolvere.Conoscere la distanza esatta fra la prima pietra e il davanti della
seconda, stimato all’incirca di sette pollici. Necessità un trapano adatto più lungo, di conseguenza
anche la video camera deve essere più lunga. Essenziale conoscere lo spessore della pietra. Si
potrebbe riusare il radar come è stato fatto al prima volta; il modello a disposizione può scrutare
fino a diciotto pollici di calcestruzzo. Il radar dovrebbe stabilire se il blocco seguente non è
troppo spesso; confermare se quel blocco è a strati. Utilizzare il calibro di spessore o altri
sensori è più difficile perché sarebbe necessario far passare il sensore attraverso un foro da 3/4
di pollice di diametro. Dovrà essere usata la tecnologia di tele-rilevamento per scoprire la
solidità del portello e assicurarsi di non provocare danni nel caso di perforazioni.

Il percorso del condotto non è del tutto lineare, dopo i primi metri curva, sembra di circa 40°. Il
trapano e la videocamera non possono girare; si dovrà ricorrere a qualcosa di telescopico. Occorrerà
un anno per risolvere tutte queste problematiche.
Non solo, è sorta l’ipotesi che vi possa essere una vano segreto fra le due pietre, quindi si dovrà
considerare se procedere anche verticalmente.

Poi è accaduto l’incredibile e le cose si sono ulteriormente complicate: è stata scoperta una terza
porta, nel condotto a Nord, del tutto simile alla prima.
Le due porte hanno approssimativamente le stesse dimensioni; anche la pietra usata è della stessa
qualità. Ma i perni di rame sono disposti in modo differente. Nella terza sembrano meglio conservati
ed entrambi i fori risultano un centimetro più alti. È probabile che dall’altro lato questi perni
metallici siano collegati a delle maniglie.
Il responsabile delle antichità egiziane e direttore degli scavi Zahi Hawass ha dichiarato che
questa scoperta rende superate tutte le mappe della struttura interna della piramide; dovranno
essere ridisegnate completamente.

Dice il dottor Hawass “Potrebbero essere porte o soltanto pietre poste a bloccare le aperture. Non
può essere svelato il mistero perché ancora non si conosce la reale funzione dei condotti. La terza
porta è identica all’altra; sono presenti delle maniglie, ed eventuali maniglie potrebbero essere
dall’altra parte per adesso irraggiungibile. Occorreranno mesi, forse anni, per risolvere il nuovo
mistero trovato a 65 metri dalla camera della regina; la stessa distanza della seconda porta. Questo
ritrovamento nel lato Nord rappresenta l’informazione più importante nell’ultimo secolo.”

Dobbiamo evidenziare che questo condotto ha molte curvature e angoli e questo complica ancora di più
gli eventuali lavori che verranno intrapresi. Incrocia il percorso della Grande Galleria e si
suppone che per questo abbia tante anse ad angolo. Già il secolo scorso gli archeologi che avevano
tentato di sondare il condotto hanno dovuto desistere a causa delle curve, lasciando i tronconi
degli attrezzi usati che, tuttora in loco, hanno intralciato il cammino del robot.
Aspettando che l’occhio elettronico ci conduca al di là di quelle pietre rivisitiamo alcune teorie e
storie, anche se possono essere solo speculative, perché non dobbiamo negare che si rivelano molto
intriganti.

Per John Antony West questi canali potrebbero essere focalizzati su specifiche stelle per risuonare
con qualche frequenza stellare da noi non compresa. La piramide potrebbe essere uno strumento
destinato a risuonare a certe frequenze.
Se consideriamo la piramide come un qualcosa che può risuonare a certe frequenze, siano esse
frequenze stellari o meno, allora per West i condotti possono essere dei sintonizzatori. Nessuno sa
come possano funzionare; cosa tendere o usare per sintonizzare uno strumento in pietra; questo forse
era noto nell’antichità.

I canali potrebbero essere le antenne. Un’antenna è una barra di connessione protesa nell’aria per
attrarre certe bande sonore. Nel caso di uno strumento in pietra si potrebbe fare uso di canali
ricavando in tal modo una specie di antenne inverse, le così dette antenne cave.
Intrigante che tutte le piramidi possano essere, di fatto, delle macchine utilizzate per questo
scopo; una tecnologia di pietra per catturare le frequenze della risonanza stellare.
Un’energia che non può essere misurata con le nostre attuali conoscenze, ma esistono molte cose che
non possono essere misurate.

I canali possono sintonizzare l’intera costruzione alle stelle in un modo a noi ancora sconosciuto.
Questo ci conduce a Christopher Dunn e alla sua teoria di Giza come Centrale elettrica, di cui
abbiamo parlato nel nostro precedente articolo: “Frequenze”.
Lo strano fatto che le lastre di pietra abbiano ognuna delle maniglie ricorda proprio quanto
prospettato da Dunn nel suo libro. Il disegno riguardante il condotto della regina richiama una
sorta di componente elettrico.

Secondo le credenze egizie la piramide serviva a condurre l’anima ad uno stato di più alta
conoscenza spirituale.
Schwaller De Lubicz dopo aver compiuto per molti anni lavori di misurazione a Luxor e in altri
templi egizi, trovò che i templi e la piramide apparivano come il risultato di evolute conoscenze
che richiamano il ruolo dell’universo nella sacra geometria e la Legge dell’UNO secondo cui “così è
sopra, così è sotto”. Pubblicò un’opera molto interessante, “Il Tempio dell’uomo”, evidenziando che
l’architettura è il mezzo per evolvere l’anima e lo spirito verso il senso dell’immortalità.

Il tempio dell’uomo è il tempio di Luxor dove si trovano incorporate scienza, matematica, geometria,
astronomia, medicina, magia, arte e simbolismo. È il classico esempio di architettura sacra. Un
edificio allineato intenzionalmente su tre assi che incorpora le leggi della creazione. Le
proporzioni del tempio si sono rivelate come quelle dell’uomo adamitico. Come scrive West nel
“Serpente Celeste”, al quale vi rimando per i dettagli, “le sezioni del corpo umano sono in rapporto
armonico fra loro; tali rapporti sono incorporati nelle proporzioni del tempio dove ogni sezione
corrisponde simbolicamente all’organo dell’uomo rappresentato da tale sezione”.

Helena Blavatsky nella Dottrina Segreta parla della piramide come l’indicatore delle stelle;
l’indistruttibile simbolo dei misteri di Iniziazione sulla Terra, dove gli uomini si elevano verso
gli Dei e gli Dei discendono fra gli uomini. La funzione che assume la piramide è quella del luogo
dell’iniziazione.
Il processo cui erano sottoposti gli iniziati consisteva nell’insegnare che l’anima poteva liberarsi
dal corpo indicato solo come contenitore. Il candidato veniva posto nel grande sarcofago e per tre
giorni il suo spirito, liberato dal corpo mortale, poteva vagare fino ai cancelli dell’eternità. Il
suo Ka s’involava fra le sfere spirituali dello spazio e prendeva coscienza che l’universo era vita,
era progresso, era sviluppo, era l’eternità. Realizzava che il suo corpo era solo un guscio dal
quale poteva uscire e tornare senza morire, acquistando nel processo cognizione dell’immortalità
dello spirito e divenendo consapevole del grande mistero della conoscenza che continuava dopo la
morte.

Continuando nella speculazione troviamo Zecharia Sitchin che riporta una storia curiosa riguardante
il Dio Marduk. Una vicenda che si ritrova in molti testi, in particolare in molte tavolette
rinvenute a Ninive e ad Ashur, conservate al Museo di Berlino.
Quando Marduk fu cacciato da Babilonia tornò in Egitto, a Eliopoli. Qui il figlio di Enki, Dumunzi,
reclamò il trono egizio dietro pressioni della moglie Inanna, nota anche come Ishtar. Nella diatriba
che ne nasce Dumuzi viene catturato e ucciso, forse accidentalmente. Inanna piena di rancore per la
morte del marito attacca Marduk con il desiderio di vendicarsi. Marduk si è rifugiato nella
Montagna. Gli studiosi che hanno tradotto le tavolette mesopotamiche hanno identificato la Montagna
come la Grande Piramide. Inanna è armata di armi potentissime che avrebbero distrutto la piramide;
quindi scende in campo Anu che consiglia ad Inanna di chiedere un processo per giudicare il
comportamento di Marduk.
Un frammento conservato al Museo dell’Università della Pensilvenia riporta alcune fasi di tale
processo accettato da Marduk. Viene discusso se vi è stata premeditazione o se solo il caso
accidentale ha causato la morte di Dumuzi. Alla fine la sentenza. Il Dio è condannato ad essere
seppellito vivo nella Piramide; sarà confinato nella Camera del Re, mentre il passaggio ascendente
verrà sigillato con dei grandi massi di granito.

Sembra tutto finito, ma poco tempo dopo il vero colpevole viene scoperto e ucciso. Marduk ancora non
è morto e si decide di tentare la sua liberazione. Come entrare nella piramide adesso che è stata
sigillata? Chi l’ha costruita saprà certo come fare. Vengono chiamati gli Annunaki che conoscono la
sua struttura interna e sanno come arrivare al prigioniero.
Entrano nel passaggio discendente e risalgono il tratto verticale che porta verso la Camera della
Regina, giungono al pozzo sovrastante e alla roccia che blocca il loro cammino. Sono a conoscenza
che a breve distanza esiste un altro pozzo che conduce al passaggio ascendente. Scavano velocemente
il tratto e raggiungono il pozzo superiore. Nel passaggio orizzontale trovano la pietra a cuneo che
blocca l’accesso alla Grande Galleria. Fanno saltare la grossa pietra che fa da tappo e liberano
Marduk conducendolo fuori attraverso la stessa strada.

Una storia fantastica e inverosimile? Forse, ma nelle testimonianze di coloro che sono entrati per
primi nella piramide si riscontrano indizi che fanno pensare. Quando Al Mamoon penetrò nella
piramide trovò in fondo al passaggio ascendente alcuni frammenti di roccia; secondo Sitchin sono i
resti della pietra a cuneo che gli Annunaki fecero esplodere. In conseguenza di tale esplosione la
Grande Galleria fu interamente ricoperta da una fine polvere bianca notata dagli uomini di Al Mamoon
che ne parlarono nel loro resoconto. Il grande foro lasciato dall’esplosione è ancora lì.
Guardando lo schema interno della Piramide si notano condotti regolari e geometrici le cui misure
hanno una precisa funzione; esiste anche un condotto scavato in modo irregolare che unisce i due
pozzi interni.

Tante sono le storie che circondano la Piramide. Il profeta dormiente, E.Cayce, affermava che i
superstiti di Atlantide avevano portato con sé resoconti della loro storia e li avevano sepolti in
una camera segreta nella piana di Giza, non lontano dalla Sfinge. Raccontava che un sacerdote di
nome Itlar lasciò il continente perduto con alcuni seguaci e raggiunse lo Yucatan. Professava il
culto dell’UNO e sviluppò una civiltà che divenne potente come quella di Atlantide, I Maya lo
venerarono col nome di Zamna.

Il culto dell’UNO ci ricorda la vicenda della Tavola Smeraldina, di Ermete Trimegisto, del Corpus
Hermeticum e delle sette operazioni alchemiche per trasformare il piombo in oro; cioè per raffinare
il nostro spirito e raggiungere la luce della verità e della conoscenza entrando in sintonia con il
creato.
Dopo la scoperta della muraglia di Bimini tornarono alla mente le profezie di Cayce riguardo al
ritrovamento di una camera segreta a Bimini, una in Egitto e una fra le rovine del tempio di Itlar
nello Yucatan. Per quanto ne sappiamo nessun archivio è stato scoperto, almeno ufficialmente.

Antony West e Robert Schoch hanno portato prove a sostegno che la Sfinge e la Valle dei Templi sono
stati realizzati in un periodo in cui l’Egitto era soggetto a copiose precipitazioni piovose;
all’incirca oltre il 9.000 a.C..
Il programma Skyglobe ha permesso a Bauval di scoprire che lo Tep Zepi, il “Primo Tempo”, coincideva
con l’età di Orione, quando la costellazione si trovava nel punto più basso del suo cielo. Nel
codice Latino Vaticano troviamo il dato ci permette di collocare l’inizio della quarta Era nel 3114
a.C.; quindi la prima Era risale all’11.205 a.C.. Quest’ultima finì in un diluvio scatenato dalla
dea Chalchiuatlicue. Si stabilisce un collegamento fra la datazione di Platone, il 9.500 a.C., il
Codice Latino Vaticano 11.205 a.C., Cayce e Bauval 10.500 a.C.
Sempre secondo il programma Skyglobe l’inizio dell’ultima Era dei Maya è coinciso con la nascita di
Venere il 12 agosto 3114 a.C.; l’ultimo giorno sarà il 22 dicembre 2012 quando Venere, la stella di
Quetzalcoatl, scenderà sotto il livello dell’orizzonte e le Pleiadi sporgeranno ad est.
Orione sorgerà ancora indicando un nuovo ciclo di precessione e la nascita di una nuova era per la
Terra. Si prospetta un cambio o uno spostamento del polo magnetico, che potrebbe innescare un
cataclisma disastroso, ma questo nessuno lo può affermare con certezza.

Qui potrebbe entrare in giuoco la Grande Piramide e il Djed che essa racchiude. Secondo Mario
Pincherle (sul quale richiamiamo una intervista ed un articolo), lo Zed è la torre dello spazio e
del tempo collocato all’interno della piramide con lo scopo di attivarsi quando si verificherà la
congiunzione astrale in grado di aprire un varco spazio-temporale ed elevare la Terra ad una
dimensione superiore. Le parole pronunciate da Enoch sono eloquenti: “Verrà il giorno in cui la
torre renderà ciò che le è stato affidato, la Piramide salterà come un ariete e allora terminerà la
triste età del ferro”.
Una vera e propria “macchina del tempo” che alcuni vedono come un marchingegno in grado di
rallentare il tempo. Di conseguenza la Grande Piramide sarebbe quindi un grande meccanismo per
viaggiare nel tempo.

Il tempo che trasforma le cose, le nasconde e rende difficile il loro ritrovamento; che complica la
ricostruzione dell’intero quadro delle vicende umane. Solo quando, grazie al caso, emergono
particolari utili a rintracciare alcune tessere del mosaico si riesce a dare voce al passato ed a
compiere un salto temporale.
Come ho già avuto modo di scrivere nell’articolo dedicato a Rostau, tracciando virtualmente la
spirale di Fibonacci sulla piana di Giza si evidenzia l’ubicazione della stanza segreta dove è
custodito il Libro di Thoth. Forse in quel documento è spiegata la funzione della piramide e del suo
Djed e dei condotti. Forse in quelle carte il nome del suo vero costruttore. Ma esiste davvero tale
documento? Dove può essere nascosto; in un vano dietro ad una delle tre porte? È quanto si chiedono
in molti, ma per saperlo dovremo ancora attendere.

a cura di Mauro Paoletti

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