Uno STUDIO sulla MEDITAZIONE
di Toshan Ivo Quartiroli
Credo sia il tempo che la scienza allarghi i propri paradigmi al mondo interiore
Scientific American ha riportato qualche giorno fa uno studio della University of Wisconsin-Madison
che afferma che possiamo acquisire una migliore capacità di provare compassione tramite la
meditazione, più o meno allo stesso modo in cui gli atleti o i musicisti si allenano per migliorare
le proprie capacità. Lo studio ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale sui cervelli dei
soggetti studiati.
Seguo con interesse questi studi pur non essendo un neuro-qualcosa (magari a volte un po neuro-tico
:-) e leggo con piacere che la scienza si avvicina sempre più a ciò che affermano i maestri e i
saggi da qualche millennio.
Tuttavia
per quanto interessanti siano questi studi trovo che alla base vi sia un classico
paradigma della scienza: il valore assoluto delloggettività. Se si chiede a un meditatore non
occasionale se la meditazione gli abbia portato più compassione credo che non vi siano dubbi sulla
risposta dei più (senza confondere la compassione con lessere buoni o il compatire).
Ma per la scienza tutto ciò non ha alcun valore se non viene misurato, riprodotto in laboratorio e
reso oggettivo. La soggettività non conta, lesperienza individuale men che meno nella ricerca del
vero. Credo sia il tempo che la scienza allarghi i propri paradigmi al mondo interiore. A questo
proposito, mi piace citare a mia volta questa citazione da Edgar Morin:
«Come dice von Foerster, abbiamo bisogno non soltanto di una epistemologia dei sistemi osservati,
ma anche di unepistemologia dei sistemi osservatori».
Fonte: www.innernet.it
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