Upanishad – La Liberazione
UPANISHAD
[…]
LA LIBERAZIONE
La liberazione è la distruzione della schiavitù, che consiste nella
sensazione di possedere personalmente gli oggetti, concepiti come
fonte di piacere o dolore. Questa distruzione si ottiene distinguendo
tra ciò che è imperituro e ciò che è transeunte in quest’universo
effimero.
Niralambopanisad 31
Eliminando la relazione tra soggetto percipiente ed oggetto percepito
si consegue l’atarassia; divenendo stabile, quest’ultima prende il
nome di liberazione.
Samnyasopanisad II 42
IL LIBERATO IN VITA
E` detto liberato in vita colui che non percepisce un io nel corpo o
nei sensi, e non percepisce un altro da sé in alcuna cosa. Costui,
grazie alla propria capacità di discriminare non percepisce
differenza tra sé e l’Assoluto, né tra l’Assoluto e l’universo. E`
riverito dai buoni ovvero disprezzato dai malvagi, e la sua
equanimità rifulge intatta. Chi ha compreso la vera realtà
dell’Assoluto non è più soggetto a rinascita. Se così fosse,
significherebbe che la sua pretesa conoscenza dell’Assoluto è
puramente esteriore.
Adhyatmopanisad II 45-48
SCHIAVITU` E LIBERAZIONE
(Monologo del liberato): “Io sono, io sono il Supremo, io sono la
scaturigine dell’universo. E sono pure il maestro spirituale di tutti
i mondi, e tutti i mondi ad un tempo. Io sono Lui, l’Assoluto. Io
soltanto e nell’altro io sono. Io sono perfetto, puro, a tutto
superiore. Ed eterno altresì io sono, imperituro ed immacolato.
Consapevolezza io sono, io sono peculiare, io sono la bevanda
sacrificale, io sono compiuto. Di buon auspicio io sono, e privo di
pena, consapevolezza io sono, sempre eguale a me stesso. Esente da
onore e disonore, privo di qualità, benigno io sono. Al di là di ciò
ch’è duale o non duale, libero dalle coppie di opposti io sono, io
sono Lui, l’Assoluto. Al di là di esistenza ed inesistenza, al di là
del linguaggio, io risplendo. Io sono la maestà ch’è ad un tempo
vacuità e non vacuità, il bene e il male sono io. Al di là di
eguaglianza e difformità io sono, e perenne, puro, perpetuamente
benevolo. Superiore alla contrapposizione tra mondo e non mondo, di
natura luminosa e lieve, eterno io sono. Io sono privo del numero uno
e pure del due, sto al di là della distinzione tra essere e non
essere, esente da costruzioni mentali. Io sono immune dalla
differenza che sorge dalla molteplicità, e ho l’aspetto di una
beatitudine indivisa. Io non sono un ego, né qualcosa d’altro, io son
privo di corpo e simili. Dotato e non dotato di rifugio, io son privo
di sostrato. Esente da schiavitù, da liberazione e simili, io sono
Lui, il puro Assoluto. Privo di e simili, il Supremo io sono, al
Supremo stesso superiore. Perenne, privo e ad un tempo dotato di
capacità deliberativa io sono: io sono Lui, l’Assoluto. Eterno io
sono, e ho l’aspetto dei tre componenti la sillaba sacra: A, U e M.
Immune dal soggetto che medita, dalla meditazione e da ciò che vien
meditato io sono: io sono Lui, l’Assoluto. Ovunque compiuto sotto
ogni aspetto io sono, caratterizzato da essere, coscienza e
beatitudine. Io appaio come tutti i guadi sacri, sede di
pellegrinaggio, il Sé supremo io sono, Siva stesso son io”.
Maitreyopanisad III 1 – 12
“Quest’intero universo non mi appartiene in alcuna sua parte. Non
m’appartengono tempo, luogo, oggetti tangibili o pensieri. Non
m’appartengono l’abluzione rituale, i riti da svolgere ai crepuscoli,
deità o luoghi sacri. Non m’appartengono guadi che sian sede di
pellegrinaggio, di servizi offerti alla divinità, di gnosi o sedi di
esseri divini. Non m’appartengono la schiavitù, la nascita, la
parola, il sole, il merito, il demerito, il dovere, la buona sorte.
Non m’appartengono il principio vitale individuale, e neppure i tre
mondi. Non m’appartengono la liberazione, la dualità, la scienza
rivelata, le prescrizioni ritualmente, la prossimità, la distanza, la
luce intellettuale, la segregazione. Non m’appartengono il maestro,
il discepolo, la privazione, l’eccesso, brahma, Visnu o Rudra. Non
m’appartengono la luna, la terra, l’acqua, il vento, lo spazio, il
fuoco. Non m’appartengono il gruppo familiare, lo scopo, l’esistenza,
il meditante, l’oggetto meditato, la meditazione, la mente. Non
m’appartengono il freddo, il caldo, la sete, la fame, l’amico, il
nemico, l’illusione, la vittoria, il prima, il dopo, l’aldilà, le
regioni dello spazio. Non m’appartiene affatto tutto ciò che può
essere detto o ascoltato, pensato, desiderato e meditato, fruito,
bramato o ricordato. Non m’appartengono il desiderio, lo yoga o il
riassorbimento cosmico. (…) Io sono l’Assoluto, io sono l’Assoluto
senza dubbio. Io sono consapevolezza, io sono consapevolezza.” E`
detto liberato in vita chi ha questa conoscenza, chi percepisce se
stesso come l’Assoluto e nell’altro, consapevolezza e null’altro,
come il Supremo e null’altro.
Tejobindupanisad IV 11 B – 21, 29 B – 30
LA LIBERAZIONE DI CHI SI RIFUGIA IN DIO
Disse Rama: La liberazione, che consiste nell’isolamento è una sola
invero, o Hanumat, ed assume l’aspetto della realtà assoluta. (…)
Chi si trovasse a morire in una strada sacra della sacra città di
Kasi otterrebbe una mia formula meditativa che conferisce la
salvezza: quest’uomo sarà liberato senza più dover rinascere.
Dovunque gli capiti di trapassare in questa città, il Grande Signore
Siva gli conferirà l’insegnamento iniziatico sussurrandogli
nell’orecchio destro la mia formula meditativa atta a conferire la
salvezza. Costui, liberato da ogni male, otterrà la liberazione detta
comunanza di forma con me. E questi sono i primi due tipi di
liberazione, la comunanza di livello d’esistenza e la comunanza di
forma. L’iniziato alla condotta virtuosa, che non permette alla
propria attenzione di errare volgendosi ad altro ma costantemente
riversa tutto il suo essere su di me, che sono il principio cosciente
universale, partecipa di questa condizione di prossimità. (…) Ma
l’iniziato che seguendo il sentiero tracciato per lui dal maestro
spirituale si sforzi di meditare sulla mia forma non soggetta a
mutamenti ottiene l’unione con me, al modo in cui l’insetto adulto
vien fuori dalla crisalide. E questa liberazione che culmina
nell’unione è invero fonte di assoluta beatitudine, di buon auspicio.
Muktikopanisad I 18 – 25
(Tratto dal sito www.guruji.it)
Lascia un commento