Vedanta-sutra – Introduzione

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Vedanta-sutra – Introduzione

di Krsna Dvaipayana Vyasa

con i commenti Gaudiya Vaishnava

Parole dagli editori
Siamo lieti di presentarvi questo studio sui Vedanta-sutra di Sri Krishna Dvaipayana Vyasa, più
semplicemente conosciuto come Srila Vyasadeva. Questo si rifà al Govinda-Bhashya di Baladeva
Vidyabhushana e agli insegnamenti della scuola Gaudiya Vaishnava. In modo particolare si riferisce
ai “commenti Bhaktivedanta”, scritti da AC Bhaktivedanta Svami Prabhupada, nostro riverito maestro
spirituale.
Sebbene la nostra opera non è ancora giunta al termine, abbiamo comunque scelto di condividere con i
lettori e gli studenti questo che può essere considerato “un quaderno di note”. Il presente non deve
essere perciò considerato la versione ultima del “Vedanta-sutra”, coi commenti Gaudiya Vaishnava.

Auspici
om ajnana-timirandhasya jnananjana-salakaya
caksur unmilitam yena tasmai sri-gurave namah
sri-caitanya-mano-’bhistam sthapitam yena bhu-tale
svayam rupah kada mahyam dadati sva-padantikam

vande ’ham sri-guroh sri-yuta-pada-kamalam sri-gurun vaisnavams ca
sri-rupam sagrajatam saha-gana-raghunathanvitam tam sa-jivam
sadvaitam savadhutam parijana-sahitam krsna-caitanya-devam
sri-radha-krsna-padan saha-gana-lalita-sri-visakhanvitams ca

he krsna karuna-sindho dina-bandho jagat-pate
gopesa gopika-kanta radha-kanta namo ’stu te

tapta-kancana-gaurangi radhe vrndavanesvari
vrsabhanu-sute devi pranamami hari-priye

vancha-kalpatarubhyas ca krpa-sindhubhya eva ca
patitanam pavanebhyo vaisnavebhyo namo namah

sri-krsna-caitanya prabhu-nityananda
sri-advaita gadadhara srivasadi-gaura-bhakta-vrnda

hare krsna hare krsna krsna krsna hare hare
hare rama hare rama rama rama hare hare

Su Krishna Dvaipayana Vyasa, l’autore
In ogni Dvapara-yuga Vishnu, nella forma di Vyasa, allo scopo di promuovere il benessere
dell’umanità, divide il Veda, che propriamente è uno solo, in quattro. Osservando le qualità
scadenti dell’uomo dell’era che sarebbe succeduta, li divide in quattro per adattarli alle loro
limitate capacità intellettive e spirituali. Quella forma corporea che Egli assume allo scopo di
effettuare tale divisione è conosciuta col nome di Vyasa.

Chi è già addentrato nello studio delle scritture vedica sa che il primo essere creato nell’universo
è Brahma, il quale è l’architetto delle strutture cosmiche. Egli vive cento anni, al termine dei
quali egli muore. Ma i suoi cento anni non sono come i nostri, bensì estremamente più lunghi.
Infatti uno dei suoi giorni di Brahma dura mille volte il ciclo completo dei quattro yuga
(maha-yuga), che è 4.300.000. Tale cifra moltiplicata per 1.000 corrisponde a uno dei suoi giorni,
che è dunque composto di quattro miliardi, trecento milioni di anni.

Durante uno dei giorni di Brahma si susseguono 14 Manu, ognuno dei quali vivono così circa
307.000.000 anni (trecentosette milioni), e cioè settantuno maha-yuga.

I 14 Manu del giorno di Brahma in cui stiamo vivendo sono:

1) Svayambhuva Manu (Yajna)
2) Svarocisha Manu (Vibhu)
3) Uttama Manu (Satyasena)
4) Tamasa Manu (Hari)
5) Raivata Manu (Vaikuntha)
6) Cakshusha Manu (Ajita)
7) Vaivasvata Manu (Vamana)
8) Savarni Manu (Sarvabhauma)
9) Dakshasavarni Manu (Rishabha)
10) Brahmasavarni Manu (Vishvaksena)
11) Dharmasavarni Manu (Dharmasetu)
12) Rudrasavarni Manu (Sudhama)
13) Devasavarni Manu (Yogeshvara)
14) Indrasavarni Manu (Brihadbhanu)

Noi siamo nel regno di Vaivasvata Manu (dunque a una metà approssimativa del giorno di Brahma)

Dall’inizio del regno di Vaivasvata Manu si sono già avvicendati 27 Vyasa, nella forma di grandi
saggi che hanno reso accessibile alle genti l’immortale saggezza vedica. Il ventottesimo è Krishna
Dvaipayana Vyasa, chiamato anche Badarayana, Badari e Veda-vyasa. Egli è il figlio di Parashara (che
era stato il ventiseiesimo Vyasa). Sebbene tutti i Vyasa siano considerati delle incarnazioni di
Vishnu, Krishna Dvaipayana è particolare, in quanto nasce in un Dvapara-yuga in cui il Signore
Supremo Krishna ciclicamente fa la sua apparizione in questo mondo. Dunque il 28.esimo Vyasa del
settimo Manu è una speciale incarnazione divina.

Il Vedanta-sutra
Durante l’era di Dvapara, quando i Veda erano ormai dimenticati da tutti, il Signore Supremo Vishnu,
invitato da Brahma e da altri venerati saggi, s’incarnò nella forma di Krishna Dvaipayana Vyasa,
allo scopo di ripristinare i Veda, che divise in quattro parti. Poi, allo scopo di fornire una
spiegazione filosofica, scrisse il Vedanta-sutra, che è anche conosciuto con molti altri nomi, quali
Brahma-sutra, Vyasa-sutra, Catur-lakshani, Shariraka, Badarayana-sutra, Uttara-mimamsa e
Vedanta-darshana.

Veda significa conoscenza, e anta significa fine. La giusta comprensione dei testi vedici è dunque
chiamata Vedanta-sutra. Condizione fondamentale per comprendere questo testo è che le conclusioni
devono essere d’accordo con gli altri testi, quali le Upanishad ed altre.

Nel corso dei secoli, il Vedanta è stato il libro più studiato e commentato da tutte le scuole
filosofiche che si sono succedute o incontrate, e la ragione di ciò è da ricercarsi nella sua
particolare costruzione espressiva, e cioè i sutra (aforismi), forme estremamente concise e spesso
astruse. Questi versetti si prestano a numerosissime interpretazioni, a significati persino estorti,
contrari alle sue conclusioni naturali. Per questa ragione, allo scopo di confutare le
interpretazioni avversarie, tanti pensatori si sono avvicendati nello studio del Vedanta.

Lo vedremo nel corso del nostro studio: senza un valido commento per noi sarebbe praticamente
impossibile capirne il significato. Ci riuscirebbe difficile persino comprendere gli agganci
filosofici fra un sutra e l’altro, o fra un gruppo di sutra e il seguente. Per questa ragione i
commentatori si sono avvicendati numerosi, ognuno cercando di dare la propria interpretazione, la
propria idea e prospettiva. Ma dobbiamo dire che pochi hanno avuto successo nell’ardua impresa.

Tra le migliori versioni si erge diremmo quasi imponente quella di un discepolo di Vishvanath
Cakravarti, Baladeva Vidyabhushana, maestro e studioso della prestigiosa linea di santi e saggi
Vaishnava che, a partire da Brahma, passando attraverso Madhva e Caitanya Mahaprabhu, discendeva
appunto fino al nostro Baladeva.

Egli scrisse questo Bhashya (commento) sotto l’ordine diretto di Govinda (Krishna), che lo diresse
nell’impresa. Per questo fu chiamato Govinda Bhashya.

Dobbiamo notare, comunque, che la scuola filosofica di Baladeva aveva già un commento al Vedanta
sutra, il Purnaprajna-bhashya, scritto dal grande Madhva. Tuttavia alcuni capi religiosi dell’epoca
ritenevano che i discendenti di Caitanya non avessero il diritto di riconoscersi nella tradizione di
Madhva. Così nacque il Govinda Bhashya.

Caitanya Mahaprabhu e Srila Prabhupada sul Vedanta-sutra
Nel Caitanya-caritamrta (adi-lila, cap. 7) si parla del Vedanta-sutra. La storia è la seguente:

Circa 500 anni fa, il Signore si incarnò sulla Terra come Sri Caitanya Mahaprabhu, nel Bengala
orientale. Durante la sua predica egli incontrò dei sannyasi mayavadi, ai quali predicò. Essi
chiesero di parlare loro a riguardo del Vedanta-sutra, testo vedico a cui loro avevano dato una
interpretazione non condivisa da Mahaprabhu e da nessun studioso di testi vedici. E Sri Caitanya
disse:

“La filosofia Vedanta consiste delle parole parlate dalla Suprema Personalità di Dio Narayana sotto
forma di Vyasadeva.” (Cc adi-lila 7.106)

Il Signore inizia affermando che le parole contenute nel Vedanta-sutra non sono immaginazione o
speculazione di un uomo qualsiasi, ma sono le parole stesse di Dio parlate attraverso una delle Sue
stesse incarnazioni, Vyasa (o Vyasadeva). Il commento di Prabhupada a questo verso è estremamente
interessante. Ci dà una definizione di sutra, citando il Vayu Purana e lo Skanda Purana:

“Un sutra è un codice che esprime l’essenza di tutta la conoscenza in un minimo di parole. Deve
essere applicabile universalmente e privo di qualsiasi errore nella sua presentazione linguistica.”

Srila Prabhupada afferma poi che tutto il testo verte sulla solenne dichiarazione iniziale, che
indica che quel libro è stato scritto con l’intenzione di dibattere sulla Verità Assoluta.

Mahaprabhu continuò:

“I difetti materiali degli errori, dell’illusione, dell’imbroglio e inefficienza sensoriale non
esistono nelle parole della Suprema Personalità di Dio.”(Cc adi-lila 7.107)

Stabilisce così un principio ribadito anche nel Vedanta-sutra stesso, e cioè che mentre l’essere
umano può sbagliare Dio non sbaglia. Quando si è accettato che i Veda provengono da Dio,
automaticamente si può discutere su una interpretazione ma non sulla validità del testo.

“La Verità Assoluta è descritta nelle Upanishad e nel Brahma-sutra, ma uno deve comprendere i versi
come sono. Questa è gloria suprema nella comprensione.”(Cc adi-lila 7.108)

Mahaprabhu è qui apertamente in polemica contro gli speculatori intellettuali, i quali si
allontanano dai significati originali dei testi per diventare rinomati. Uno studioso non diventa
stimato quando propone nuove ed astruse teorie, ma quando riesce a capire bene cosa i Veda intendono
proporre.

“Shripada Shankaracarya ha descritto le letterature vediche in termini di significato indiretto. Chi
ascolta tali spiegazioni è rovinato. Ma Shankara non ha commesso un errore, in quanto ha coperto il
vero scopo dei Veda su ordine della Suprema Personalità di Dio.”(Cc Adi-lila 7.109 e 110)

Shankara è stato il promulgatore della teoria advaita (il monismo spiritualistico) che afferma
l’identità della jiva con il Brahman Supremo. Secondo questa teoria la personalità, l’individualità
non esiste, che l’idea di “persona” è il risultato della copertura dell’energia illusoria, per cui
ogni caratteristica è nulla. Sri Caitanya, nei versi seguenti, contesta duramente questa teoria,
chiaramente espressa nel commento di Shankara al Vedanta-sutra chiamato Shariraka-bhashya.

La struttura dell’opera
Accennato brevemente alle ragioni storiche, vediamo ora come il Vedanta-sutra è suddiviso:

a) 4 Adhyaya, o libri,
b) ogni Adhyaya è suddiviso in 4 Pada, o capitoli,
c) ognuno dei quali è suddiviso in un numero variante di adhikarana, o argomenti,
d) che sono raggruppati in un certo numero di Sutra

I primi due adhyaya discutono della relazione dell’entità vivente con Dio, la Suprema Personalità di
Dio (sambandha-jnana); il terzo insegna come agire in accordo a questa relazione (abhideya-jnana);
mentre il quarto descrive i risultati di tale servizio devozionale (prayojana-jnana).

Vediamo tutto ciò in modo più schematico.

Adhyaya Pada Adhikarana Sutra
Primo Adhyaya 4 36 135
Pada 1 11 31
Pada 2 7 33
Pada 3 10 43
Pada 4 8 28
Secondo Adhyaya 4 51 155
Pada 1 11 37
Pada 2 8 45
Pada 3 19 51
Pada 4 13 22
Terzo Adhyaya 4 74 190
Pada 1 6 28
Pada 2 19 42
Pada 3 33 68
Pada 4 16 52
Quarto Adhyaya 4 43 78
Pada 1 13 19
Pada 2 10 21
Pada 3 9 16
Pada 4 11 22
TOTALI
Adhyaya Pada Adhikarana Sutra
4 16 204 558

Indice degli argomenti trattati: primo e secondo Adhyaya

Primo Adhyaya
Pada 1
1 La necessità di cercare Brahman, ponendo domande a riguardo
2 Definizione di Brahman
3 La sorgente di conoscenza divina priva di difetti
4 Chi o cosa dobbiamo ricercare?
5 Brahman è conoscibile
6 Anandamaya è Brahman
7 L’essere nel sole e nell’occhio è Brahman?
8 L’elemento etere (Akasha), è Brahman?
9 Prana (l’aria che circola nei polmoni) è Brahman?
10 La luce è Brahman?
11 Il Prana è Brahman

Pada 2
1 Il Manomaya è Brahman
2 Colui che mangia è Brahman
3 Il compagno nella caverna è Brahman
4 La persona nell’occhio è Brahman
5 Colui che governa le forze è Brahman
6 L’Akshara (l’indistruttibile) è Brahman
7 L’Essere chiamato Vaishvanara è Brahman

Pada 3
1 La dimora celestiale ecc. è Brahman
2 Bhuma (la Pienezza) è Brahman
3 L’Akshara (l’Imperituro) è Brahman
4 Il Purusha visto in Satyaloka è Brahman
5 Il Dahara (il piccolo) è Brahman
6 Colui che è grande come un pollice è Brahman
7 I deva possono meditare su Brahman
8 Non tutte le classi sociali possono accedere alle meditazioni vediche
9 Il Fulmine è Brahman
10 Akasha è Brahman

Pada 4
1 Avyakta significa il corpo e non prakriti
2 L’Aja non è pradhana
3 Il panca-panca-janah non si riferisce ai 25 elementi dei san-khya
4 Brahman è la sola causa
5 Il Purusha è Brahman
6 Atma non è il jiva ma Brahman
7 Brahman è sia la causa operativa che materiale
8 Tutti i nomi appartengono a Dio

Secondo Adhyaya
Pada 1
1 Il sistema Sankhya ateo (1)
2 Lo Yoga
3 I Veda sono eterni e infallibili
4 I Deva sono denotati con i termini come Fuoco, Terra, ecc.
5 La ragione suggerisce che Brahman è la causa materiale dell’universo
6 Il Non-Essere non è la causa prima
7 L’Atomismo (1) e la Logica introdotti
8 Il mondo non è differente da Brahman
9 Brahman è la causa operativa
10 Il Signore non è nè parziale nè crudele
11 La grazia del Signore non è parzialità

Pada 2
1. Il sistema Sankhya ateo (2)
2. Il Vaisheshika (l’atomismo) (2)
3. Il Buddhismo
4. Il Buddhismo Yogachara
5. Il Buddhismo Madhyamika
6. Il Jainismo
7. Il sistema Pashupata
La dottrina di Pashupati
Il Signore è privo di corpo e personalità?
Dio controlla la materia come l’anima governa il suo corpo
Il Supremo può avere del karma?
8. Lo Shaktismo
Esposizione della teoria Shakta
Senza il Supremo, Shakti non può nulla
Shakti non può generare grazie all’intervento di Shiva.
Il corpo di Shiva non è come il nostro.
Lo shaktismo e i Veda

Pada 3
1. I contenuti del capitolo
2. L’Etere è un prodotto
Il dubbio: Akasha è eterno?
La risposta al dubbio.
Metafora o verità a riguardo dell’origine di Akasha?
3. L’Aria è un prodotto
4. Sat (il Supremo Brahman) non ha origini
5. Il Fuoco proviene dall’Aria
6. L’acqua proviene dal Fuoco
7. La Terra è prodotta dall’acqua e la parola “cibo” nella Chhan-dogya Upanishad significa “Terra”
8. I maha-bhuta sorgono tutti direttamente da Brahman
9. Brahman è all’interno di ogni elemento materiale
10. Buddhi e Manas sono prodotti direttamente da Brahman
11. Tutte le parole sono primariamente nomi di Dio e solo secon-dariamente si riferiscono ad altro
12. Il Jiva non è creato ma è eterno
13. Per natura il Jiva è sia conoscitore che conoscenza
14. Il Jiva è atomico
L’anima individuale non è onnipresente.
L’anima è consapevole di ciò che accade grazie ai “raggi” della coscienza.
La coscienza è un attributo eterno dell’anima.
Dubbio: l’anima è solo conoscenza, ma non il conoscitore?
La conoscenza è un attributo dell’anima, ma non è eterna?
Il Sankhya-nirishvara: l’anima è sola conoscenza onniperva-dente.
15. E’ il Jiva il soggetto agente
Un soggetto che agisce e la totale indipendenza.
Pradhana non è il soggetto agente.
E’ l’agente che sperimenta la gioia o il dolore.
Il samadhi è uno strumento del Jiva.
16. L’attributo essenziale dell’anima è l’attività, anche se tal-volta può non essere visibile
17. Nella sua attività, l’anima dipende dal Signore
Il Jiva un’automa?
18. L’anima è una parte di Dio
Brahman e Jivatma non sono la stessa cosa.
Il Jiva diminuisce il “volume” del Supremo?
19. Gli Avatara (come Matsya ed altri) non sono parti di Brahman, ma Brahman stesso
Il termine amsha usato per gli Avatara e i Jiva.
20. I Jiva non sono tutti simili e uguali
Le differenze non sono causate dagli ambienti esterni.

Pada 4
1 I prana hanno la loro origine da Brahman
2 I sensi sono undici
3 Gli undici indriya sono atomici
4 Anche il prana principale ha un’origine
5 Il prana principale non è l’aria
6 Il prana principale è uno strumento dell’anima
7 Il prana principale è il primo ministro dell’anima
8 Il prana principale ha cinque funzioni
9 Anche il prana principale è atomico
10 Brahman come luce è l’incitatore dei prana
11 Il prana principale non è un indriya
12 Anche la produzione di forme individuali proviene da Brahman
13 I veicoli dell’anima sono tutti fatti di terra

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