Vedere con la luce di Krishna

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Vedere con la luce di Krishna

(da Ritorno a Krishna di Luglio-Agosto 2003)

Il più grande tesoro dell’India – la saggezza universale rivelata da Sri Krishna – costituisce la
vera speranza per l’umanità.

di Caitanya Carana Dasa

La nostra innata aspirazione all’immortalità in un mondo soggetto alla morte suggerisce che noi
apparteniamo ad una realtà immortale.

“Abbiamo saputo guidare i missili, ma abbiamo guidato male gli uomini.” Questa acuta osservazione di
Martin Luther King Jr., sulla situazione del mondo moderno, suona particolarmente vera. Nei tempi
moderni c’è stato un meraviglioso progresso della capacità dell’uomo di controllare il mondo esterno
per mezzo della scienza e della tecnologia. Contemporaneamente si è però manifestato un allarmante
declino della capacità dell’uomo di controllare il suo mondo interiore. La varietà delle passioni
irrazionali che ne derivano porta nel migliore dei casi all’immoralità ed alla corruzione e nel
peggiore al terrorismo ed alla violenza.

Lo stato attuale del mondo è caratterizzato dalla ricerca della felicità, un desiderio che, come Sri
Krishna ci dice nella Bhagavad-gita, è la causa di tutti gli sforzi umani. Pur affermando che la
felicità è un nostro inalienabile diritto, la Bhagavad-gita indica un percorso chiaro per ottenerla.
Il principale insegnamento di Sri Krishna nella Bhagavad-gita è che questa nostra attuale esistenza
ha due dimensioni: una materiale e una spirituale. Siamo esseri spirituali che risiedono in corpi
materiali. (2.13) Anche gli studi scientifici moderni che si occupano dei ricordi delle vite
passate, delle esperienze extracorporee e della coscienza, indicano con certezza che una parte
spirituale del nostro essere esiste ancora dopo la morte del corpo.

Inoltre Sri Krishna spiega che proprio come l’anima dà vita al corpo, così l’Anima Suprema, l’Essere
Supremo vivifica l’intero universo.
Il Signore, Sri Krishna ci dice che l’esistenza materiale è temporanea e piena di fastidi, a causa
di una disarmonia esistenziale: gli esseri umani tendono a trascurare la dimensione spirituale della
loro vita e si concentrano soltanto sui desideri materiali e sui conseguenti risultati. Questa
mancanza di equilibrio ostacola la loro capacità di godere la pienezza della vita. L’insoddisfazione
che ne risulta si manifesta a livello individuale come stress, depressione, ansietà, irritabilità e
così via e a livello sociale sotto la forma di disunione, violenza e di guerre. Questa disarmonia
risulta anche nei mali universali e inevitabili della nascita, della vecchiaia, della malattia e
della morte (13.9).
La nostra innata aspirazione all’immortalità in un mondo soggetto alla morte suggerisce che noi
apparteniamo ad una realtà immortale.

Sri Krishna afferma l’esistenza di un mondo di più elevata dimensione al di là dei dannosi effetti
del tempo (8.20). Questo regno è caratterizzato dall’armoniosa dolcezza dell’amore divino che viene
scambiato tra le innumerevoli anime subordinate e il Supremo. Là, la Persona Suprema, che è
supremamente affascinante, è il centro di tutte le relazioni ed è perciò noto come Krishna: “Il più
affascinante di tutti.” Là tutte le anime godono una vita eterna, piena di felicità e conoscenza,
poiché sono in armonia con il volere di Krishna. Se si ribellano, cadono nel regno della materia,
dove possono constatare gli effetti della disarmonia e infine decidere di correggersi.

LA SOFFERENZA E LA SUA SOLUZIONE

Durante il loro esilio nel regno materiale, le anime occupano vari corpi secondo i loro desideri e
le loro attività. Ogni corpo, sia umano sia subumano, impone all’anima la necessità di mangiare,
dormire, accoppiarsi e difendersi. L’anima s’impegna con forza per soddisfare queste necessità
materiali, la cui ripetitività rende la vita continuamente problematica con un sollievo solo
temporaneo ogni volta che le richieste vengono soddisfatte.
La sofferenza, comunque, è utile perché ci dà l’impulso necessario per tornare all’armonia, proprio
come la febbre ci spinge ad accettare il rimedio. Tra le 8.400.000 specie che abitano l’universo, la
forma umana è particolarmente dotata: solo nel corpo umano l’anima ha l’intelligenza necessaria per
porsi domande sul suo soffrire e cercare di porvi rimedio.
La Bhagavad-gita si rivolge a questi esseri umani intelligenti.

Poiché la natura materiale è infinitamente mutevole (8.4), Sri Krishna, a colui che cerca la vera
felicità, consiglia di non farsi influenzare dalle dualità del caldo e del freddo, del dolore e del
piacere e così via; queste dualità sono il risultato degli inevitabili mutamenti del mondo materiale
(2.14). Ma Krishna non raccomanda una vita di inutile fatalismo e ci esorta a dirigere le nostre
energie in una direzione utile. Poiché l’anomalia della nostra condizione deriva dalla disarmonia
con la nostra natura spirituale, Krishna raccomanda che i nostri sforzi di miglioramento vengano
diretti non verso la realtà materiale, ma verso quella spirituale.

IMPORTANZA DELLA BHAGAVAD-GITA

In quest’opera possiamo vedere la rilevanza degli insegnamenti di Krishna per l’attuale situazione
del mondo. Negli ultimi secoli l’uomo moderno si è impegnato in un immenso sforzo intellettuale nel
tentativo di diminuire le sofferenze della vita materiale. Ma tutti questi sforzi sono stati diretti
al regno della materia col risultato di una migliore capacità di controllare l’energia materiale
attraverso la scienza e la tecnologia. L’uomo moderno, con un dogmatismo quasi religioso, ha evitato
di applicare le sue facoltà intellettuali alla comprensione della dimensione spirituale. Tutte le
qualità umane più preziose – amore, compassione, onestà, altruismo – sgorgano dall’anima, realtà
spirituale del nostro essere. Perciò aver trascurato la vita spirituale ha portato conseguenze
disastrose, ivi compreso un forte declino delle virtù umane. Da qui l’osservazione del dottor King
che noi viviamo in un’ epoca in cui si sa guidare i missili, ma non si sanno guidare gli uomini.
Sri Krishna espone con sistematicità le differenze tra la materia e lo spirito e ci indica un metodo
pratico per elevare spiritualmente. In questo modo Sri Krishna ci aiuta a comprendere quanto
l’ignoranza e il non curarsi della dimensione spirituale siano la rovina della civiltà moderna.

“Al mattino immergo la mia intelligenza nella meravigliosa filosofia universale della Bhagavad-gita,
al cui confronto il nostro mondo moderno e la sua letteratura appaiono piccoli ed insignificanti. “
Henry David Thoreau

RITORNARE ALL’ARMONIA

Sri Krishna indica nello yoga il mezzo per l’emancipazione spirituale. Contrariamente a quanto
generalmente si pensa, Sri Krishna afferma che le semplici posizioni del corpo e gli esercizi di
respirazione non costituiscono lo yoga; essi sono soltanto l’inizio di un tipo di yoga. Il vero yoga
richiede di armonizzare ogni energia – materiale e spirituale – con la sorgente originale
dell’energia, il Supremo energetico. Sri Krishna afferma che la meditazione (dhyana-yoga), la
speculazione filosofica (jnana-yoga), l’azione senza attaccamento (karma-yoga) e il servizio
devozionale al Signore (bhakti-yoga) costituiscono i mezzi con cui un’anima può progredire sul
sentiero che riporta all’armonia. Ma il successo finale viene solo dal servizio devozionale
(11.53-54); altri percorsi sono soltanto passi verso la devozione (6.47, 7.19, 3.9).

Il miglior metodo di meditazione devozionale al momento attuale del ciclo cosmico (Kali-yuga) è la
meditazione attraverso il mantra (10.25), in particolare il canto del maha-mantra: Hare Krishna Hare
Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Una persona che si
muove sul sentiero dell’armonia ottiene col tempo una diminuzione dell’agitazione mentale dovuta a
passioni irrazionali, una stabile tranquillità interiore e alla fine un’eterna estasi d’amore che
proviene dalla realtà spirituale (6.20-23). Sri Krishna perciò conclude con un inequivocabile invito
ad un amore in armonia col Supremo.
Sri Krishna dichiara che le realtà più elevate della vita sono pratyaksa avagamam, percepibili
direttamente dall’interno (9.2). Così vediamo che l’approccio di Sri Krishna allo studio del cosmo
non è assolutamente dogmatico, ma è invece chiaro e scientifico. Presenta i postulati in maniera
logica e sistematica ed offre all’intraprendente scienziato spirituale un metodo pratico per
verificare questi postulati.

IL DONO DI SRILA PRABHUPADA AL MONDO

Le spiegazioni di Sri Krishna sulle verità della vita sono così convincenti, coerenti e profonde che
per molti eruditi occidentali che studiarono la Bhagavad-gita per la prima volta nel diciassettesimo
e diciottesimo secolo, fu amore a prima vista. L’annotazione del famoso scrittore americano Henry
David Thoreau ne è un esempio: “Al mattino immergo la mia intelligenza nella meravigliosa filosofia
universale della Bhagavad-gita, al cui confronto il nostro mondo moderno e la sua letteratura
appaiono piccoli ed insignificanti.”
Purtroppo col passare del tempo il coinvolgimento degli studiosi occidentali nelle contese
imperialistiche impedì alla saggezza della Bhagavad-gita d’illuminare l’intera umanità. E gli
intellettuali indiani, oppressi da sentimenti d’inferiorità culturale dovuta alla prolungata
dominazione straniera, non dettero alla Bhagavad-gita l’importanza che meritava.

Soltanto quando negli anni sessanta Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada portò in
Occidente la saggezza della Bhagavad-gita, il mondo ha cominciato di nuovo a riconoscere la gloria
di questo capolavoro filosofico.
Immediatamente la Bhagavad-gita così com’è di Srila Prabhupada è diventata l’edizione inglese della
Gita più letta nel mondo. Oggi tradotta in dozzine di lingue, la Bhagavad-gita così com’è ha
cambiato la vita di milioni di persone da una situazione di confusione senza speranza ad una
felicità illuminata.

SINTESI TRA ORIENTE ED OCCIDENTE

Srila Prabhupada è stato riconosciuto come il più importante ambasciatore della cultura indiana per
il mondo moderno. La sua è stata una visione globale di sintesi tra Oriente e Occidente. Se un cieco
porta uno zoppo sulle spalle, insieme essi possono avanzare. Allo stesso modo Srila Prabhupada aveva
compreso che se l’Occidente, materialmente prospero ma spiritualmente cieco, e l’India,
spiritualmente dotata ma materialmente povera, avessero unito le loro forze, questa unione poteva
dare inizio ad un’era di pace e di prosperità in tutto il mondo. L’ISKCON è impegnata
instancabilmente a tutti i livelli perché questa visione divenga realtà.
L’Occidente ha abbracciato una scelta di vita edonistica e l’Oriente, in particolare l’India,
incantato dallo splendore della cultura occidentale, sta abbandonando il tesoro della saggezza
vedica che è il suo patrimonio più prezioso. E’ necessario che tutte le persone intelligenti e
responsabili che studiano la Bhagavad-gita comprendano, assimilino e distribuiscano a tutti gli
altri esseri umani il dono della saggezza che Sri Krishna ci ha dato.

Caitanya Carana Dasa, che ha 25 anni, è discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in
ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni e presta servizio a tempo pieno all’ISKCON di Pune.
Dirige una rivista gratuita di cibernetica, The Spiritual Scientist, che offre una presentazione
scientifica della filosofia della Coscienza di Krishna.

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