Vedic Ecology

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Vedic Ecology

Saggezza pratica per sopravvivere nel ventunesimo secolo

di Ranchor dasa

(da Movimento Iskcon di Maggio-Giugno 2004)

Il ventunesimo secolo sarà testimone di una trasformazione nella società umana. O ridurremo il
nostro impatto sul pianeta o non riusciremo a sopravvivere. Il cambiamento sarà inevitabile, ma la
scelta è nostra: una trasformazione attraverso una comprensione cosciente e illuminata o una
trasformazione a cui saremo costretti a causa di catastrofi che non riusciremo a controllare. Questo
libro parla di questa scelta. “Questo bellissimo libro… ispira sia la contemplazione che l’azione”
(Fritjof Capra). Il cuore del Mahabharata è il dialogo chiamato Bhagavad-gita, o “Il canto di Dio”,
nel quale Krishna dà degli insegnamenti al suo amico, il guerriero Arjuna. Questo soldato deve
affrontare un orribile dilemma: quello di combattere o meno contro la sua famiglia e i suoi amici in
una battaglia per riottenere il suo regno. Egli si rivolge a Krishna e dice: “Sono confuso e
impaurito. Per favore aiutami.”

La posizione di Arjuna presenta dei paralleli con la crisi ambientale odierna. Abbiamo sviluppato
una civiltà basata sulla ricerca dei piaceri materiali. La natura funziona in modo tale che il
piacere è difficile da ottenere, invece la sofferenza è molta: siamo nati per sperimentare la
nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte. Nonostante questo, la speranza moderna è che più
elimineremo questi ostacoli, più ci avvicineremo alla pace e alla felicità che tanto cerchiamo.
Stiamo facendo il massimo per dominare la natura, il che significa consumare di più e pagare di
meno. Ma questa crescita dei consumi non potrà andare avanti per sempre, perchè quando l’equilibrio
naturale sarà sconvolto nessuno può sapere a quali risultati questo potrà portare. E’ un’impresa
pericolosa e piena di insicurezze, e sta distruggendo il pianeta. Questo è il grande dilemma del
ventunesimo secolo: seguire la strada della crescita dei consumi oppure abbandonare questa via
distruttiva e trovare un’altra via che porti alla felicità.

Sia una strada che l’altra sono difficili ed entrambe presentano dei rischi. La prima mette a
repentaglio il nostro pianeta, l’altra richiede dei sacrifici personali. Come Arjuna, anche noi ci
troviamo in una posizione nella quale non vi sono facili risposte. Vi sono dei segni che indicano
che la razza umana si sta incamminando su questo sentiero con un senso di disillusione sempre più
diffuso. L’ottimismo del ventesimo secolo degli anni del dopoguerra in Europa e in America, nel
ventunesimo secolo ha lasciato il posto al disagio. Già nel 1991 un’indagine condotta in Gran
Bretagna dal quotidiano Daily Telegraph scoprì che il 42% delle persone intervistate avrebbe
lasciato tutti i benefici della tecnologia moderna in cambio di un modo di vita naturale in un mondo
libero dall’inquinamento. In effetti è difficile abbandonare volontariamente i vantaggi della
modernità, anche se il prezzo da pagare per il pianeta è alto: siamo diventati troppo dipendenti
dalle comodità. Ma potrebbe essere che alla fine saremo costretti dalle circostanze a vivere più
semplicemente. La razza umana deve smettere questa corsa distruttiva prima che sia troppo tardi e
riscoprire l’equilibrio e l’armonia che ha perduto. Possiamo approfittare del fatto che ora ci
troviamo in una comunità globale non più confinata dalle proprie tradizioni. L’Occidente ha
insegnato molto al resto del mondo: ora è giunto il momento per l’Occidente di imparare a sua volta
delle lezioni. (Vedic Ecology pag.17)

Ranchor das è nato in Inghilterra nel 1950 e ha studiato architettura e arte prima di diventare
discepolo di Srila Prabhupada nei primi anni settanta. E’ autore di diversi libri tra cui “Hinduism
and ecology” (1992). E’ direttore e cofondatore di Friends of Vrindavana, un’oganizzazione benefica
che si occupa del rimboschimento delle foreste di Vrindavana. Vive a Londra con la moglie e due
figli.

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