Versi illuminanti dallo Srimad Bhagavatam
Lo Srimad Bhagavatam (7.9.40) spiega come lentità vivente attratta dagli oggetti dei sensi quali
forma e gusto è completamente sconfitta:
jihvaikato cyuta vikarsati mavitrpta
sisno nyatas tvag-udaram sravanam kutascit
ghrano nyatas capala-drk kva ca karma-saktir
bahvyah sapatnya iva geha-patim lunanti (12)
Caro Signore, oh infallibile, la mia posizione è come quella di un uomo che ha molte mogli, che
cercano di attrarlo ognuna a modo proprio. La lingua, per esempio, è attratta dai piatti gustosi, i
genitali dai rapporti con una donna attraente e il senso del tatto dal contatto con cose morbide. Lo
stomaco, anche se pieno, vuole mangiare ancora, e lorecchio che non cerca di ascoltare di Te è
attratto dalle canzoni mondane. Il senso dellodorato è attirato ad altre situazioni, gli occhi
irrequieti sono attratti da altri luoghi. Così, mi sento veramente imbarazzato.
Oh figlio di Nanda, in questo stato come sarò in grado di ricordare i Tuoi passatempi? Il devoto
prega di ottenere lassociazione dei Vrajavasi, come è spiegato dal Signore Brahma nello Srimad
Bhagavatam (10.14.30):
tad astu me natha sa bhuri-bhago
bhave tra vanyatra tu va tirascam
yenaham eko pi bhavaj-jananam
bhutva niseve tava pada-pallavam (13)
Mio caro Signore, prego dunque di essere così fortunato, che in questa vita come Signore Brahma o in
un’altra vita, ovunque io nasca, io possa essere nella lista dei Tuoi devoti. Prego che ovunque io
sia, anche tra le specie animali, possa impegnarmi nel servizio di devozione ai Tuoi piedi di loto.
Oh Signore, se rinascerò in questa terra di Vrndavana o in qualsiasi altro universo, o se nascerò
come uccello o come qualsiasi altro animale ovunque nella Tua creazione, il mio unico desiderio e
che io sia in grado di servirti in vari modi in associazione dei Tuoi devoti.
I quattro scopi della vita (dharma, artha, kama e moksa) sono insignificanti. Uddhava lo spiega
nello Srimad Bhagavatam (3..4.15.)
ko nv isa te pada-saroja-bhajam
sudurlabho ‘rthesu catursv apiha
tathapi naham pravrnomi bhuman
bhavat-padambhoja-nisevanotsukah
O Signore, i devoti che servono i Tuoi piedi di loto con un amore trascendentale possono godere
senza difficoltà dei vantaggi offerti dalla religiosità, dallo sviluppo economico, dalla
gratificazione dei sensi e dalla liberazione. Per quanto mi riguarda, o Signore onnipotente, ho
preferito impegnarmi esclusivamente nel servizio dei Tuoi piedi di loto.
Come si dichiara nello Srimad Bhagavatam (1.5.18.), si deve cercare di sviluppare una devozione pura
e incontaminata:
tasyaiva hetoh prayateta kovido
na labhyate yad bhramatam upary adhah
tal labhyate duhkhavad anyatah sukham
kalena sarvatra gabhira-ramhasa
Luomo intelligente, con facoltà di pensiero sviluppate, simpegnerà solo per raggiungere il fine
supremo, che in questo mondo non si ottiene neanche percorrendo luniverso intero, dal pianeta più
alto [Brahmaloka] al più basso [Patala]. Quanto alla felicità propria del piacere dei sensi, nel
corso del tempo si rivela da sé come una cosa miserabile, che viene anche senza averla desiderata.
Nello Srimad Bhagavatam (4.9.10), Dhruva Maharaja dice che il puro servizio di devozione fa apparire
il desiderio per la liberazione insignificante.
ya nirvrtis tanu-bhrtam tava pada-padma-
dhyanad bhavaj-jana-katha-sravanena va syat
sa brahmani sva-mahimany api natha ma bhut
kim tv antakasi-lulitat patatam vimanat (16)
Mio Signore, la felicità trascendentale che deriva dalla meditazione sui Tuoi piedi di loto o
dallascolto delle Tue glorie per bocca dei puri devoti è così grande che supera di molto il livello
del brahmananda, nel quale si pensa di essere immersi nel Brahman impersonale e di essere uno con il
Supremo. Se anche il brahmananda è vinto dalla felicità trascendentale che sgorga dal servizio
devozionale, che dire della temporanea felicità che si raggiunge elevandosi ai pianeti celesti,
felicità che troverà fine sotto la lama separatrice del tempo? Anche chi viene elevato ai pianeti
celesti dovrà cadere nel corso del tempo.
Le glorie di ascoltare il santo nome dalla bocca di un sadhu sono descritte nello Srimad Bhagavatam
(4.20.24):
na kamayate natha tad apy aham kvacin
na yatra yusmac-caranambujasavah
mahattamantar-hrdayan mukha-cyuto
vidhatsva karnayutam esa me varah (17)
Mio caro Signore, non voglio avere la benedizione di fondermi nella Tua esistenza, una benedizione
che non permette di gustare la bevanda di nettare dei Tuoi piedi di loto. Voglio la benedizione di
avere almeno un milione di orecchi, perché così potrò ascoltare le glorie dei Tuoi piedi di loto
dalla bocca dei puri devoti.
Agli occhi di un devoto, i pianeti celesti, il pianeta del Signore Brahma, la sovranità sulla terra
o sui pianeti inferiori e lottenimento delle otto o delle diciotto perfezioni mistiche sono tutte
cose insignificanti. Ciò è confermato dalla seguente affermazione di Vrtrasura che si trova nello
Srimad Bhagavatam (6.11.25):
na naka-prstham na ca paramesthyam
na sarva-bhaumam na rasadhipatyam
na yoga-siddhir apunar-bhavam va
samanjasa tva virahayya kankse (18)
Oh mio Signore, fonte di tutte le opportunità, non desidero godere della vita su Dhruvaloka, sui
pianeti celesti o sul pianeta dove Brahma risiede, e non desidero neanche essere il sovrano supremo
di tutti i pianeti terrestri o dei sistemi planetari inferiori. Non desidero essere padrone dei
poteri dello yoga mistico, né voglio la liberazione, se per tutto questo devo rinunciare ai Tuoi
piedi di loto.
Questa è la mia promessa sincera.
Prendendo rifugio nel santo nome, si sviluppa lattaccamento. I sintomi di questo attaccamento sono
descritti nello Srimad Bhagavatam (10.29.34):
cittam sukhena bhavatapahrtam grhesu
yan nirvisaty uta karav api grhya-krtye
padau padam na calatas tava pada-mulad
yamah katham vrajam atho karavama kim va (19)
Fino ad oggi le nostre menti erano assorte negli affari domestici, ma Tu hai facilmente rapito le
nostre menti e le nostre mani portandole via dalle faccende di casa. Ora i nostri piedi non si
muoveranno di un passo dai Tuoi piedi di loto. Come possiamo tornare a Vraja? Cosa potremmo fare lì?
In questa condizione tutte le buone qualità e tutta la pace si manifestano nel devoto. Ciò è
spiegato da Prahlada Maharaja nello Srimad Bhagavatam (5.18.12):
yasyasti bhaktir bhagavaty akincana
sarvair gunais tatra samasate surah
harav abhaktasya kuto mahad-guna
manorathenasati dhavato bahih (20)
Gli esseri celesti con le loro qualità evolute, come la religione, la conoscenza e la rinuncia, si
manifestano nella persona che ha sviluppato una devozione pura per la Suprema Personalità di Dio,
Vasudeva. Al contrario, la persona priva di devozione e impegnata in attività materiali non possiede
alcuna qualità. Anche se fosse esperta nella pratica dellastanga-yoga o nel mantenere onestamente
la famiglia e i parenti, in realtà è guidata solo dalle proprie elucubrazioni mentali e si dedica al
servizio dellenergia esterna del Signore. Comè possibile che delle buone qualità siano presenti in
un uomo simile?
Secondo lo Srimad Bhagavatam (4.11.30), il metodo del bhakti-yoga distrugge completamente il falso
ego che prende la forma dellidentificazione del sé con il corpo.
tvam pratyag-atmani tada bhagavaty ananta
ananda-matra upapanna-samasta-saktau
bhaktim vidhaya paramam sanakair avidya-
granthim vibhetsyasi mamaham iti prarudham (21)
Ritrovando la tua posizione naturale e offrendo servizio al Signore Supremo, che è la fonte
onnipotente di ogni piacere e che abita in tutti gli esseri come Anima Suprema, dimenticherai molto
presto i concetti illusori di io e mio.
Lo Srimad Bhagavatam (4.22.39) dice inoltre:
yat-pada-pankaja-palasa-vilasa-bhaktya
karmasayam grathitam udgrathayanti santah
tadvan na rikta-matayo yatayo pi ruddha-
sroto-ganas tam aranam bhaja vasudevam (22)
I devoti che sono sempre impegnati nel servizio alle dita dei piedi di loto del Signore possono
superare molto facilmente gli intricati desideri per lattività interessata. Poiché questo è un
compito molto difficile, i non devoti i jnani e gli yogi non riescono a farlo, anche se cercano
di fermare le onde della gratificazione dei sensi. Perciò impegnati nel servizio devozionale offerto
a Krsna, il figlio di Vasudeva.
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