Verso la libertà
Tratto da:
La Scienza di divenire se stessi
di Torkom Saraydarian
VERSO LA LIBERTA’
“La lunghissima identificazione con l’aspetto forma della vita non può
superarsi facilmente e il compito che attende il discepolo è lungo e arduo
ma porta infine al successo, purché ci sia chiaro pensiero, serio proposito
e lavoro scientificamente programmato”. (1)
Il processo dell’evoluzione è magnificamente spiegato nella storia del
Figliol Prodigo, che ricevette la sua parte di eredità dal Padre e che si
recò in contrade remote dove dissipò la sua fortuna in una vita sregolata.
Mentre conduceva un’esistenza dissoluta e soffriva grandi privazioni,
riaffiorò poco a poco nella sua coscienza il ricordo della casa del Padre ed
egli pronunciò una delle affermazioni più significative mai pronunciate: “Mi
alzerò e tornerò dal Padre mio”.
Mentre si avvicinava, il Padre gli corse incontro per abbracciarlo. Il
progresso dell’umanità o dell’individuo, inizia quando l’uomo comincia ad
elevarsi e a camminare verso il proprio Sè Reale.
Nostro Padre è il nostro Sè. Il lungo tragitto che ci separa dal Padre ci
sembra distante quanto la stella più lontana, ma in effetti è più vicino dei
nostri occhi.
Il motivo di questa illusione è che attraverso i secoli, noi (il Vero Padre
in noi) ci siamo identificati con l’aspetto forma della vita, e ci siamo
persi nell’acqua corrente delle forme transitorie. Ciò si può spiegare se
prendiamo come esempio il processo del sonno. Notate come la nostra
coscienza attiva diventa poco a poco più distante, affondando sempre più
profondamente in un apparente oblio. In quello stadio del sonno sembra quasi
che non esistiamo più. Nello stesso modo la scintilla, il Padre, pian piano
perde coscienza di se stesso man mano che si identifica con la materia più
grossolana e più densa, fino al giorno in cui si trova al polo opposto del
suo vero essere.
(1) Alice A. Bailey, L’illusione quale problema mondiale, pag. 265 ingl.
Il punto più basso di identificazione viene raggiunto quando l’uomo non è
più in grado di distinguere tra sè e la sua forma. Esiste come forma
vivente; poi pian piano si accorge che c’è una differenza tra la sua forma e
le altre forme, e continua così, sviluppando la natura emotiva e infine
quella mentale, diventando quindi un sè separato.
Dopo vari cicli di esperienza, questo senso di separatività aumenta e forma
uno stato permanente nella sua coscienza. Questo stato permanente di
separatività diventa un fattore dominante, un fattore dirigente, un “IO”.
Per un lunghissimo periodo questo “IO” viene adorato, e durante questo
periodo diventa il perno centrale della vita dell’uomo che sacrifica tutto
per salvare e mantenere tale “IO”.
E’ l’idolo dietro il quale sta il vero Dio, ma l’identificazione con esso
ècosì reale che l’uomo non si considera mai al di là di esso.
Per lui significa conservare la vita nell’oceano dell’esistenza, e pensa che
sarà perduto per sempre se perde l’idolo, il piccolo sè, l'”IO”. Arriva poi
il momento in cui il Signore Interiore comincia ad agire e pian piano
diminuisce il potere dell’idolo; le piccole vite della natura umana (dei
suoi veicoli fisico, emotivo e mentale) rispondono ad una nuova vibrazione.
Passano secoli; l’uomo coltiva la sua vita sul piano fisico e ne fa un
meraviglioso giardino.
Chiarifica le acque agitate e fangose del suo mondo emotivo, purifica i suoi
moventi, i suoi pensieri, le sue parole e volge quindi il suo viso verso la
Casa del Padre. Ora è pronto a calcare il Sentiero coscientemente. Dovrà
camminare per secoli e secoli prima di vedere il Padre e raggiungere
l’unificazione.
Per percorrere questa strada ardente impara e usa la scienza di divenire se
stesso. Tale scienza prevede tre momenti principali:
Il primo passo è fare il bene, così da far aumentare le influenze interiori
e arrivare ad una nuova fusione e integrazione tra i veicoli.
L’uomo cerca di essere un agente della buona volontà, e in tutte le sue
azioni, sentimenti e pensieri cerca di esprimere per quanto gli è possibile
bontà, bellezza e verità.
Questa è vita creativa – la via del servizio.
Il secondo passo è affrontare i fatti che lo riguardano. Sorveglia ogni sua
espressione e cerca di trovare il perché di tutte le sue reazioni e risposte
sui tre livelli del suo essere. Analizza i suoi pensieri, le sue emozioni le
sue azioni e cerca di trovare le istanze e i motivi che stanno dietro di
loro. Non fa queste cose come fanno alcuni introspettivi, che si
identificano con i loro stati interiori ed esteriori; quando egli si
analizza si osserva impersonalmente, assumendo così l’atteggiamento di un
osservatore distaccato.
Quando riesce ad osservarsi impersonalmente, cerca di vedere gli altri e
tutti gli eventi con la stessa impersonalità.
Attraverso questo processo scopre gli pseudo dominatori nei suoi mondi
soggettivo e oggettivo e gradatamente decresce il loro numero, fino a che
alla fine l’osservatore stesso diventa il solo sovrano del suo essere.
Questo significa semplicemente che l’uomo non è più vittima dei suoi impulsi
fisici, delle sue agitazioni emotive, o dei suoi diversi pensieri e tendenze
momentanee. Cerca continuamente di affrontare se stesso e di smascherare
ogni attività e ogni stato di essere che pretende di parlare e agire in nome
del vero Sè. A questo punto l’uomo diventa una dualità.
c’è un mondo oggettivo e chi lo comanda, ma quest’ultimo non èancora una
figura ben delineata.
Passano le ere e l’osservatore pian piano distingue tra se stesso e il corpo
fisico. Ora, pensa e crede di essere l’uomo emotivo.
Nello stadio seguente lascia dietro di sè il corpo fisico e gli stati
emotivi come non-sè e si identifica con il mondo mentale. Qui egli vive per
un lungo periodo, identificandosi con molti diversi stati di essere finchè
un giorno supera anche il suo corpo mentale, e diventa un essere più
profondo, un osservatore più acuto su un piano più alto.
Questo è chiamato il sentiero del distacco e il sentiero di affrontare se
stessi ad ogni svolta della vita.
Il terzo passo è la scienza di costruire il ponte. Questo costruire il ponte
diventa un processo cosciente quando l’uomo vive sul piano mentale.
Si divide in tre tappe progressive:
I. Concentrazione, meditazione e contemplazione.
2. La scienza dell’impressione.
3. La tecnica dell’indifferenza.
Il primo stadio è molto importante e getta le basi dell’intero lavoro di
edificazione del ponte. Non possiamo costruire niente nel nostro mondo
interiore o esteriore senza concentrazione, meditazione e contemplazione. La
scienza di divenire se stessi è una grande scienza e la meta più alta
dell’umanità. Quando l’uomo inizia a costruire il ponte è evidente che vede
un’alta vetta che sfida tutto quello che ha ed è. Comprende che non può
arrivarci con un solo passo, ma che deve costruire molti ponti e sentieri,
persino navicelle spaziali, per raggiungere la vetta che può accadere
diventi perfino una stella.
Attraverso la concentrazione scientifica la meditazione e la contemplazione
l’uomo costruisce molti ponti e diverse linee di comunicazione tra il suo
mondo interiore e il piano mentale.
Cessa di essere schiavo della sua triplice personalità (le sue nature fisica
emotiva e mentale) e si libera per vivere nel mondo illimitato dello
sviluppo spirituale.
Attraverso una intensa disciplina controlla la sua mente, la purifica e
mette in attività le qualità del piano mentale. Questo è il risultato della
concentrazione e della focalizzazione. Poi cerca di estendere i ponti tra il
mondo mentale e il mondo spirituale per mezzo della meditazione scientifica.
In realtà, la meditazione scientifica è una tecnica per fondere i mondi
spirituale e mentale. Pian piano cambia e diventa contemplazione “che è la
fonte d’ispirazione e di illuminazione”.
A questo stadio l’uomo “diventa un punto statico di contemplazione
concentrata” e entra in quel “silenzio che gli rende possibile attingere
alla Mente Divina, carpire il pensiero di Dio dalla coscienza divina e
Conoscere”.
Ma la stella splende ancora nel profondo cielo blu oltre le montagne e
l’uomo capisce che per raggiungerla deve usare non solo la sostanza mentale,
l’amore e l’intuizione, ma anche un altro tipo di sostanza che è chiamata
l’energia della volontà. Questa energia è la risposta del Padre
all’invocazione proveniente dal Figlio. Viene iniziata la costruzione di un
ponte nuovo e più alto, usando questa energia della volontà. Essa si esprime
come Proposito divino, come Piano divino e come idee pure e creative.
Durante il suo viaggio verso l’alto l’uomo è sensibile alle impressioni che
provengono dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto, dal centro che noi
chiamiamo il Cuore di Dio, e dal centro che chiamiamo umanità. (2)
Per mezzo di questo triplice ponte, comunica con la Fonte spirituale più
alta, e diventa sensibile al Piano divino e alle necessità dell’umanità.
(2) Vedi La Grande Invocazione, pag. 288-307
“E così il discepolo va di stadio in stadio, passando di luce in luce, da
percezione a percezione, da forza a energia, dalla focalizzazione nella
personalità all’integrazione dell’anima e poi dall’anima allo spirito, dalla
forma alla vita.
Ha esplorato tutti i mezzi di conoscenza; è sceso nelle profondità,
nell’inferno e nelle valli; ha scalato la vetta dell’iniziazione e da lì si
è librato al di là dello spazio e del tempo; ha perso tutti i suoi interessi
egoistici ed è un punto di pensiero focalizzato nella mente di Dio”. (3)
Si erge come una colonna di luce per l’umanità. E’ nel mondo ma non del
mondo. Ora può ripudiare, rifiutare “di essere identificato con niente altro
se non la realtà spirituale”. Ora è il Gioiello nel Loto, un uomo liberato.
Questo stato sublime è magnificamente reso in un antico scritto:
“Il quintuplice è entrato nella pace, anche se cammina sulla nostra sfera.
Quello che era denso e oscuro splende ora di luce pura, e i sette loti sacri
irradiano. Egli rischiara il mondo e proietta fuoco divino anche nel luogo
più recondito.
Ciò che era perennemente agitato, selvaggio come l’oceano, e gonfio come un
mare in tempesta, è ora calmo e sereno. Limpide sono le acque della vita
inferiore, da offrire agli assetati che procedendo a tentoni, gridano per la
sete.
Ciò che per innumerevoli millenni ha dilaniato e velato la Realtà è a sua
volta ucciso, e con la sua morte termina la vita separata. L’Uno appare. Si
ode la Voce.
Si conosce il Reale, si coglie la Visione. Il fuoco di Dio si slancia verso
l’alto in una fiamma.
Il luogo più oscuro riceve luce. Sulla terra sorge l’aurora. La luce del
giorno dall’alto, riversa raggi luminosi nell’inferno stesso, e tutto è luce
e vita”. (4)
(3) Alice A. Bailey, Il discepolato nella Nuova Era, vol. 1, pagg. 772-773
ed. ingl.
(4) Alice A. Bailey, La Luce dell’Anima, pag. 419 ed. ingl.
Nelle segrete fratellanze dell’Oriente, questa scienza del divenire se
stessi veniva trasmessa attraverso i misteri dell’iniziazione.
Platone, che era un iniziato ai misteri, scrisse:
“Lo scopo dei misteri è di ricondurci alla perfezione da cui, come un
principio, siamo discesi”.
Sono sempre esistiti templi per l’iniziazione “dove i misteri erano
sacramente protetti e tenuti segreti”. Questi templi furono trovati in
India, Grecia, Sud America e in molte altre località della terra.
Lo scopo era sempre lo stesso: ricondurre il Figliol Prodigo alla sua Casa,
a suo Padre.
Cristo, il Figlio di Dio, espresse chiaramente, per noi, il processo
dell’iniziazione nella Sua vita, dalla Nascita alla Resurrezione attraverso
sette grandi e drammatici eventi.
La Nascita a Betlemme
Il Battesimo nel Giordano
La Trasfigurazione
La Rinuncia
La Rivelazione
La Decisione
La Resurrezione
Attraverso queste sette iniziazioni, Cristo ci ha mostrato i mezzi
attraverso i quali un uomo può gradualmente avvicinare la sua propria
Essenza e essere uno con Suo Padre, che è il suo Sè essenziale. Questi sette
eventi vengono presentati qui in una terminologia religiosa, ma in realtà
sono scientifici e, cosa ancora più importante, sono processi psicologici di
crescita spirituale, sviluppo, rivelazione e distacco.
L’intero processo dei misteri dell’iniziazione è il processo di incontrare e
divenire se stessi. Su quel livello solo un Iniziato può veramente dire “Io
e mio Padre siamo uno”.
Torkom Saraydarian
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