E’ stato definito “trasporto senza transito” e questa volta non distrugge la sorgente originale.
Una delle cose che più di tutte ha da sempre affascinato i cultori della serie classica di Star
Trek, dopo la capacità dei viaggi interstellari, è sicuramente stata l’idea del “teletrasporto”.
La serie risale addirittura al 1966 e c’è da dire che con il passare degli anni, l’esigenza di un
mezzo capace di trasportarci istantaneamente in qualunque parte del mondo, non ha fatto che
diventare più pressante, quasi indispensabile, spinta sicuramente dalla frenesia di produttività che
governa il sistema economico globale.
E così da quando la scienza ufficiale ha iniziato ad utilizzare più spesso il termine
teletrasporto nei recenti esperimenti di fisica quantistica, le antenne di molti si sono
addrizzate alla ricerca di un qualche spiraglio verso il mezzo di trasporto definitivo.
Fantascienza a parte, quello che fino ad ora è stato possibile ottenere, altro non è che la
lettura dello stato quantico di un fotone e la sua replica in un altro luogo.
Il problema durante questo esperimento è che, per ottenere una lettura accurata delloriginale e
riprodurne una copia, loriginale deve essere letto così accuratamente da venire distrutto durante
il processo.
Problema non da poco se la vostra famiglia rivolesse a casa loriginale, dopo il teletrasporto
mattutino in ufficio!
Un secondo passo avanti, sicuramente più significativo verso quello che è il teletrasporto
dell’immaginario collettivo, è stato compiuto trasportando un fascio di materia senza doverlo
distruggere del tutto per leggerne le informazioni.
Questa tecnica innovativa è stata proposta dal team di ricercatori capitanato da Ashton Bradley
presso l’Australian Research Council Center of Excellence for Quantum Atom Optics di Brisbane e come
spesso accade per le scoperte più innovative, l’idea è venuta casualmente agli scienziati mentre
stavano in realtà tentando un altro esperimento.
Il team infatti stava cercando un modo per misurare lo stato quantico di un fascio di atomi, quando
gli scienziati si sono resi conto che la tecnica che stavano sperimentando poteva essere utilizzata
anche per trasportare efficientemente la materia stessa.
Il processo geniale quanto affascinante, prevede di fatto il passaggio da materia ad informazione
sotto forma di fotoni e di nuovo a materia nel luogo di destinazione.
In pratica viene sparato un raggio di atomi di rubidio in una periferica di invio (ndr.
l’immaginaria piattaforma del teletrasporto) composta a sua volta di atomi di rubidio raffreddati ad
uno stato definito Condensato di Bose-Einstein (BEC), in cui essi hanno il più basso stato quantico
possibile.
Contemporaneamente viene sparato sulla periferica di invio anche un raggio laser “di controllo”, che
ha lo scopo di intrappolare gli atomi di rubidio in arrivo ed eccitarli fino ad uno stato energetico
più elevato.
Quello che succede durante l’impatto è che gli atomi in arrivo, vogliono unirsi ai loro “cugini”
della periferica di invio, ma per fare questo e raggiungere lo stato che questi ultimi hanno nel
BEC, devono necessariamente rilasciare tutta la loro energia in esubero sotto forma di un raggio
diretto di fotoni.
Il raggio di luce così prodotto, può essere trasmesso attraverso una normale fibra ottica lungo
qualunque distanza e porta con se tutte le informazioni della materia originale, compreso il numero
di atomi che la costituiva, il loro momento e energia e le loro proprietà quantistiche come ad
esempio la fase.
In teoria secondo gli scienziati, basta ripetere il processo inverso dallaltro capo della fibra
ottica, con un ricevitore BEC e un raggio laser di controllo per ricreare esattamente un secondo
raggio di materia con proprietà identiche alloriginale.
Sembra però che le novità non si fermino qui e che qualcuno sia seriamente interessato alle
implicazioni di queste scoperte, come ad esempio la US National Security Agency (NSA) o lArmy
Research Office e quando ci sono i militari di mezzo, evidentemente la ricerca merita seria
considerazione
E proprio questo il caso di Masum Rab e della sua squadra presso lUniversità di Melbourne, sempre
in Australia, che hanno addirittura coniato il termine trasporto senza transito (TWT), per le loro
ricerche sulle onde di materia, tramite le teorie quantistiche.
Lo studio, reso pubblico il 7 settembre, riguarda appunto il modo in cui onde di atomi possano
muoversi attraverso tre posizioni, separate da barriere impenetrabili.
Generalmente questo avviene con una particella che inizia nella prima posizione, passa nella seconda
e infine nella terza per effetto di tunnel quantistico.
Ma a quanto pare non sempre giungere dalla partenza alla destinazione implica necessariamente dover
toccare tutti i punti intermedi, o almeno gli oggetti quantici sembrano pensarla diversamente.
Rab e colleghi hanno infatti rilevato come in particolari condizioni, le particelle possano
letteralmente saltare il secondo punto di passaggio posto tra la partenza e larrivo.
Nel modello matematico e analizzato al computer dalla squadra di fisici, il solito Condensato d
Bose-Einsten (BEC), elemento costante negli esperimenti di quantistica e di ottica, viene fatto
passare dalla posizione 1 alla posizione 3, con solo un pugno di atomi ad occupare temporaneamente
la posizione 2.
In questa tecnica, non avviene la lettura e la ricostruzione in luogo diverso delloriginale, ma è
proprio la materia originale che viaggia da un punto allaltro, saltando però I punti intermedi.
11 apr 2008
FONTE: www.physorg.com/news102681027.html –
www.terninrete.it/headlines/articolo_view.asp?ARTICOLO_ID=89330
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