Viaggio nel tempo e coscienza

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Viaggio nel tempo e coscienza

È possibile un viaggio nel tempo? Sia Einstein che la letteratura Vedica possiedono una risposta.

di Sadaputa Dasa

Nel 1898 H. G. Wells pubblicò la sua famosa storia della macchina del tempo — una macchina che
avrebbe consentito ad un viaggiatore nel tempo umano di visitare qualunque posto desiderasse nel
passato o nel futuro. Non abbiamo nessuna idea di come questa macchina inventata potrebbe aver
funzionato, ma la gente ha trascorso molto tempo e sforzo per vedere se viaggiare attraverso il
tempo fosse una cosa realmente possibile. Si è scoperto che alcune forme di viaggi nel tempo sono
contemplati nella tradizione Puranica dell’India, e che prove empiriche che provano possibili viaggi
nel tempo si possono trovare sia nella fisica moderna sia nello studio di fenomeni paranormali. Che
cos’è il tempo? Generalmente consideriamo il tempo come il passare o lo scorrere dal passato al
futuro. Pensiamo che il futuro non è ancora arrivato e che il passato ha cessato di esistere.
Soltanto il presente è reale, e la realtà si sposta di momento in momento. Perciò dove può andare un
viaggiatore nel tempo se esiste solo il presente? La teoria speciale della relatività di Einstein ci
fornisce una risposta a questa domanda. Per vedere come, consideriamo un diagramma in cui lo spazio
è rappresentato da un’ascisse x e il tempo è rappresentato sull’asse verticale (vedere Figure 1–2).

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Figura 1 — La storia di eventi rivelati in un mondo unidimensionale. L’ascisse x misura lo spazio e
l’ascisse t, che si estende verticalmente, misura il tempo. Le unità sono scelte in modo che la
velocità della luce sia l’unità di misura. Le linee grigie obreggiate rappresentano le interazioni
che si propagano verso l’esterno, al massimo alla velocità della luce.

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Figura 2 — L’effetto di muoversi al 20% della velocità della luce. Come nella Figura 1, una linea
orizzontale di t = constante che rappresenta il nostro presente. Tuttavia, la linea del presente
nella Figura 1 è ora inclinata in modo che parte di essa è ora il nostro futuro e parte il nostro
passato.

Una linea orizzontale ad un certo livello rappresenta un dato momento del tempo, con il futuro sopra
la linea e il passato sotto di essa. Nella fisica di Newton, se un osservatore si muove in modo
uniforme verso di noi, un momento del tempo di quell’osservatore è ancora rappresentato da una linea
orizzontale. Ma nella teoria della relatività, un momento per un osservatore che si muove è
rappresentato da una linea inclinata che parzialmente si trova nel nostro futuro. Questo implica che
il nostro passato e il nostro futuro devono essere reali in quanto si trovano nel presente di vari
osservatori mobili. Così Einstein mentre consolava la vedova di un amico morto disse: “Per noi che
siamo convinti fisici, la distinzione tra passato, presente e futuro è soltanto un’illusione, anche
se permanente.” Quindi la teoria speciale della relatività implica che tutti i momenti del tempo
materiale sono, come dire, congelati nell’esistenza senza tempo. Questo può rendere difficile
l’apparente trascorrere del tempo, ma fornisce spazio da visitare per i visitatori. La teoria
speciale della relatività di Einstein fu seguita dalla sua teoria generale della relatività. Questa
teoria non solo concede destinazioni ai viaggiatori nel tempo, ma in principio dà anche le strade
per raggiungere queste destinazioni. Per esempio, il famoso matematico Kurt Godel usò una volta la
teoria di Einstein per formulare un modello matematico di un universo rotante che permetteva curve,
simili al tempo, chiuse (vedere Figure 3 e 4). Queste sono strade attraverso lo spazio e il tempo in
cui la direzione verso il futuro curva in cerchio in modo che il futuro si fonda col passato. Se si
potesse seguire questa strada con una navicella spaziale, alla fine ci si immergerebbe nel proprio
passato.

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Figura 3 — Il tempo nella teoria della relatività. In questo diagramma, il tempo è posizionato
verticalmente e le ascisse x e y dello spazio sono posizionate orizzontalmente. Le possibili future
interazioni che originano da A si trovano nel cono (chiamato cono di luce) estendendosi in su da A,
e i possibili eventi passati che conducono in su verso A si trovano nel cono che si estende in giù.
Lo stesso si verifica per B e C. È la stessa cosa della Figura 1, eccetto che è stata aggiunta
l’ascisse y.

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Figura 4 — Una sequenza chiusa simile al tempo. In un universo che ruota i coni di luce si spostano
come mostrato nel diagramma. Se il movimento è abbastanza forte, il futuro di A si trova nel passato
di B, e così via, muovendosi in un circolo. Come risultato il futuro di A ruota nel suo passato.

PARADOSSI DEL VIAGGIO NEL TEMPO

Quando contempliamo i viaggi dal presente verso il passato, immediatamente incorriamo in paradossi o
contraddizioni. Per esempio esiste il paradosso del nonno. Se un passeggero va indietro nel tempo ed
uccide il proprio nonno prima che egli abbia incontrato la propria nonna, il viaggiatore nel tempo
non potrebbe essere mai nato e quindi non avrebbe potuto uccidere suo nonno. Un modo di trattare
questi paradossi è quello di introdurre nel quadro universi multipli. Supponiamo che quando si va
indietro ad uccidere il proprio nonno, lo si uccida in un universo parallelo che è quasi uguale a
quello reale ma che contiene un nonno deceduto piuttosto che uno vivente. Possiamo eliminare le
contraddizioni permettendo agli eventi alterati dai viaggi nel tempo di accadere in vari universi
paralleli. Questo può essere fatto nel contesto nell’interpretazione di “mondi multipli” (o
Everett-Wheeler- Graham) della teoria meccanica quantistica, in cui l’universo costantemente si
divide in copie multiple corrispondenti a differenti possibili risultati degli eventi quantistici
casuali. Il fisico quantistico David Deutsch sviluppò una teoria di viaggi nel tempo lungo queste
linee. Tutte queste idee sul viaggi nel tempo sono contenute nel contesto della teoria della
relatività, che assume come dato di fatto un mondo statico nello spazio-tempo in cui non esiste
nessuno scorrere del tempo.

Se lo scorrere del tempo è realmente un’illusione, sorge la domanda di chi o che cosa si trova
nell’illusione. Questo conduce a due domande: Che cosa è la coscienza e come questa coscienza si
situa nel quadro spazio-tempo? Molte discussioni scientifiche sulla coscienza affermano che essa non
è “niente altro” se non una sequenza di materia nel cervello che coinvolge neuroni, connessioni
sinottiche e vari tipi di molecole. Tuttavia alcuni filosofi come David Chalmers dell’Università
dell’Arizona hanno sostenuto che queste idee evitano il “duro problema della coscienza”, che è
quello di spiegare come mai non abbiamo nessuna esperienza di essa. Consideriamo una persona che
guarda una mela e sperimenta che la sua superficie è rossa. Che cosa è l’esperienza del rosso?
Sequenze complesse di reazioni elettro-chimiche possono essere manifestate nel cervello, ma questo
non ci dice nulla dell’esperienza. Dopo tutto, la maggior parte delle attività cerebrali avvengono
su un livello completamente inconscio. Perché nessuna di esse dà luogo ad un’esperienza? Chalmers
afferma che oltre alle interazioni materiali esiste un elemento di esperienza cosciente che non può
essere compreso in termini materiali. Egli argomenta che benché la coscienza non sia riducibile alla
materia, questa esperienza è legata ad una forma uno-a-uno con un alto ordine di processo cognitivo
nel cervello.

Seguiamo l’idea di Chalmers. Benché contenuti coscienti possano corrispondere a sequenze astratte
nel corpo fisico, chiaramente esse corrispondono solo ad un sottogruppo piccolo e variabile di
queste sequenze. Deve quindi esserci qualche intermediario che sceglie questo sottogruppo e tiene la
coscienza legata ad esso durante le attività corporee coscienti. Questo intermediario non può essere
strettamente materiale, perché collega qualcosa di immateriale a qualcosa di materiale. Possiamo
quindi formulare la connessione tra la coscienza e la materia come segue:

Coscienza <<- (intermediario) ->> Sequenze materiali

Molte tradizioni spirituali insegnano che la coscienza (la potenza cit nell’insegnamento Vedico) si
trova al di là del tempo. Secondo la teoria della relatività, la materia esiste come una sequenza
senza tempo nel tempo-spazio. Quindi l’intermediario della formula di sopra collega due entità prive
di tempo: la coscienza e la materia, e causa ad entità coscienti di sperimentare gli eventi nel
tempo. Possiamo vedere come questo può funzionare studiando un esempio ben conosciuto di viaggio nel
tempo.

Immaginiamo due gemelli. Un gemello resta sulla Terra, mentre l’altro viaggia nello spazio su una
navicella spaziale, quasi alla velocità della luce, e quindi ritorna. Possiamo osservare che il
gemello che ha viaggiato sulla navicella ha sperimentato un tempo inferiore di quello che è rimasto
a casa. Quindi il gemello che ha viaggiato potrebbe aver sperimentato un viaggio, per esempio, di
un’ora ed essere ritornato sulla Terra dopo un periodo di milioni di anni del tempo terrestre. La
differenza tra i due gemelli è che uno di essi ha accelerato nella navicella mentre l’altro non ha
sperimentato questa accelerazione. Le interazioni fisiche nel corpo del gemello che ha viaggiato
seguono la stessa sequenza di quelle del gemello che è rimasto a casa, ma il movimento della
navicella le ha prolungate nel tempo e nello spazio. Se l’ipotetico intermediario di collegamento
considerasse le sequenze degli eventi ma ne ignorasse il prolungamento, ci si potrebbe aspettare che
la coscienza del gemello viaggiatore sia simile a quella del gemello sedentario, ma prolungata in un
lasso di tempo superiore. Nel paradosso dei gemelli, il viaggio nel tempo nel futuro è stato
ottenuto attraverso il movimento della navicella spaziale. Una simile distorsione del tempo si
sperimenta nel campo della gravitazione. Immaginiamo che un gemello si trovi molto lontano da un
pianeta molto grande, mentre l’altro viaggia vicino ad esso e poi ritorna. Qui il gemello che
viaggia sperimenta un intervallo di tempo inferiore del gemello che si è trovato lontano dal
pianeta.

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Figura 5 — Il doppio paradosso nella teoria della relatività di Einstein. Il tempo, misurato dalle
pulsazioni di una luce che rimbalza tra due specchi, è più grande quando gli specchi sono fermi che
quando si muovono quasi alla velocità della luce.

IL VIAGGIO DEL RE KAKUDMI

Una storia interessante del Bhagavata Purana (Srimad-Bhagavatam) è simile alla storia del paradosso
dei due gemelli. In questa storia il re Kakudmi visitò il pianeta di Brahma ed aspettò che
terminasse una rappresentazione musicale prima di poter essere ricevuto. Brahma gli comunicò che
mentre aspettava erano trascorsi sulla Terra 27 x 4.320.000 anni e che la civiltà del re era
completamente scomparsa. In un’altra storia, Bramha visitò la Terra per rubare i pastorelli amici di
Krishna, andò a casa per un momento del suo tempo e quindi ritornò. Sulla Terra era trascorso un
anno. Secondo il Surya Siddhanta, un “momento” o truti è 1/33.750 di un secondo. Su questa base, un
anno sulla Terra è 1/33.750 di un secondo di Brahma. Il numero dei secondi di Brahma in 27 x
4.320.000 anni terrestri dovrebbe corrispondere a 27 x 4.320.000 / 33.750 = 3.456 secondi, o quasi
un’ora. Queste due storie sono compatibili, poiché una rappresentazione musicale potrebbe facilmente
avere questa durata. Accade, tuttavia, che se eventi puramente casuali possono essere riconciliati
con spazio-tempo fisso, così può avvenire col libero arbitrio. Abbiamo visto che un evento casuale
può essere rappresentato come la scissione di un universo in due o più universi paralleli in cui le
varie alternative casuali sono manifestate.

Se la coscienza è “incollata” a sequenze di eventi in uno spaziotempo fissato, apparirebbe che tutti
gli eventi sono predeterminati e che non esiste nessuna possibilità di libero arbitrio. In accordo
alla teoria quantistica, vasti numeri di eventi casuali si verificano costantemente, e quindi
l’universo si scinde continuamente in un grande numero di copie divergenti. Questo scenario permette
anche il libero arbitrio. Alla biforcazione dell’universo, l’entità cosciente ha l’opportunità di
fare una scelta tra corsi di eventi alternati. Se assumiamo che le entità coscienti hanno l’innato
potere di fare queste scelte, esse saranno in grado di agire in accordo al loro desiderio
all’interno della cornice delle circostanze fisiche determinate dalle leggi della fisica e dalle
loro precedenti scelte. Le storie di vita si sviluppano come tracce attraverso sequenze diramate di
spazio-tempo. Se una entità cosciente senza tempo è connessa ad un particolare sentiero attraverso
l’albero fissato nello spazio-tempo, l’entità sperimenterà eventi conformi col passaggio del tempo
in ogni momento lungo la sua strada. Questo creerà la persistente illusione del passaggio del tempo
menzionato da Einstein.

ANDARE INDIETRO NEL TEMPO

In accordo ai fisici moderni un viaggio nel futuro è possibile, ma un viaggio nel passato è più
problematico. Il modello rotante dell’Universo di Godel è abbastanza diverso dal nostro, e circuiti
chiusi simili al tempo, sono difficili da considerare in qualsiasi universo che obbedisca alle leggi
fisiche conosciute. Una possibilità è quella di inviare messaggi nel passato invece di viaggiarci
fisicamente. Gli scienziati hanno esaminato vari modi di inviare un segnale nel passato, ma
sfortunatamente nessuno di essi si è rivelato conveniente. Ironicamente, tuttavia, esiste un tipo di
segnalazione nel passato che è stato osservato empiricamente ma che non è accettato dalla scienza
convenzionale. Questo avviene in quello che è conosciuto come una visuale-remota precognitiva. In un
esperimento di visuale remota, una persona (il percipiente) si trova in una stanza e cerca di
descrivere quello che è visto da un’altra persona (l’agente), che ha viaggiato in un posto remoto.
Migliaia di esperimenti di questo tipo sono stati effettuati. Per esempio, all’Università di
Princeton una massiccia serie di esperimenti di visuale-remota sono stati eseguiti con successo
sotto la direzione di Robert Jahn, che è stato capo della Scuola di Ingegneria di Princeton. La
caratteristica sorprendente di questi risultati è che i percipienti sono stati in grado di ottenere
buone informazioni dal passato, dal presente e dal futuro — una capacità conosciuta nella
letteratura sanscrita come tri-kala-jna (“conoscitore dei tre tempi”). In sintesi, l’idea di viaggio
nel tempo può essere sviluppata in maniera compatibile nel contesto della teoria della relatività e
nelle molte interpretazioni dei molti-mondi della meccanica quantistica. Allo stesso tempo, la
teoria della relatività ci fornisce una cornice per comprendere come la coscienza senza tempo e le
sequenze fisiche senza tempo possono essere collegate per permettere la sperimentazione del tempo.
La teoria del moltimondi, a sua volta, riconcilia la teoria dello spazio-tempo senza tempo di
Einstein con gli eventi causali, ed una simile riconciliazione (in cui la libera scelta seleziona le
diramazioni) fornisce un modo in cui il libero arbitrio opera in un mondo che obbedisce alle leggi
fisiche. Quindi esplorando l’idea del viaggio nel tempo, siamo diretti ad una comprensione di
argomenti più fondamentali che coinvolgono la coscienza e la materia. Come nota finale, il fenomeno
di visuali remote suggerisce che il viaggio nel tempo può essere di più che solo una idea.

Sadaputa Dasa (Richard L. Thompson) ha ottenuto il suo dottorato in matematica alla Cornell
University. È autore di molti libri che trattano la relazione tra la scienza moderna e la conoscenza
Vedica.

(da Ritorno a Krishna)

tratto da www.bbtitalia.com

© 2007 The Bhaktivedanta Book Trust International. All rights reserved.

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