Vipassana, meditazione attuale
(di Giancarlo Giovannini)
Da un discorso del Buddha, tramandato da maestri a discepoli, è arrivata
fino a noi una tecnica di meditazione che offre un grande contributo allo
sviluppo delle potenzialità cognitive e spirituali dell’essere umano.
Quando nasce la meditazione Vipassana?
Un discorso, tenuto dal Buddha 2500 anni fa, circa, a una assemblea di
monaci e discepoli, costituisce a tutt’oggi il punto di riferimento di tutti
coloro che fanno della meditazione di consapevolezza e chiara visione il
nodo centrale della loro pratica spirituale.
Il contenuto di questo discorso, Satipatthana Sutta, fa parte di quel corpo
di insegnamenti che è stato tramandato dal buddismo di tradizione
Theravada – parola degli anziani – uno dei due grandi filoni sui quali si è
sviluppato il buddhismo fino ai giorni nostri.
Questo Sutta o Sutra, se si vuole usare il termine Sanscrito, inizia con
queste parole:
“Questo è il solo modo, o monaci, per la purificazione degli esseri, per
sconfiggere afflizione e pena, per eliminare insoddisfazione e angoscia, per
raggiungere la retta via per ottenere il Nirvana e la liberazione, vale a
dire: I quattro fondamenti della consapevolezza”.
Consapevolezza del corpo, delle sensazioni, dei fenomeni mentali e della
coscienza questi, in estrema sintesi, i quattro fondamenti della Vipassana.
Dai tempi del Buddha numerosi maestri hanno arricchito questi insegnamenti
rendendoli continuamente attuali.
Il Birmano Mahasi Sayadaw, il Thailandese Achaan Chah, nei tempi più
recenti, hanno dato un enorme contributo in questo senso, favorendo la
diffusione di questa meditazione anche in Occidente.
L’incontro della meditazione di consapevolezza con la razionalistica
indagine sulla coscienza sviluppatasi in Occidente costituisce una grande
possibilità per conoscere e approfondire quello straordinario complesso di
forze cognitive e spirituali rappresentato dalla mente umana.
La Vipassana, infatti, oltre a una osservazione incessante di ogni fenomeno
che sorge all’attenzione della coscienza, ci invita a superare il limite
dell’indagine intellettuale e ci mostra la via per compiere quel passo “al
di là” del conosciuto, verso la trascendenza, verso l’esperienza diretta
della realtà.
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