Visualizzare e meditare

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MEDITAZIONE E RISVEGLIO

La conoscenza e visione della suprema realtà, in virtù della misericordia divina, prasada, diventano
accessibili attraverso la pratica costante della disciplina spirituale che ha nella meditazione il
suo cardine, e tra tutte le forme di meditazione, i testi dello Yoga della Bhakti spiegano che
quella più efficace è la meditazione sui Nomi divini (Harinama Smaranam). Attraverso di essa, si
sperimenta gradualmente la dimensione di coscienza corrispondente. Non pensate ad un altro luogo,
perché non si tratta di una dimensione spaziale; non immaginatevi un altro tempo, perché è una
dimensione eterna, oltre ogni umana scansione e definizione temporale. Per accedere a quel regno
della più alta consapevolezza spirituale, Visnu paramam padam, la suprema dimora di Visnu, non
occorre muovere o spostare la materia.

E’ necessario altresì predisporsi interiormente attraverso un processo di purificazione di tutta la
struttura sensoriale e psichica, affinché questa non sia più schermo ottundente e condizionante, ma
filtro trasparente che lascia passare libera, in tutta la sua originaria potenza, la splendente luce
dell’anima. E’ quella luce che illumina senza accecare; è la luce che riscalda senza bruciare, è il
raggio di sole della Coscienza divina che ravviva e risveglia la consapevolezza di ogni essere.

Se tale processo di purificazione interiore non si realizza, i desideri e le bramosie dell’ego
impediranno il Risveglio e progressivamente fagociteranno l’essere in un vortice annichilente di
proiezioni deformanti.

Per il Risveglio è dunque necessario il recupero di tutta l’energetica del desiderio, nelle sue
innumerevoli sfumature e componenti, affinché essa venga riorientata verso l’alto e non ostacoli
l’ascesa dell’essere alla sua dimora originaria.

Ciò è possibile solo se noi intensamente lo desideriamo e se ci adoperiamo di conseguenza, con
rigore e coerenza, perché alla fine ciascuno è responsabile del proprio livello di coscienza. Quando
quest’ultimo diventa scuro, torvo, è perché siamo stati noi a scegliere di situarci a quel livello.
E non avviene tutto d’un colpo. Lo scenario cambia gradualmente, spesso impercettibilmente. E’ per
questo che i testi dello Yoga esortano ad imparare la scienza della meditazione per diventare
registi consapevoli dei propri scenari mentali. E quanto è importante ciò! Al momento della morte
saranno proprio le immagini nella coscienza che determineranno la nostra destinazione nella vita
successiva, come Krishna spiega nella Bhagavad-gita (VIII.6): “Sono le memorie che si hanno
all’istante di lasciare il corpo che determinano la condizione futura dell’essere.”

Attraverso la pratica della meditazione, possiamo imparare a guardare alle fugaci percezioni
prodotte dall’io storico come ad oggetti che fluttuano sul fiume della coscienza: non sono il fiume,
non sono la coscienza originaria del sé; essi vanno e vengono, come il farsi e disfarsi delle onde,
che è simile al farsi e disfarsi dei corpi. Il saggio non rimane turbato da queste modificazioni e
fluttuazioni esteriori, poiché egli in qualunque circostanza rimane fisso sulla realtà, sull’essenza
spirituale (cfr Bhagavad-gita II.56).

di Marco Ferrini (Matsyavatara das)

da www.marcoferrini.net/

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