“Visualizzazione”, il dialogo con l’inconscio
di Marcella Danon
Un prezioso strumento di dialogo e interazione con il proprio mondo
interiore. Sempre più usata in psicologia è anche una tecniche che può
facilmente essere appresa e utilizzata su se stessi, per conoscersi meglio,
per rilassarsi o anche, al contrario, per attivarsi.
L’immagine è un mezzo di comunicazione privilegiato con il vasto bacino
dell’inconscio. L’immaginazione è quindi l’interprete più efficace per
dialogare con le profondità della persona; ha la capacità di trasformare il
proprio vissuto in mito, di creare storie ed eventi che rappresentano
pittoricamente la realtà interiore.
La visualizzazione, meglio nota come “visualizzazione guidata” è un
esercizio di meditazione in cui, dopo la conduzione di un breve
rilassamento, vengono lasciate emergere delle immagini in relazione a un
determinato stimolo, oppure vengono indotte delle immagini che il soggetto
sviluppa autonomamente. L’immaginazione, infatti, comunica in due direzioni,
riceve e trasmette.
Si può evocare un’immagine che rappresenti il momento – o una difficoltà –
che si sta attraversando, utilizzando poi il simbolo emerso come traccia per
cogliere aspetti, che altrimenti rimarrebbero oscuri, della situazione. O si
possono immaginare scene dinamiche che evochino a loro volta immagini
rivelatrici dei processi interiori in atto o, addirittura, che li stimolino.
Classici motivi con cui vengono guidate le visualizzazioni, presi
soprattutto dalla Psicosintesi di Roberto Assagioli, sono la salita sulla
montagna e l’incontro con una persona saggia in attesa sulla cima, il
ricevimento di un pacco dono e l’apertura di quest’ultimo, l’identificazione
con un albero nelle sue diverse fasi di crescita, o con una rosa nel suo
aprirsi progressivo, l’immaginazione di una villa abbandonata di cui ci si
prende cura e che viene a poco a poco restaurata sino a ritrovare il suo
splendore, l’incontro con la propria immagine di quando si era bambini, un
viaggio oltre i limiti del sistema solare, l’esplorazione di un castello in
cui si incontrano diverse immagini di sé riflesse nello specchio, e così
via.
E’ una tecnica su cui esiste una buona bibliografia, molto usata in
psicologia umanistica e nel counseling che, però, va utilizzata sugli altri
solo dopo averne una discreta esperienza personale. Infatti ha delle precise
controindicazioni: non va utilizzata con soggetti che non abbiano già una
salda percezione dell’io, quindi in casi di sospetta psicosi, e neppure con
coloro che già fanno ampio uso dell’immaginazione e la usano quindi più come
fuga dalla realtà che come strumento per conoscerla più a fondo.
In tutte le altre situazioni, e per tutti coloro che sono alla ricerca di
una più profonda comprensione di sé e vogliono imparare ad utilizzare nuovi
strumenti di dialogo con le forze del proprio subconscio e inconscio, è
invece uno strumento efficace, che attiva il potere risanatore insito non
solo nei simboli, ma nella psiche stessa delle persone, capace di fornire
sempre il messaggio più adatto a ogni situazione.
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