Vivere l’assoluto

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Vivere l’assoluto

di Guido Da Todi

– SPERIMENTARE L’ASSOLUTO –

È forse opportuno continuare questa serie di monografie sulla natura e sui
significati sperimentali dell’aspetto olistico (tutto-uno) dell’universo,
per dare modo ad ognuno di noi di scoprire in se stesso delle insperate
possibilità di gioia, di intima realizzazione, di unione effettiva con il
cosmico.

Si potrebbe lanciare una sfida a qualsiasi individuo. Quella, cioè, di
riuscire a localizzare gli esatti confini che lo separano dal resto delle
cose.

Egli non potrà mai trovarli. E si vedrebbe immerso nello stesso dilemma che
intrigò – senza risposta – lo stesso Einstein: “La natura è energia, oppure
materia?”.

Esiste un identificabile flusso costante di particelle tra quelli che
consideriamo i margini estremi di ogni cosa, ed il resto della vita. Questo
flusso – pur se, sovente, minore – lascia senza soluzione di continuità le
cose materiali e quelle spirituali.

Il tutto è un organismo privo di fratture interiori; di separazione, o vuoti
di alcun genere.

Molti di noi continuano a percepirsi come un’onda individuale, all’interno
di un ambiente corpuscolare e complesso più vasto di essi. Sarebbe, allora,
il caso di dire che essi sono piuttosto ; la quale,
tuttavia, è intimamente connessa ed identificata con il soggiacente mare
infinito della vita.

Quando eravamo fanciulli, giunse un momento scolare in cui ci insegnarono
che all’interno del nostro torace batteva un muscolo, chiamato cuore. Ed
imparammo a considerare tale stato di fatto come una funzione del nostro
organismo. Nessuno di noi pensò mai di averla costruita, né forgiata. Le sue
stupende ed instancabili pulsazioni erano semplicemente un dono della madre
natura. E, da lì, giungemmo a conoscere anche il sistema nervoso, quello
sanguigno, e così via.

Mano a mano ci abituammo all’idea di possedere un corpo dalle complesse e
meravigliose attività: la respirazione, la circolazione, la digestione…

E quello fu, da allora, il nostro organismo; il nostro corpo.

Passammo, più tardi, a considerare l’esistenza di alcune altre qualità: il
pensiero, le emozioni, le intuizioni.

Ma, tutto veniva sempre confinato – istintivamente – in un che
ci abituammo a visualizzare come l’eterogeneo circuito fisico ed energetico
del nostro io.

Inconsapevoli che questa della musica universale si
alimentava di un continuo flusso e deflusso di sotterranei scambi con il
tutto universale, di cui era eterna costituente, ci arroccammo nel
fortilizio di quanto immaginavamo avesse dei confini prestabiliti, ed
iniziammo a difenderli, a moltiplicarli.

Era nato il senso illusorio di un io separato. Era nata la radice del
dolore.

In definitiva, coltivare il senso di una individualità emergente dal mare
delle cose, antitetica ad esse, regale e propria, significa alimentare la
tensione più innaturale che esista, nei ritmi dell’esistenza.

Non è – amici miei – la rivelazione di alchimie cabalistiche, né il
sussurrare segreti ineluttabili e misteriosi; non è partecipare a cerimonie
iniziatiche segrete, oppure ricevere l’unzione di chissà quale
riconoscimento esoterico la ragion d’essere del Sentiero Evolutivo.

È solo, ed unicamente, lo scoprire la natura olistica del cosmo; l’identificarsi
nell’unità delle cose, in modo sperimentale, quotidiano, totale.

Dietro ad ogni vera iniziazione esiste un che fa
maggiormente penetrare nell’essenza celata dell’unità universale. Solo
questo.

Forse, molto danno è provenuto dai primi, entusiasti insegnanti di
esoterismo, quando mitizzarono l’esistenza di un’umanità e
– quella dei cosiddetti Guru -abbassando, di conseguenza, il
valore intrinseco e potenziale dell’intera umanità media.

Si è giunti, ora, ad una specie di anchilosi; di paralisi mentale, da parte
di molti spiritualisti, che hanno – di conseguenza – perso di vista la vera
natura dell’uomo, figlio di Dio, delegandola ad un gruppo di nobili spiriti
superiori, che tutto vorrebbero, fuorché codesto tipo di fanatismo zelota.

L’unità con ogni cosa può sicuramente venire raggiunta da voi tutti, come
migliaia di persone (chiamiamole ) oggi sperimentano e vivono, in un
miracolo costante di gioia e felicità naturale; come l’eredità di ogni uomo
sulla terra.

Si tratta di accettare con fiducia e buon senso le indicazioni della scuola
indiana, ad esempio: quella che indica la stretta unità di ogni cosa. “Tu
sei quello!” – continua a proclamare ognuno delle migliaia di sconosciuti
yoghi, ai propri discepoli, mentre vive con essi, negli ashram ai margini
delle città; o nelle stesse città.

Si tratta di iniziare a vivere una stretta ricerca dei propri confini, sino
a che, lentamente, ci si accorgerà che essi non esistono, ma si espandono
sempre più, identificandosi con l’organismo lato di ogni cosa.

Se inizierete a pensare in tal modo; se inizierete – senza sforzi esagitati,
ma con quotidiana costanza – ad accettare ed a vivere la che
vibrerà in voi spontaneamente quando vi aprirete al mondo, al vostro
ambiente quotidiano, nelle strade che percorrete, con le persone che
incontrate, ebbene la mutazione indiscutibilmente avverrà.

Essa fa parte della natura, della vita stessa.

Sperimenterete una strana sensazione, sulle prime; una sensazione comunque
gradevolissima, e di gioia; di grande respiro.

Quanto pulsava – e, sovente, in modo oramai rancido – nell’illusoria misura
ristretta di quel che eravate abituati a considerare il limitato spazio cavo
del vostro io individuale, ora ha fatto posto ad un altro, sublime
parametro.

Non siete più contenuti soltanto dalla vita; ma, voi stessi la sperimentate
come il vostro organismo diretto ed intero, che contenete in voi.

Ogni ambiente in cui vi troverete a vivere diviene il vostro proprio
come un tempo vi raffiguravate l’organismo personale, con un cuore, un
sistema nervoso, emozionale, mentale, intuitivo, e così via.

La circolazione delle auto, nelle strade; il movimento delle persone; i loro
sentimenti, le loro parole sarà la circolazione del vostro sangue, il
movimento dei vostri battiti vitali, le vostre sensazioni e la vostra
esistenza..

Il Guru che tanto amate, ebbene anch’esso verrà da voi riconosciuto e
sperimentato come una struttura inscindibile del vostro essere senza
confini; qualcosa che non potrà abbandonarvi mai, come non cesserà di
esistere l’infinità e l’assolutezza del cosmo.

Il peccatore più spregevole, d’altro canto, diverrà (e sperimenterete anche
ciò con un’acutezza indicibile di sensazioni) una ferita sulla vostra metafisica>, che sarete ansiosi di guarire e far cicatrizzare.

E la violenza? Dove finirà la violenza verbale, fisica, morale?.. Chi
vorrebbe, tra di noi, mai ferirsi con un coltello, o con un gesto
inconsulto?

Ebbene, vi assicuro che proverete la stessa sensazione verso ogni cosa,
che – nella stupenda simbiosi universale che vivete – è oramai il vostro io
illimitato.

In poche parole, vale sicuramente la pena di considerare una nostra eredità
naturale la realizzazione dell’unità delle cose. Essa ci frattura la
pellicola turgida che imprigiona l’onda universale in un fantasma di confini
illusori, e la disperde in mille direzioni.

Ed allora ogni io diviene sperimentalmente il nostro io. Ed una sola
sensazione nasce e rinasce da qualunque direzione: l’amore sempre più
prepotente verso un esterno ed un interno che non hanno più dimensione
alcuna.

Appare, allora, il Non Essere. L’Indicibile. L’Assoluto.

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