Vivere meglio, conoscendo di più il mondo del pensiero 2

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Vivere meglio, conoscendo di più il mondo del pensiero 2

del Dr. Mario Rizzi

(seconda parte)

°°°

3. STRUMENTI PER MIGLIORARE

“Durante la vita, figlio, prova te stesso. Conosci ciò che ti è nocivo
e non te lo
concedere.” Ecclesiastico (Bibbia

– Ognuno è responsabile delle proprie malattie (11) –

Ognuno partecipa in ogni momento al proprio stato di salute o di
malattia. Usiamo il termine partecipare per
indicare il ruolo vitale che ciascuno svolge nel determinare il
proprio livello di salute. La maggior parte di noi dà
per scontato che la guarigione sia qualcosa che ci viene fatto, che se
abbiamo un problema di tipo medico la
nostra responsabilità si limiti all’andare da un dottore che penserà a
guarirci. In parte è così, ma solo in parte.
Con le nostre idee, i nostri sentimenti, il nostro atteggiamento verso
la vita, oltre che più direttamente con
l’esercizio fisico e la dieta, noi tutti partecipiamo a mantenerci o a
ritornare sani. Inoltre, anche la reazione del
nostro corpo alle cure mediche è influenzata dalle nostre idee
sull’efficacia delle cure che riceviamo e dalla
fiducia che nutriamo verso i medici che ci curano.

Capire che si può partecipare attivamente alla propria salute come
alla propria malattia costituisce per tutti un
primo importante passo verso la guarigione.

Abbiamo notato però che i pazienti convinti che solo un trattamento
medico li può aiutare (ma i dottori gli
hanno detto che la medicina non può più far molto e che probabilmente
non gli restano che pochi mesi di vita),
si sentono condannati, impotenti e abbandonati, e di solito le
aspettative dei medici si avverano. Quelli invece
che mobilitano le proprie risorse personali e partecipano attivamente
alla propria guarigione, possono vivere
più a lungo del previsto modificando in modo significativo la qualità
della loro vita.

Nessuno resta deluso se prima non si è illuso! (11)

Il primo passo, per chiunque cerchi di guarire, consiste
nell’individuare gli atteggiamenti e le convinzioni che lo
tengono imprigionato nel modello della vittima passiva. In effetti
quando una persona rimane
attaccata alle convinzione che devono venire prima i bisogni degli
altri, di fatto sarebbe stato
impotente a soddisfare i propri bisogni emotivi. E chiaro che questa
convinzione doveva cambiare.
Una persona, perciò, dovrebbe sforzarsi di analizzare la sua
situazione famigliare e professionale, e capire le
delusioni che ha subito perché, tutto sommato, si era illusa che gli
altri si comportassero in un modo diverso.
Nessuno, infatti, resta deluso se prima non si è illuso!

Spesso le persone ambiziose, incanalano le loro energie principalmente
verso lo sviluppo di una carriera sul
lavoro. Altre volte, invece, è i matrimonio che delude perché ci si
aspettava che il coniuge ci donasse la felicità
eterna, invece… In questi caso è giusto valutare fino a che punto
abbiamo delegato la nostra felicità personale
ad altre persone, piuttosto che considerarla qualcosa che dipende
esclusivamente dal modo come noi
affrontiamo la vita.

Queste osservazioni non vogliono essere una critica nei confronti di
nessuno, molti di noi hanno reagito in
maniera analoga a situazioni analoghe. Il problema sta nel fatto che
le convinzioni che abbiamo adottato da
bambini, come reazione al conflitto tra noi e i genitori o tra il
padre e la madre, ci impediscono di trovare
risposte alternative alle inevitabili delusioni della vita.

Invece le alternative esistono. Quando le persone si sentono
paralizzate e come in trappola, è perché le loro
idee e le loro modalità abituali di reazione limitano il loro campo
d’azione e di espressione.

– E’ necessario cambiare le proprie convinzioni (11) –

Queste osservazioni non vogliono essere una critica nei confronti di
nessuno, molti di noi hanno reagito in
maniera analoga a situazioni analoghe. Il problema stà nel fatto che
le convinzioni che abbiamo adottato da
bambino, come reazione al conflitto tra noi e i genitori (o tra il
padre e la madre), ci impediscono di trovare
risposte alternative alle inevitabili delusioni della vita.

Invece il punto è che le alternative esistono. Quando le persone si
sentono paralizzate e come in trappola, è
perché le loro idee e le loro modalità abituali di reazione limitano
il loro campo d’azione e di espressione.

– Superare il risentimento –

Se Dio avesse considerato opportuno che l’uomo guardasse indietro gli
avrebbe posto gli occhi nella nuca.
(Victor Hugo)

E’ molto probabile che in futuro tutte quelle tecniche che aiutano le
persone a liberarsi dal risentimento, a dare
espressione ai sentimenti negativi ed a perdonare i torti passati (non
importa se reali o immaginari),
diventeranno una parte importante della medicina preventiva. Spesso
coloro che non stanno bene covano
risentimenti irrisolti o rimangono per vari motivi emotivamente legati
alle esperienze negati vissute con uno o
entrambi i genitori. Per aiutarli a star bene perciò indispensabile
insegnar loro ad eliminare il passato.
Il nostro organismo, infatti, prova una situazione di stress non
soltanto durante l’esperienza che provoca il
nostro risentimento, ma anche ogni volta che la ricordiamo. La
tensione che deriva da questo stress chiuso
dentro di noi e prolungato nel tempo può provocare gravi problemi al
sistema immunitario ed altri organi del
nostro corpo. Ciò è stato ampiamente dimostrato da vari ricercatori.

– Il risentimento non è la stessa cosa della collera –

Mentre la collera è un’emozione circoscritta e relativamente di breve
durata (noi tutti l’abbiamo provata), il
risentimento è un sentimento prolungato che, giorno dopo giorno,
riproduce continuamente lo stress.
Supponiamo, per fare un esempio, che mentre siete in macchina siete
quasi investito da un’automobile piena di
ragazzotti. Subito provate una reazione di stress: il cuore batte più
in fretta, la respirazione accelera, il livello di
adrenalina aumenta, e così via. Di solito, in un caso del genere, si
provano due emozioni distinte: dapprima
paura, poi rabbia per l’incoscienza dell’altro automobilista. Si
tratta di reazioni del tutto normali.

E quando il momento è passato, tuttavia le nostre azioni e reazioni
diventano sempre più significative. Una
possibile reazione a questo evento, sarebbe quella di rincorrere
l’altra automobile e rimproverare i ragazzi per
la loro guida. Se quelli fanno le loro scuse o spiegano i motivi della
loro guida spericolata (magari c’era una
situazione d’emergenza, oppure erano in ritardo per il lavoro), la
collera si placa. Questa conclusione, però, è
quasi sempre impraticabile.

Quando non ci è data alcuna possibilità di far qualcosa per disperdere
le emozioni connesse con l’evento,
allora può succedere che la collera venga generalizzata, e si estenda,
per esempio, ad altri ragazzi al volante, o
addirittura a tutti gli automobilisti, sicché la collera provata
inizialmente rimane in noi. Se questi sentimenti
non hanno modo di sfogarsi, spesso danno luogo al risentimento e allo stress.

– Ci sono risentimenti che durano per anni –

Ci sono persone che lasciano covare per anni il risentimento per
un’infinità di cause. Molti adulti si portano
dietro sentimenti del genere fin dall’infanzia, per esperienze che
ricordano in modo incredibilmente
particolareggiato. Può trattarsi di esperienze da loro vissute come
mancanza di amore da parte dei genitori,
come rifiuto da parte dei compagni o di un insegnante, o di
ingiustizie o crudeltà da parte dei genitori, e di
infinite altre esperienze dolorose. Chi si porta dietro simili
risentimenti, non fa’ che ricrearsi nella testa
quegli episodi, e la cosa può continuare anche quando la persona che
ha arrecato l’offesa è morta da
un pezzo.

Non importa se questi sentimenti erano giustificati al momento in cui
ebbe luogo l’esperienza: il fatto è che
portarseli dietro comporta dei costi fisici ed emotivi pesantissimi.
Quando si covano sentimenti del genere,
la prima cosa che bisogna riconoscere è che la fonte ultima del nostro
stress siamo noi, e nessun
altro.

– Una tecnica per perdonare le offese ricevute –

Una cosa è sapere che voi avete bisogno d’imparare a superare il
risentimento e perdonare le offese, è una
cosa ben diversa è trovare un metodo efficace per riuscire a farlo. Il
perdono ci viene predicato dai profeti di
tutte le religioni e dai filosofi di tutte le scuole: non ci sarebbe
bisogno di tanta insistenza se il perdono
fosse una cosa facile. Ma neppure se ne parlerebbe tanto se fosse una
cosa impossibile.

C’è un libro, intitolato il Discorso della Montagna, di Emmett Fox che
ci offre un metodo specifico e pratico
per attuare il perdono (ne parleremo tra breve). A prima vista,
sembrerebbe un processo semplicissimo. In
sostanza, si tratta di mettere a fuoco la persona verso la quale si ha
del risentimento e di immaginarsi che le
succedano delle cose belle. L’efficacia del metodo, però, può lasciare
perplessi, perché sembra negare la
validità delle proprie sensazioni, quando riconoscerne la validità è
condizione indispensabile per riconoscere e
soddisfare i propri bisogni.

All’inizio, ci può risultare molto difficile visualizzare che
succedano delle cose belle e piacevoli ad una persona
per la quale proviamo rabbia e ostilità. Ma poi, continuando ad
applicare il metodo, incominceremo a vedere
in una nuova prospettiva non solo il nostro rapporto con quella
persona ma anche il suo stesso
comportamento. Per esempio, mentre continueremo a disapprovare il suo
modo di comportarsi in una data
situazione, riusciremo però a comprendere il fatto che lui agisce
seguendo ciò che per lui sono validi motivi.
Col tempo, ripetendo il processo di visualizzazione (soprattutto
quando ci accorgeremo di stare riproducendo
l’evento doloroso), incominceremo a essere capaci di visualizzare
quella persona mentre gli succedono cose
piacevoli e questo ci farà sentire molto meglio. Inoltre, anche i
momenti in cui saremo fisicamente in contatto
con la persona in questione diventavano più rilassati e piacevoli.

Il processo di visualizzazione per superare il risentimento ci aiuta
infatti ad allentare una tensione che altrimenti
ci saremmo portati dietro per molto tempo. Va sottolineato che non si
tratta affatto di negare la nostra iniziale
reazione di collera e di dolore, bensì di acquisire una nuova e più
profonda comprensione verso l’altro ed i
motivi che lo hanno spinto, o lo spingono, ad agire in un certa
maniera. I benefici saranno certamente evidenti
.
– Esercizio di visualizzazione per superare il risentimento –

Descriveremo ora come si pratica il processo di visualizzazione. Prima
di iniziare, tuttavia, sarà bene individuare
una persona adeguata. Non sarà difficile trovarla. Se vi cogliete a
rivangare una ferita passata, a riandare
con la mente a un episodio doloroso, a rimuginare di continuo su
quello che avreste dovuto fare o dire, a
ricordare il comportamento ingiusto dell’altro, vuol dire che avete
sentimenti irrisolti su quell’esperienza, e con
la tecnica di Emmett Fox potete farvi fronte. Ecco come si fa:

1. Sedete su una sedia comoda, con i piedi a terra e gli occhi chiusi.

2. Se vi sentite tesi o distratti, come preparazione fate l’esercizio
di rilassamento descritto più innanzi.

3. Evocate nella vostra mente un’immagine nitida della persona verso
la quale provate risentimento.

4. Immaginatevi che le succedono delle cose belle. Visualizzatela
mentre riceve amore, riconoscimento o
denaro, qualunque cosa secondo voi quella persona considera piacevole.

5. prendete coscienza delle vostre reazioni. Se vi riesce difficile
visualizzare che a quella persona succedano
delle cose piacevoli, non preoccupatevi. E’ una reazione naturale e si
modificherà con l’esercizio.

6. Ripensate alla parte che avete svolto voi in quell’episodio
doloroso, e a come si potrebbe interpretare
diversamente l’episodio e il comportamento dell’altro. Provate a
immaginarvi come potrebbe apparire la
situazione dal punto di vista dell’altro.

7. prendete coscienza di quanto ora vi sentiate più rilassati, più in
pace. Ripetetevi che non dimenticherete
quello che avete capito ora.

8. Ora siete pronti per riaprire gli occhi e riprendere le vostre
attività. Bastano meno di cinque minuti per
eseguire questo esercizio. Fatelo ogni volta che vi rendete conto di
stare rivangando un episodio passato
spiacevole, doloroso o frustrante. Potreste stare dei mesi senza avere
bisogno di eseguirlo, o trovarvi in
condizione di eseguirlo cinque o sei volte al giorno.

Lo si può applicare addirittura mentre la situazione spiacevole si sta
verificando. Per esempio, in un caso come
quello dei ragazzi in macchina che vi tagliano la strada, potreste
immaginarveli che arrivano sani e salvi dove
devono arrivare, che fanno bene a scuola o sul lavoro o negli sport.
Potreste ripensare a quando eravate
ragazzi voi, alle stupidaggini che facevate allora, e anche capire
certi problemi dei giovani.

– La storia di Edith –

Quando Edith aveva poco più di quarant’anni suo padre morì di cancro.
Edith soffrì molto per questa perdita, e
si ritrovò ad avere la responsabilità della madre, anziana e
ricoverata in una casa di riposo. La madre
pretendeva che la figlia la andasse a trovare ogni giorno, e quando
non le faceva visita la faceva sentire in
colpa. Ora Edith non solo doveva far fronte al problema di accudire
alla madre, ma era anche costretta a far
fronte al risentimento che datava dall’infanzia. A questo punto le
venne il cancro al seno.

Quando ebbe preso coscienza del suo risentimento, le proponemmo di
provare a visualizzare che alla madre
succedessero delle cose piacevoli.

Dopo diverse settimane di esercizio, Edith incominciò a capire la
grande solitudine della madre, soprattutto
dopo che era rimasta vedova, e a rendersi conto che le pretese della
donna e i suoi rimproveri non erano tanto
diretti verso di lei personalmente, ma nascevano dalle sue paure e
dalle sue frustrazioni. Edith prese inoltre
coscienza del senso di insicurezza e di inadeguatezza che la morte del
padre aveva attivato.

Per questa nuove prese di coscienza ora Edith divenne in grado di
decidere se andare o meno a fare visita alla
madre senza sentirsi in colpa.

4. PENSIAMO VERAMENTE IN MODO POSITIVO?

Essere, o non essere, questo è il problema. Se sia più nobile per la mente
soffrire, per i colpi e le ferite del destino avverso. O armarsi per
lottare contro
un mare di guai e con la lotta annullarli per sempre?( Amleto,
principe di Danimarca)

– Credete di vivere o vivete in modo positivo? –

Alcuni credono di vivere in modo positivo. Dicono, per esempio:
“Voglio bene al mio prossimo, mi è caro.
Vado d’accordo, anzi sono in completa armonia con mio fratello, con
mia sorella, mia moglie, mio
marito, i miei colleghi e le mie colleghe di lavoro.” Ma, è veramente così?

Se non esaminiamo il mondo dei nostri pensieri e delle nostre
sensazioni, crediamo spesso che ciò che diciamo
sia positivo. I pensieri e le sensazioni che si trovano più in
profondità mostrano invece che ci inganniamo. Le
nostre parole apparentemente positive non hanno in realtà niente a che
fare con un atteggiamento positivo nei
confronti della vita, perché i nostri pensieri e le nostre sensazioni
sono contro il nostro prossimo. In tal modo
non possiamo fare quasi nulla di positivo e nemmeno utilizzare le
forze positive dentro di noi.

Se pensiamo solo a noi stessi, se abbiamo in mente solo il nostro
bene, il nostro benessere, il nostro profitto e il
nostro vantaggio; se siamo, quindi, egocentrici, allora il nostro modo
di pensare e di agire è negativo, ossia
contrario al divino.

Rendiamoci conto quindi che ogni pensiero che non è a favore del
nostro prossimo, è contro di lui ed è quindi
rivolto anche contro Dio.

– Un esame per conoscersi meglio –

L’autoconoscenza è un passo fondamentale per dare un nuovo corso alla
nostra vita; essa costituisce il primo
passo sulla via verso la guarigione interiore. Di seguito elenchiamo
alcune domande che possono contribuire a
conoscere meglio il nostro carattere

Esame:

– Di cosa ho paura (morte, malattie, violenza, polizia, autorità,
disoccupazione, povertà, ecc.)?

– In che misura agiamo in modo dominante o assillante, anche legando i
miei simili?.

– Tendo a dare la colpa ai miei genitori per qualcosa che è accaduto
nella mia infanzia o nell’adolescenza?

– Sono forse risentito perché il mio partner non mi dà tutto l’amore
che desidero, ma che non ci può dare
perché non lo possiede neppure lui?

– Cerco di legare altre persone a me usando la mia capacità di persuasione?

– Sono gelosi di qualcuno?

– Mi sono reso dipendente o indipendente dall’amore o dall’affetto di altri?

– Di chi non ho fiducia?

– Chi odio?

– Quanto sono orgoglioso?

– Quanto sono arrogante?

– Quanto sono vanitoso?

– Quanto sono generoso in modo disinteressato?

– Tendo a criticare o denigriamo delle persone? Chi?

– Cerco di mettermi in mostra?

– Nutro ancora sentimenti e pensieri di vendetta verso chi penso mi
abbia offeso o ferito?

Tutte queste domande indicano dei modi di comportarsi degli esseri
umani, esse ci mostrano il nostro stesso
comportamento.

Dopo aver fatto l’esame dovremmo perciò decidere di cambiare ciò che
ca cambiato perché, alla fine, un
comportamento non corretto, così come il pensare negativo, ricade alla
fine su noi stessi e ci può portare
malattie o problemi mentali come disperazione, confusione, ansia,
paura, depressione ed altro ancora.

– 100% Controllo = 100% Felicità –

“La vita è un continuo rifare noi stessi finché sapremo come
vivere…”(A. Besant)

Per creare l’armonia in noi stessi l’unica cosa necessaria è un
continuo controllo sulle nostre azioni,
le nostre emozioni e i nostri pensieri.

Perciò il controllo di sé stessi è il segreto per conquistare la
felicità. Perché? Perché nella esatta proporzione
con cui controlliamo ciò che facciamo, diciamo e pensiamo
raccoglieremo serenità o sofferenza. Se, per
esempio, controlliamo il sessanta per cento delle nostre azioni, il
dieci per cento delle nostre emozioni e il
cinque per cento dei nostri pensieri, noi possiamo attenderci lo
stesso grado di armonia sui corrispondenti
piani. Se la nostra influenza sui vari piani viene aumentata a circa
il settanta per cento, sarà inevitabile il
godimento di un’armonia del settanta per cento.

Va anche ricordato che il sacrificio di se stessi è una via per
raggiungere la felicità.

– Cinque semplici punti per vivere ora –

A tutti coloro che cercano la felicità possiamo dire che la felicità
può essere ottenuta per mezzo della Legge di
causa ed effetto. Questa Legge è sempre in azione e ci riporta
indietro le energie che abbiamo generato sui vari
livelli, ovvero:

Sul piano Spirituale:

Le aspirazioni portano gli ideali

Sul piano Mentale:

Gli apprezzamenti portano l’ispirazione
Le critiche portano le noie

Sul piano Emozionale:
La simpatia porta la gioia.
Il risentimento e le antipatie portano i dispiaceri

Sul piano Fisico:
Gli atti benevoli portano il benessere.
Gli atti dannosi portano il dolore.

Il controllo di sé stessi è perciò il segreto per creare armonia ORA.

– La felicità mediante la Legge di Causa ed Effetto –

“La felicità è nobile e nasce dalle cose costruttive. Il piacere, basato sulla
vanità e sul desiderio, non dura e si tramuta sempre in pena.” (Dal “Nakulamata)

I tipi materialisti ed intellettuali, dovrebbero considerare la Legge
di causa e di effetto, così come considerano
la Legge di gravità, la Terra attira tutto ciò che si allontana da
lei, noi attiriamo tutto ciò che si è allontanato da
noi. Tutte le religioni confermano questa grande Legge, ma citerò
soltanto quanto ha detto Gesù di Nazareth:
“Ciò che l’uomo semina, quello raccoglierà”.

Possiamo aggiungere: “Qualsiasi cosa un uomo raccoglie, quello è ciò
che ha seminato nel suo passato”.
In Cina questa legge è enunciata in questi termini: “Semina un frutto
per quel frutto, semina semi di zucca
se vuoi raccogliere zucche”.

Lork Kilmur, primo ministro inglese, quando parlò alla Westminster
Hall di Londra ad una udienza di magistrati
e di avvocati inglesi ed americani, disse che per risolvere i mali che
affliggono l’umanità non c’è che un mezzo:
insegnare agli uomini come funziona la Legge di causa e di effetto e
come creare buone cause al fine di
raccogliere degli effetti benefici.

Tutti i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni
appartengono ad una di queste due categorie:

1. quella che determina armonia,
2. quella che semina disarmonia.

Noi spargiamo i semi dell’armonia o della disarmonia in ogni momento
della nostra vita quotidiana e nella stessa
precisa misura raccogliamo armonia di disarmonia dalle persone che ci
circondano e dalle situazioni che
incontriamo.

Quando i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni sono
incontrollate, generalmente noi reagiamo
nello stesso verso ad un qualsiasi stimolo. Perciò se qualcuno ci
parla in modo critico di cose o persone noi,
generalmente, ci uniamo a lui con il nostro risentimento e le nostre
critiche, senza renderci conto che così
facendo attiriamo disarmonia su noi stessi.

Poiché questa è la sola Legge che insegna a vivere, basterà
controllare le cause per essere sicuri di
controllare gli effetti.

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