Voi siete unici!

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Voi siete unici!

Le Chiavi Mistiche dello Yoga

di Guido Da Todi

Capitolo 62:

Forse, qualcuno non ha ben compreso, ancora, che il processo di trasformazione che nasce e si sviluppa sul cosiddetto sentiero di trascendenza ha il suo diretto campo d’azione solo nella sfera individuale.

Cosa vuol dire?

Intanto, che meritano maggior considerazione quelle correnti spiritualiste come il Taoismo, ove si compie ogni sforzo nell’indicare ai propri studiosi come ogni aspetto del relativo sia, in ultima analisi, una piega – più o meno evidente – dell’unica natura assoluta; e, meglio ancora, che – in ultima analisi – è solo distendendo le sue ondulazione – con il fermo potere spirituale – che resta tra le mani, libera e sovrana, la vetta della natura dell’universale.

Mentre, con serena e trascendente intuizione soggettiva, il osserva la visione che gli è stabilmente propria, egli realizza di far parte di un ingranaggio cosmico – il Motore Immoto – di cui è solo una delle infinite ruote dentate. Ognuna di esse ha la propria funzione, inscindibile dal resto.

Dove conduca il loro movimento, in assoluto, resterà, per sempre, un fatto ignoto. Si potranno svelare, di volta in volta, solo le distanze parziali – ben di sovente sbalorditive – che appaiono come baricentro a quel preciso gruppo di concatenamenti esistenziali di cui il Sè in questione fa parte.

È evidente che quanto precede rappresenta forzatamente un simbolo imperfetto delle nostre realtà più radicali. Ma, da esso possiamo dedurre vari principi concreti – o leggi – del fenomeno evolutivo umano.

Intanto, che ognuno di noi rappresenta un’entità – un – del tutto diverso da ogni altro.

Voi siete unici! Non esiste, e non esisterà mai, una nota che riproduca la vostra copia.

Ricordate la parabola del buon Pastore? E di quando egli l’intero gregge, per andare a salvare l’unica pecora che si era perduta?

Ebbene, molto sottilmente, in essa vi è un accenno fugace a quanto asseriamo. In effetti, il gregge rappresenta l’universale, di cui ogni minima particella costituisce un elemento delle armoniche esistenziali. E la pecora perduta, invece, la che il primo ( e viceversa) ha nei suoi riguardi.

Che differenza fa – se soltanto riusciamo a sperimentare l’unità delle cose tutte – tra il valore della più regale forma divina e quello rappresentato dal palpito piccino piccino del cuore di una rondinella?

Nessuna. Tanto il tutto verrebbe straziato dallo squarcio maggiore dell’ipotetica mancanza di una divinità, quanto da quello della nostra rondinella.

Affinché l’ingranaggio globale ed incommensurabile di ciò che esiste possa pulsare all’unisono e con la gioia trascendente della fusione finale, anche la rotellina più infima deve combaciare esattamente con il respiro omnicomprensivo di quella maggiore, e di tutte le altre.

Oppure – cosa certamente assurda – l’intero Motore Immoto sarebbe costretto a fermarsi.

Il Respiro ardente dell’Uno ammanta del suo splendido amore e della sua necessità di avervi in Sè ogni vostro movimento vitale; ma, adombra, esattamente così, qualunque altro aspetto della propria natura manifesta, ed immanifesta.

Personalmente, mi consumo nel chiedere all’ che risvegli nel cuore di molti miei fratelli la sensazione della Sua presenza. Di riflesso, nascerebbe in essi la consapevolezza, non solo della necessità fremente che Dio ha di ognuno di loro, ma anche dell’insignificante importanza che agli occhi Suoi rappresentano le differenze tra uomo ed uomo, tra donna e donna.

E vi rendete conto che – specialmente in territorio spirituale – molti neofiti, o ricercatori, passano il loro tempo, condizionati nel minuzioso conto della spesa, verso sé stessi e verso gli altri, nel calcolare la loro esatta altezza, il loro preciso spessore evolutivo, la da quello, o quella?….

Quante ore, frasi, interventi sprecati nel creare nuovi riccioli e nuovi occhielli sulla statua di alabastro dei sofismi formali e filosofici, mentre, a poca distanza da noi, il si consuma in un’ansiosa attesa di noi?

Abbiamo detto che soltanto attraverso il parziale è possibile raggiungere il senso ed il riscontro del totale.

Cerchiamo, allora, di essere ancora più pratici, entrando nel campo delle nostre esperienza quotidiane.

Man mano che l’individuo matura, lungo il difficile – spesso snervante – processo della sua spiritualizzazione, egli prende, infine, a vivere l’esperienza della scalata del Monte Meru.

Mentre si trovava alle propaggini del monte, e, poi, avanzava verso l’alto, la sua attenzione si immergeva – per forza di cose – nei complessi particolari del vasto territorio massiccio, che, salendo, si mostrava attorno a lui.

Man mano, questo prese a diminuire d’estensione, a farsi più avaro di particolari. L’individuo stava avvicinandosi alla vetta. E la sua attenzione prese a staccarsi dai dettagli, per focalizzarsi in essa.

Fino a che, ora, lo scalatore ha di fronte a sè soltanto il termine del suo cammino; l’esatto luogo che unisce la terra al cielo: la vetta.

Ed è proprio a questo punto che molti di noi si trovano. Certo, essi non rinnegano le diverse forme culturali, spirituali, filosofiche e religiose che rappresentano i sentieri che percorsero, durante la salita del loro monte evolutivo.

Però, la vetta, ora, rappresenta una nuova, indicibile esperienza. È come se fosse la sola radice della loro esistenza, attorno alla quale roteano un intero passato, ed un avvenire, scolpiti in questo eterno presente.

È qui che, in maniera indicibile, l’anima emette infine il suo lungo e spontaneo canto d’amore, inebriata della Visione. È qui che coincidono il minore ed il maggiore, il tutto e la parte.

Un’esperienza di grande spessore che, a ben guardare, identifica ogni grande Anima risvegliata, di cui ci parlano le Scritture. Anime protagoniste anche dei tempi moderni (Ramakrishna, Vivekananda, Yogananda, Aurobindo…).

È impossibile non riuscire, almeno, a captare, da essi, dalle loro parole, dai ricordi dei discepoli diretti la eco di del quale fanno oramai parte.

Intanto, ecco la persistente Voce di Dio, che promana da loro, con la stessa costanza di una legge della fisica moderna. Un Dio personale ed impersonale li agita, li rende assenti ed onnipresenti, li consuma in un dolcissimo samadhi quotidiano, ed attrae, come falene, credenti ed atei.

Sembra che la loro parvenza formale, la loro persona sia uno di quei veli colorati, che i prestigiatori fanno, a volontà, sparire, di colpo, dalle proprie mani.

E chi ci dice mai, infatti, se Dio li manterrà ancora un solo altro istante a contatto con noi? Ed anche armonia ed amore radiano da colui che sta vicino a Dio. E gioia.
Come percepiscono Dio coloro che Lo hanno raggiunto?

Ecco, qui bisogna essere persone di buon senso interiore. Come, difatti, chi si trova in pieno oceano, tra le procelle, ad un tratto di ascoltare un suono; e si attarda su questa sensazione, la dilata, la trasforma e fruga; fino a che essa, mano a mano, sembra divenire più acuta e reale; e, poi, indiscutibilmente, ad un tratto, perfora quella notte oscura, e si mostra per ciò che è: la sirena di una nave che s’avvicina; ed allora, non vi sono dubbi…si trattava di realtà, e non di finzione, ecco, così è la percezione di Dio, dalle sue origini prime.

V’è, allora, chi è soltanto affezionato all’argomento ; chi, ancora, fa distinzione tra la di
Lei parvenza assoluta e quella formale; chi dibatte sul come si manifesti l’atto percettivo dello
jivan muktha (essenza individuale liberata), di fronte alla Presenza; e chi, invece, non manifesta dubbio alcuno, e si esprime come un Ramakrishna, o un Aurobindo.

Insomma, l’arco empirico che distanzia il frammento dall’intero mosaico esprime – prima della fusione totale – una lunga, differenziata e sempre più intensa gamma di sperimentazioni individuali.

Tuttavia, ognuna di esse, sin dall’inizio, possiede qualcosa di reale.

Afferma Yogananda Paramahansa, nella sua (edizioni Astrolabio) che ogni essere umano deve occupare un milione di anni, spezzettato in reincarnazioni sane e prive di malattie organiche, prima ancora che i neuroni del suo cervello divengano capaci di captare il Suono Universale della Divinità, nella piena coscienza di veglia.

Quindi, che ognuno di voi si trovi nei primi stadi , oppure negli ultimi, è certamente un’anima molto, molto antica. Non fareste parte di una lista come la nostra, al contrario!

Rasserenatevi, quindi, amiche ed amici miei. Siete un Canto unico, e dovete offrirne l’affascinante essenza musicale all’universo. Non cercate di imitare il gorgheggio di altre voci. Esse si esprimono secondo la loro natura. Nel Motore Immoto ogni orecchio risvegliato attende che la melodia celata nel vostro eterno cuore, e solo nel vostro, si unisca a quella universale, per comporre un ulteriore ponte dorato alla libertà di ogni spirito.

E, che accettiate o meno il fatto, non potrete cambiare questa antica verità.

Ma, pure, il vostro desiderio di conoscere Dio e di unirvi a Questi rappresenta la più pallida ed esangue delle ombre fugaci, di fronte a quella ruggente Vampa di necessità appassionata e sacra che Egli sente nel suo cuore, affinché vi possiate ricongiungere con Lui.

Ciò, vi rende talmente preziosi, e gemme così pure agli occhi del cosmo, che il fatto dovrebbe riuscire a sconvolgere ogni attimo di depressione, di tristezza e di sconforto che sinora poteva pesare sulla vostra vita, e trasformare quest’ultima in una nuova alba.

Credete che io vi abbia detto qualcosa di utopico, di irreale; o, intriso di una mistica al di fuori di ogni valenza concreta?

Entrate nel silenzio della vostra anima, e deponete ai piedi dei vostri più sacri intuiti l’essenza del nostro dialogo.

Sono convinto , allora, che riuscirete, senza dubbio, a percepire quel Suono che io ascolto nella mia.

(Guido Da Todi)

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