Vuoi stare bene con te stesso?

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Vuoi stare bene con te stesso?

LA PREGHIERA COME EFFETTO ‘BENEFICO’

Un approccio scientifico ai benefici della preghiera

di Rupa Vilasa das

La preghiera recitata ha una dimensione liberatoria e il suo aspetto reiterativo (ripetitivo) crea
un effetto di rilassamento e abbandono psicofisico, una spirale sonora che induce uno stato di
meditazione e secondo studi specifici, aiuta ad affrontare meglio la sofferenza. La rivista
americana Time ha dedicato la sua copertina ad una inchiesta che riporta oltre 200 ricerche
scientifiche sull’effetto benefico della religiosità e della preghiera. Corpo e spirito sono
strettamente legati e la preghiera può considerarsi un ottimo alimento per la mente, per la chiara
componente positiva che apporta. La fede religiosa ci fa raggiungere uno stile di vita più regolare,
più salutare e facendo calare i livelli di stress e di ansia favorisce la resistenza dell’organismo
alle patologie, apportando modificazioni neurofisiologiche benefiche.

Notevole sviluppo stanno avendo studi che riguardano la PNEI, PsicoNeuroEn docrinoImmunologia, una
disciplina scientifica che affronta i legami tra psiche e sistema immunitario. La preghiera, la
meditazione o un profondo rilassamento attivano il sistema nervoso con influssi benefici
sull’organismo: 1) stimolano l’amigdala che con il talamo e l’ipotalamo costituiscono il sistema
limbico, quello che presiede alle emozioni, al piacere e alle funzioni fisiologiche come il battito
cardiaco, la circolazione del sangue, la pressione arteriosa. L’amigdala attiva a sua volta il
sistema vegetativo che agisce su vari organi del corpo. 2) l’ipotalamo e il timo (una ghiandola
situata nel collo) attivano le difese immunitarie, determinando la produzione di linfociti T, le
cosiddette cellule soldato, che combattono le infezioni. 3) il livello dei corticosteroidi (ormoni
dello stress) scende, facendo diminuire la pressione sanguigna e il battito cardiaco. 4) si ha
aumento della quantità di endorfine e metaencefaline — sostanze benefiche, regolate dal cervello e
prodotte dalle ghiandole surrenali — che danno una sensazione di benessere e circolando nel sangue,
modulano la risposta immunitaria.

Tutto questo ci fa comprendere come l’attività del sistema immunitario, se stimolato da un
atteggiamento psicologico positivo, può essere determinante per il buon esito di una guarigione.
Ecco allora che il perfetto equilibrio tra corpo e psiche deve prevedere una giusta tensione
spirituale tesa a raggiungere, con entusiasmo e rinnovato spirito, la certezza del bene. Pregare è
la soluzione per l’uomo moderno, che vive in questa realtà e che ha bisogno di recuperare valori
umani e sociali. La preghiera è una soluzione contro il male di vivere, contro la gelosia, contro la
delusione, la paura, l’angoscia, la morte, la solitudine, la depressione e permette di ritrovare un
buon rapporto con sé stessi, con gli altri, il mondo e Krishna. Occorre recuperare la preghiera come
strumento, per ricostruire la personalità dei soggetti più deboli (bambini) su altri valori e cioè
su quelli religiosi, spirituali, morali, etici e sociali; diversi da quelli su cui si sono
strutturate in modo errato personalità componenti il nucleo famigliare, perché i veri drammi, si
stanno registrando proprio nel nucleo della società e cioè la famiglia, dove i rapporti proprio
perché costanti sono più a rischio di incomprensione e di delusione.

Si tratta in sostanza, di recuperare e di applicare quell’armonia che Krishna ha già di per sé
manifestato, e che anche la Bibbia con tanta maestrìa così descrive: “E Dio vide che tutto era
buono”. “I cieli narrano la gloria di Dio”. “Tu hai disposto tutto con misura, calcolo, peso”.
Occorre intendere la preghiera come recupero del senso pratico e della semplicità, per potere
applicare anche il senso benefico dell’ottimismo: 1) vedere la bellezza del creato e delle cose che
lo compongono, ascoltarne il ritmo, il messaggio profondo; 2) credere alla sostanziale bontà del
cuore umano; 3) dare un senso ad ogni avvenimento della vita, per capire che ogni cosa non accade
casualmente; 4) donare l’amore a piene mani, perché esso è l’unico tesoro che si moltiplica per
divisione: è l’unico dono che aumenta quanto più se ne sottrae. È l’unica situazione nella quale più
si spende, più si guadagna: bisogna regalarlo, spargerlo ai quattro venti, per averne sempre di più;
5) ritrovare il collegamento con l’Assoluto, il dialogo con l’autore delle cose, porre come
parola-chiave di tale colloquio il “grazie” rispetto al volere e al chiedere.

La preghiera è una delle forme di espressione date all’uomo per comunicare con il suo creatore.
Santa Teresa d’Avila definiva la preghiera un: ”esercizio d’amore… l’orazione mentale, non è
altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenimento a tu per tu con
Colui da cui sappiamo di essere amati”. Quindi, in un mondo dove tutto viaggia a velocità sostenuta,
occorre ogni tanto ritagliarsi un proprio piccolo spazio, dove potersi fermare e recuperare il senso
della vita, ponendo l’enfasi su quelle cose che diamo per scontate, ma che non vengono vissute con
le dovute modalità:

— sorridiamo di più a noi stessi e doniamo un sorriso anche agli altri;
— cerchiamo di affrontare la vita con più coscienza, adottando una mentalità positiva;
— sforziamoci di amare non per convenienza o per abitudine chi ci sta vicino, ma di amare loro, per
quello che sono veramente;
— conduciamo una vita più sana, sforzandoci di accettare la persona che siamo, con i nostri pregi e
i nostri difetti, senza tormentarci con inutili problemi;
— la vita è un dono e come tale, va vissuta ogni istante in modo consapevole, gustando quello che ci
è stato concesso non per soddisfare, gratificare i nostri sensi e miseramente le nostre esigenze più
di quanto non ci è dato di fare, ma per dare gioia e ricevere gioia dal creato, visto che siamo solo
di passaggio su questa Terra.

Nel prossimo numero di M.I. Karma e destino due prospettive di: Shyamasundara dasa, Gadhadara dasa.

RIFLESSIONI SULLA PREGHIERA

Non dovremmo avvicinare Dio come Colui che soddisfa i nostri desideri materiali. A questo riguardo,
Prabhupada una volta disse che dovremmo pregare Krishna in questo modo: “Per favore dammi la forza
di servirTi. Ogni altra preghiera non vi renderà felici”. Siamo così dipendenti e poichè vogliamo
essere onesti con Krishna, dovremmo utilizzare il nostro tempo nella preghiera per esprimere i
nostri bisogni, ma dovremmo renderli puri. Per esempio: ”Mio caro Signore, non voglio essere cosi
invidioso di altri devoti, ma ancora mi capita. Ti prego aiutami. Ti prego proteggi i miei voti. Ti
prego, voglio esere un devoto. Che io possa diventare un devoto. Senza di Te mi sento abbandonato“.

Chi non ha una inclinazione verso la preghiera a volte fa notare che siccome Dio sa già tutto di
noi, perchè dovremmo disturbarLo? Ma anche se lo sa, Egli è felice se noi usiamo il nostro libero
arbitrio per stare con Lui, per essere affettuosi con Lui , e pregarLo di aumentare il nostro
desiderio di servirLo con amore. Krishna vuole che noi siamo felici in una relazione d’amore con
Lui, e questo può avvenire se noi usiamo la nostra volontà per avvicinarLo, il che include il
parlare con Lui.

(Vandanam, di Satsvarupa das Goswami)

Che tutto l’universo possa conoscere la fortuna e tutte le persone invidiose possano essere placate!
Che tutti gli esseri viventi trovino la pace praticando il bhakti yoga, perchè adottando il servizio
di devozione penseranno al loro bene reciproco! Impegnamoci dunque tutti nel servizio della
trascendenza suprema, Sri Krishna, e che i nostri pensieri rimangano costantemente assorti nella Sua
Persona.

(Srimad Bhagavatam 5.18.9)

(da Movimento ISKCON di Gennaio-Febbraio 2005)

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